Gli autovelox in Italia sono irregolari, i Comuni temono pioggia di ricorsi

Con le nuove disposizioni in fatto di autovelox, le Amministrazioni Comunali temono che possa arrivare una pioggia di ricorsi per irregolarità dei dispositivi

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 22 Agosto 2024 11:56

La questione dell’omologazione degli autovelox, ormai al centro del dibattito nazionale, assume  contorni sempre più preoccupanti. La recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha sancito la nullità delle multe elevate con dispositivi non omologati, getta nello sconforto i Comuni italiani e acceso un faro sulle criticità di un sistema di controllo della velocità che sembrava consolidato.

L’appello a Salvini

In una missiva l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) esorta il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a rivedere la materia. “La recente ordinanza – dichiara Roberto Pella – della Corte di Cassazione n. 10505 del 2024 pronunciata lo scorso 18 aprile 2024 ha stabilito che, allo stato della normativa attuale, l’approvazione del dispositivo di controllo non è equiparabile all’omologazione e che solo l’omologazione rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox, in quanto le due procedure hanno ‘natura e finalità’ diverse: l’approvazione è propedeutica all’omologazione, che è un accertamento di natura tecnica imprescindibile. Il principale problema che si riscontra nelle prassi amministrative quotidiane è che tutti i dispositivi utilizzati dai servizi di polizia stradale, comprese le polizie locali, non sono mai stati omologati dal Ministero ma semplicemente approvati dal MIT e questo rende poco chiaro e uniforme il loro utilizzo”.

“Si è detto che il tema sarà affrontato con una norma specifica nel futuro Codice della Strada, ma è quanto mai urgente un intervento che renda uniformi i dispositivi e le apparecchiature di rilevamento della velocità in tutta Italia e garantisca certezza e chiarezza circa il loro utilizzo a beneficio di tutti gli utenti. le Polizie Locali vivono con grande sconforto questo vuoto normativo esponendo a ricorso le procedure, con aggravio di spese. Tutto ciò in un contesto in cui il numero dei morti e dei feriti sulle strade sono in aumento come dimostrano, da ultimo, i dati pubblicati da ISTAT dello scorso mese di luglio che confermano come la velocità rimanga tra le prime tre cause principali della mortalità in strada”. Di conseguenza, l’ANCI invita Salvini a intervenire, con “l’adozione di un provvedimento utile per l‘omologazione dei dispositivi“, oppure attraverso “un intervento normativo che possa incidere sul comma 6 dell’art. 142 CdS allineando le procedure di approvazione e omologazione previste”.

Investimento da salvaguardare

Dello stesso avviso, il rappresentante dell’UPI Andrea Massari, presidente della Provincia di Parma, che nelle scorse settimane aveva chiesto “la massima attenzione sulle misure relative agli autovelox e ai tutor che, in una condizione di carenza grave del personale di Polizia locale, sono l’unico strumento efficace per garantire più sicurezza sulle strade e ridurre il livello di incidentalità. Occorre fare rapidamente chiarezza sulla normativa al fine di consentirne il pieno utilizzo dei dispositivi, o si sferrerà un colpo gravissimo alla sicurezza stradale”.

Nel mentre, un’ulteriore questione preme ai Comuni: “Sulle piste ciclabili il testo del nuovo codice ha abolito alcune norme in vigore dal 2020 e che avevano consentito ai Comuni di realizzare centinaia di chilometri di corsie ciclabili anche in segnaletica. Tutto questo aveva permesso di mettere a disposizione una protezione migliore rispetto alla totale assenza di percorsi protetti, da migliorare in seguito con interventi strutturali. Da qui la richiesta di ANCI di lasciare invariate le norme, salvaguardando gli investimenti realizzati in questi anni, anche con l’utilizzo di risorse ministeriali. Invece sul tema della sosta regolamentata, i Comuni ritengono materia estranea al Codice della Strada, oltre che di difficile attuazione, l’annunciato intervento diretto sulle tariffe. Al contrario, riteniamo più opportuno prevedere linee guida nazionali che siano omogenee ma che allo stesso tempo rispettino l’autonomia e la specificità dei singoli Comuni”.