Il mondo delle auto è davvero molto particolare perché muta continuamente e nulla resta immutato nel tempo. Siamo stati abituati per anni a vedere il monopolio delle vendite affidato agli europei, americani e giapponesi, ma ora non è più così. Anzi i vecchi marchi che un tempo si muovevano da soli, forti di vendite eccezionali, oggi cercano partner con cui fondersi o nella migliore delle ipotesi creare joint venture.
Uno dei casi più eclatanti è dato sicuramente dalla FIAT, che dopo aver praticamente rilevato tutti i marchi italiani più famosi nel corso del ‘900, negli ultimi 25 anni ha prima creato FCA con Chrysler e poi ha operato un fusione con il Gruppo PSI che ha dato vita a Stellantis. L’azienda torinese però non è l’unica ad aver fatto ciò e non sarà di certo l’ultima.
L’unione di questi marchi, infatti, permette alle case di ridurre i costi di sviluppo e produzione delle vetture. Capita spesso, infatti, di recente, di vedere auto praticamente tutte uguali. Questo è dovuto principalmente alla condivisione di progetti che avviene internamente a queste holding. Stiamo vivendo poi indubbiamente un momento di grandi cambiamenti dovuti principalmente all’arrivo sulle nostre strade dei veicoli elettriche, che almeno in Europa, dovranno soppiantare nell’offerta commerciale di tutti marchi le auto endotermiche entro il 2035.
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La Cina ha anticipato i tempi
Chi però ha anticipato i tempi in tal senso è senza ombra di dubbio la Cina. In questi anni, infatti, hanno investito tanto sul comparto automobilistico e in particolar modo sull’elettrico facendosi trovati più che pronti all’appuntamento. Negli anni scorsi i costruttori cinesi erano soliti concentrarsi sul mercato interno, ma di recente le cose sono decisamente cambiate. Secondo quanto riportato da AlVolante, nel 2023 hanno esportato 5,22 milioni di veicoli, numeri vicini a quelli giapponesi che sono stati di 5,27 milioni.
Il 2024 però sembra essere l’anno addirittura del definitivo sorpasso ai cugini del sol levante. Stando ai dati di questi primi 6 mesi, infatti, i costruttori cinesi hanno già venduto 2,79 milioni di veicoli, con un incremento del 31% rispetto a un anno fa. Se questa tendenza fosse confermata i cinesi si ritroverebbero a quel punto a chiudere il 2024 con vendite estere pari a 5,58 milioni. I giapponesi, invece, fanno addirittura registrare un calo dello 0,3% in questi primi 6 mesi con “soli” 2,02 milioni di veicoli venduti.
Non si vendono solo elettriche
L’industria automobilistica cinese però è una realtà a tutti gli effetti. Infatti, stando ai dati, le vetture esportate, per 2,19 milioni di unità, sono in realtà con motore a combustione. Ciò dimostra che in questo momento i costruttori cinesi hanno acquisito maggiore appeal in tutto il mondo. I clienti vedono di buon occhio queste auto che sono affidabili, belle da vedere e il più delle volte molto economiche.
Tra gli esportatori di maggiore successo c’è anche chi si appoggia all’Italia. Uno dei casi più eclatanti è dato dalla Chery che fornisce le vetture alla nostra DR e ha esportato 532.000 veicoli. C’è poi la SAIC con 439.000 veicoli, famosa in Europa per aver rilevato lo storico marchio MG. Dietro queste due con 285.000 mezzi c’è la Changan e poi la Geely con 242.000 auto, quest’ultima è anche proprietaria di Volvo. Infine, tra i fantastici 5 dei costruttori cinesi top nelle esportazioni, con 207.000 veicoli venduti fuori dalla Cina nei primi 6 mesi del 2024 c’è la BYD.