Airbag mortali, uno scandalo di dimensioni mondiali

Lo scandalo degli airbag mortali prodotti da Takata rimane attuale, riguardando tutto il mondo, col richiamo di due modelli Stellantis, la Citroën C3 e la DS 3

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 3 Giugno 2024 09:33

Ancora oggi, a 15 anni dai primi incidenti segnalati, lo scandalo degli airbag Takata difettosi persiste, causa di vittime e feriti. Risale solo allo scorso 17 maggio 2024 l’ultimo richiamo, riguardante 600.000 Citroën C3 e DS 3 prodotte tra il 2009 e il 2019. Si stima che, a livello globale, il numero di vetture presentanti questo tipo di criticità possa arrivare a quota 100 milioni. Qualora le ricostruzioni dovesse rivelarsi corrette, sarebbe il caso di interrogarsi su quale sia la piega presa dall’industria automobilistica. Con i progressi compiuti sul versante tecnologico, la speranza era di non apprendere più certe notizie. Ma gli elevati prezzi di listino  contribuiscono a un’età avanzata il parco circolante (e noi italiani dovremmo saperne qualcosa), così come la reticenza delle Case a fare leva sulla qualità.

La minaccia

C’è poco sereni. Il difetto principale va ricercato nella presenza del nitrato di ammonio, un propellente chimico più economico ma meno stabile del tetrazolo utilizzato da altri produttori. In condizioni di caldo e umidità, tale sostanza rischia di deteriorarsi e aumentare troppo la pressione nel contenitore, motivo della sua esplosione durante un sinistro. Frammenti metallici provenienti dal fenomeno possono arrecare dei seri danni o addirittura costare la vita degli occupanti. In definitiva, anziché limitare l’impatto e salvare vite umane, accade l’esatto contrario, vedi il maxi richiamo delle Citroën.

Per comprendere a fondo la controversa questione è necessario riavvolgere il nastro fino agli anni Novanta. All’epoca Takata avviò la realizzazione di airbag, accolta da ottimi responsi sul mercato. Rispetto alle cifre fissate dalla concorrenza, i prezzi risultavano inferiori, il che suscitava l’attenzione delle Case, anche di notevole fama. In breve tempo, la compagnia ebbe la capacità di diventare uno dei punti di riferimento del settore. Nel corso del primo decennio tutto sembrò filare liscio, senza la benché minima criticità o “segnale premonitore” sulle successive difficoltà.

Come comportarsi

Erano i primi anni Duemila quando le falle di sistema iniziarono a venire a galla, con feriti provocati dalle esplosioni violente dei componenti. Un’ombra cominciò a stagliarsi sull’attività svolta dall’azienda e, mentre all’inizio le voci passarono un po’ sottotraccia, i nodi vennero poi al pettine. Nel 2008 Honda avviò i primi richiami, ma il numero di unità coinvolte apparve basso. Come spesso, purtroppo, accade, servì una tragedia a scuotere la coscienza collettiva. Giunse l’anno seguente: il decesso di una studentessa americana, dissanguata per via di schegge metalliche dopo un sinistro, provenienti dall’airbag Takata installato nella vettura da lei guidata.

L’Agenzia americana per la sicurezza stradale (NHTSA) ha aperto nel 2014 un’indagine sulla società. Che, messa alle strette, ha infine ammesso la lacuna e dato il via a un’espansione massiccia dei richiami. Sotto il peso dei debiti, pari a 8 miliardi di euro, ha dichiarato il fallimento nel 2017, costando il posto a circa 46.000 dipendenti. Eppure, milioni di pezzi difettosi vanno avanti a circolare sulle strade di tutto il mondo. In presenza di dubbi circa il proprio veicolo, è possibile controllare sul sito web della Casa produttrice. Se sono state avviate delle campagne a riguardo, si prega di seguire le istruzioni fornite in merito alla sostituzione.