Sanzione di 6 milioni a carico di DR Automobiles, impugnata la maxi multa

La DR Automobiles ha ricevuto una maxi sanzione di 6 milioni di euro da parte dell'Antitrust. Ora però l'azienda ha deciso di impugnare il provvedimento al TAR

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Antonio Russo

giornalista pubblicista

Laureato in Comunicazione e giornalista pubblicista. Dal 2012 è attivo nel mondo del giornalismo online. Amante dell'automotive e del motorsport si divide tra presentazioni di auto, moto e Gran Premi. Cresciuto nel mito di Valentino Rossi e Michael Schumacher spera un giorno di poter raccontare nuovamente le gesta di altri grandi campioni per l'Italia.

Pubblicato: 2 Ottobre 2024 16:25

Siamo in un momento particolare per il mondo delle auto, dove il senso di appartenenza al territorio diventa a volte una componente essenziale, che può anche portare ad un incremento delle vendite. D’altronde, specialmente in Italia, portare il vessillo del tricolore può diventare una bella pubblicità in campo motoristico. In fondo, senza falsa modestia, sappiamo quanto il nostro Paese sia famoso in tutto il mondo per le eccezionali auto prodotte in questi anni, dalle citycar di Fiat alle super sportive di Ferrari, Maserati e Lamborghini, giusto per fare qualche nome.

Insomma, griffare le proprie auto con la bandiera italiana diventa spesso un’esigenza per certi versi anche pubblicitaria, che aiuta nelle vendite le vetture. Di recente però è nato il tema legato proprio a questa situazione. La famosa bandierina tricolore, infatti, può essere messa sull’auto solo quando questa viene effettivamente prodotta sul nostro territorio. Di recente però ci sono stati casi come quello della Fiat Topolino, che hanno fatto scuola. Nella fattispecie la microcar dell’azienda torinese è stata fermata al porto di Livorno dalla Guardia di Finanza poiché presentava a loro dire impropriamente il tricolore sulla fiancata nonostante fosse prodotta in Marocco.

DR tra nuovi marchi e auto importate

Il caso Fiat però non è certo l’unico che si è consumato nel nostro Paese. Di recente è finita nell’occhio del ciclone anche la DR. L’azienda fondata da Massimo Di Risio a Macchia d’Isernia nel 2006, da diversi anni ormai ha stretto accordi con importanti case automobilistiche cinesi che forniscono le proprie vetture e componenti meccaniche all’azienda italiana. Tra questi, giusto per fare qualche nome possiamo annoverare Chery, JAC, BAIC e Dongfeng.

DR negli ultimi anni ha deciso di ingrandire il proprio portafoglio di vetture con altri marchi. In particolare è nata la EVO nel 2020, la Sportequipe e la ICH-X nel 2022 e la Tiger nel 2024, così da creare una differenziazione nelle varie fasce di mercato. Inoltre, nel 2022, l’azienda italiana ha anche rilevato dalla famiglia Maserati, il Marchio OSCA.

La novità

Purtroppo per loro DR è stata raggiunta da una multa salatissima da parte dell’Antitrust di complessivi 6 milioni di euro. Secondo l’ente, infatti, il Marchio, insieme all’altro brand EVO, si sarebbero macchiati di messaggi commerciali ingannevoli. L’accusa, infatti, è di aver fatto intendere nel 2021 che la produzione delle auto era fatta in Italia e non in Cina. Non è tutto però, perché ad incrementare la già pesante sanzione, ci sarebbero anche problemi legati all’assistenza post vendita e al mancato adeguato rifornimento dei pezzi di ricambio.

Naturalmente DR non ci sta e proprio per questo ha proposto al TAR del Lazio i ricorsi contro la maxi sanzione comminata dall’Antitrust. Al momento i ricorsi, affidati alla prima sezione del tribunale, sono in attesa di fissare un’udienza in camera di consiglio. Intanto però l’azienda non sta certo con le mani in mano e durante il recente Salone dell’auto di Torino ha presentato alcuni suoi nuovi modelli come la Evo 6, l’Evo 8 e l’Evo Spazio. Non è tutto però perché la kermesse italiana è stata l’occasione per DR di mostrare anche i nuovi brand Tiger e Sportequipe.