Auto cinesi a rischio stop, prima stangata: dazi del 40% in Turchia

Il governo Erdogan ha deciso di aumentare ancora una volta i dazi doganali sulle auto cinesi, con un rincaro del 40% volto a frenare le importazioni delle vetture

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Luca Bucceri

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano. Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e dei motori, scrive anche di attualità ed economia.

Una nuova pesante stangata è in arrivo per le auto cinesi, tanto volute in alcuni Paesi e tanto “odiate” in altri, come la Turchia. Il governo guidato da Recep Tayyip Erdogan, infatti, ha deciso di usare il pugno duro, anzi durissimo, contro le vetture prodotte nell’estremo Oriente, aumentando ancora una volta i dazi rendendo di fatto complicata l’importazione di auto cinesi nel Paese. Una nuova beffa per la Cina che, dopo aver ricevuto l’apertura di molti d’Europa per la vendita dei propri mezzi, deve fare i conti con chi sembra non volere le proprie quattro ruote in giro. E la Turchia, in un certo senso, segue le orme degli Stati Uniti.

La Turchia aumenta i dazi

La presa di posizione di Ankara sembra ormai chiara a tutti, anche alla Cina: la Turchia vuole difendere la propria produzione nazionale e mettere un freno alle vetture che arrivano da Pechino. Una scelta più e più volte ribadita e che, a lungo andare, potrebbe provocare uno stop repentino alle vendite delle cinesi, in Europa così come in Paesi al di fuori del Vecchio Continente.

Il governo Erdogan, infatti, punta a mandare un messaggio ai produttori cinesi, ovvero che la Turchia non potrà essere terra di conquista. Come? Aumentando per la seconda volta nel giro di pochi mesi i dazi doganali sulle vetture. Era già successo nel 2023 e con l’arrivo del 2024 è stata replicata la scelta, una notizia tutt’altro che buona per Pechino.

Da Ankara, infatti, è arrivata la scelta di imporre dazi aggiuntivi del 40% su tutti i veicoli cinesi, nel tentativo di frenare le importazioni. Secondo quanto riferito da Bloomberg, che parla di cifre facendo i conti in tasca alla Turchia, la decisione è stata quella di imporre una tariffa minima di 7.000 dollari, col provvedimento che di recente è stato pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale.

Auto cinesi, freno alle importazioni?

E non si tratta di certo né del primo né dell’ultimo “sfregio” alla Cina, tra Paesi aperti all’arrivo delle vetture da Pechino e dintorni e altre che invece alzano il muro. L’Italia ha di recente aperto a un nuovo costruttore, per lungo tempo ricercato dal ministro del Mimit Adolfo Urso dopo lo scontro con Stellantis, ma non sempre le cose vanno come vorrebbero dalla Cina.

Esempi sono le decisioni prese anche dagli Stati Uniti, con continue minacce di aumenti dei dazi doganali per le vetture cinesi, ma non solo. Guardando più vicino a noi, l’Europa presto farà decadere i dazi agevolati in vigore dal 2018 e per i produttori asiatici sarà un ostacolo non di poco conto.

Da luglio 2024, infatti, la scelta di dire stop alle imposte minorate si tradurrà con un aumento stimato dei prezzi fino al 30%. Dietro alla scelta europea ci sono diverse motivazioni, come la preoccupazione per il vantaggio competitivo delle aziende cinesi, spesso sostenute da aiuti statali e costi di produzione più bassi.

Ma sarà davvero un freno per le importazioni? Se lo chiedono in tanti, perché l’annunciato aumento sta portando tanti a comprare prima dei rincari. L’acquisto entro giugno 2024, infatti, permette di beneficiare ancora dei dazi agevolati, con un risparmio che può arrivare anche a diverse migliaia di euro. Per alcuni modelli addirittura la differenza di prezzo potrebbe essere superiore all’aumento previsto da luglio.