Auto elettriche uguale disoccupazione. Ancora una volta, Akio Toyoda, presidente del gruppo Toyota, critica la decisione della politica internazionale di promuovere esclusivamente le vetture a batteria. Già in diverse altre occasioni, l’alto dirigente aveva espresso delle grosse riserve in proposito.
La sua non è tanto una battaglia personale, in fondo lo stesso conglomerato ha scelto di investirvi. Ciò su cui esprime un netto disaccordo è l’approccio unidirezionale. A suo avviso, occorre, infatti, prendere in considerazione ogni soluzione potenzialmente in grado di aiutare l’ambiente. Perché il vero obiettivo è la neutralità carbonica e le full electric possono sì essere utili, purché non tolgano spazio alle alternative.
“Ci sono 5,5 milioni di persone coinvolte nell’industria automobilistica giapponese, alcune delle quali lavorano da molti anni in lavori legati ai motori. Se i veicoli elettrici diventassero l’unica opzione, compresi i fornitori, i posti di lavoro andrebbero persi“, ha dichiarato Toyoda nel corso di un intervento all’Università di Nagoya, in Giappone.
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Il flop della Mirai
Per chi segue da tempo i piani di Toyota, le parole del massimo esponente non suoneranno affatto insolite. Semmai colpisce la fermezza delle posizioni, nonostante un po’ in tutto il mondo sembrano essersi piegati alla presunta superiorità dei motori elettrici. E i tentativi della società di promuovere l’idrogeno si sono finora rivelati un buco nell’acqua, a differenza dell’ibrido, che le vale la leadership mondiale.
Le Mirai hanno registrato immatricolazioni minime, e lo stesso management ha ammesso di aver sottovalutato le sfide dei veicoli con celle a combustibile (FCEV). Davano per scontate che le relative infrastrutture di ricarica avrebbero avuto una maggiore espansione di quella effettiva. Ma la delusione non impedirà di provarci in un secondo frangente, quando i tempi saranno più maturi. Nel frattempo, la Casa delle Tre Ellissi sta sviluppando un powertrain capace di ovviare ai problemi segnalati dai detrattori.
La mobilità non si ferma
Durante l’incontro con gli studenti, Toyoda ha comunque anche espresso fiducia sul ruolo dell’automobile pure in futuro. “Nel 2020 – ha dichiarato -, il mondo avrebbe dovuto vedere un grande movimento incentrato sul Giappone, ma il mondo si è bloccato a causa della situazione senza precedenti della pandemia di coronavirus. Tuttavia, nei giorni di stagnazione, ho capito chiaramente qualcosa. ‘Muoversi’ è un desiderio fondamentale di noi esseri umani. E come la vita in questo Paese sia stata sostenuta dal movimento. Ci sono 5,5 milioni di persone che lavorano nell’industria automobilistica giapponese”.
“Non si tratta solo delle case automobilistiche – ha proseguito il numero uno di Toyota -. Ci sono anche ingegneri coinvolti nella produzione e manutenzione dei componenti. Anche il personale che lavora alla stazione di servizio. Anche autisti di aziende di trasporto responsabili della logistica. Facciamo tutti parte di una grande squadra che sostiene il movimento di questo Paese.
Se i pensieri di questi 5,5 milioni di persone fossero uniti, quanto sarebbe potente? Per rivitalizzare il movimento e portare energia alle persone di tutto il mondo. Cominciamo a muoverci adesso. Quando inizia a muoversi, si crea il vento – ha concluso Toyoda -. Lo scenario cambia. Domani si avvicina. Una nuova normalità non significa fermarsi. Si tratta di intraprendere una nuova strada in un modo nuovo”.