Le voci erano fondate. Dopo le indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, il Governo vuota il sacco circa i rincari sui rifornimenti delle auto a gasolio: mentre aumenteranno le accise sui diesel, scenderanno quelle sulle benzina. Il caso era scoppiato quando il ministero dell’Economia e delle Finanze aveva pubblicato il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
Nel documento si ipotizzava di “utilizzare il riordino delle spese fiscali (tax expenditures) in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e/o politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica, come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transazione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale”.
In una nota dello scorso 3 ottobre, da Viale XX settembre spiegavano: “Sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica, approvato nel 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi. In coerenza con l’impostazione di questo governo, l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine ha previsto che questo allineamento sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale”.
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Allineamento per gli impegni europei
Ora a prendere pubblicamente parola è il numero uno del dicastero, Giancarlo Giorgetti. Durante un’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha dichiarato: “Per quanto riguarda il gasolio noi abbiamo scritto ‘allineamento’, che un obbligo che arriva da impegni europei rispetto ai sussidi ambientalmente dannosi. Allineamento significa che probabilmente ci sarà una riduzione delle accise sulla benzina e un innalzamento di quelle sul gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che utilizzano il gasolio per scopi professionali. Questo è un obbligo che dobbiamo calare nella realtà e con gradualità”.
Le proteste
Nel frattempo, le associazioni avevano fatto sentire la propria voce. Secondo Assoutenti arriverà una “stangata da 3,1 miliardi di euro sugli automobilisti”. Sulla questione aveva fornito delle delucidazioni Federconsumatori, parlando di “un aumento per il rifornimento di gasolio di circa 112 euro annui”. Inoltre, dovrebbe scattare “un ulteriore aggravio dei beni di largo consumo pari a 121 euro annui a famiglia per tutte le famiglie, anche quelle che non posseggono un’auto”. Numeri alla mano, farebbero 233 euro annui, poiché “in Italia circa l’84% delle merci è trasportato su gomma”.
E le opposizioni non si lasciano sfuggire l’occasione di puntare il dito contro il Governo in carica. “Giorgia Meloni, in un video del 2019 dal benzinaio, spiegava in modo didascalico il funzionamento delle accise sui carburanti. Ora, 5 anni dopo – chiede Eddy Schlein, leader del Partito Democratico (PD) -, da Palazzo Chigi spieghi in modo altrettanto didascalico il motivo per cui ha deciso di aumentare quelle stesse accise per fare cassa sulle tasche delle famiglie e delle imprese italiane. Perché di questo stiamo parlando: aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno”.