È crisi per l’industria delle batterie in Europa

Il colosso delle batteria scandinavo, Northvolt, è costretto a tagliare il 20% della sua forza lavoro a livello globale. La crisi delle elettriche si fa sentire

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 25 Settembre 2024 09:31

La notizia arriva direttamente dal Nord Europa, dalla Svezia produttiva che stavolta si vede costretta a rallentare la propria corsa. Northvolt, grande costruttore di batterie, ha annunciato una riduzione drastica della propria forza lavoro con tagli che potrebbero arrivare fino a 1.600 persone, suddivise fra tre sedi del Gruppo. Uno scenario drammatico e che accende prepotentemente la spia rossa nei confronti del settore batterie all’interno del Continente europeo. Sempre più in difficoltà.

Una crisi su più fronti

A livello globale, Northvolt ha intenzione di tagliare il 20% della sua forza lavoro totale. Una scelta inevitabile e che fa parte di un piano di ristrutturazione, anche se l’azienda scandinava ha determinato di sospendere anche i piani per espandere la sua fabbrica di celle a Skellefteå. Non termina qui, perché sono finiti in soffitta anche i piani per la produzione di materiale catodico in Svezia e per la costruzione di sistemi di accumulo di batterie in Polonia, entrambe considerate attività collaterali. La produzione di celle per batterie, che rappresenta il fulcro dell’attività, inizialmente sembrava non essere sfiorata da queste decisioni invece gli sviluppi contingenti hanno compromesso persino quella determinata sfera.

Un comunicato aziendale, invece, ha annunciato che circa 1.600 posti di lavoro saranno eliminati in Svezia: 1.000 a Skellefteå, 400 a Västerås e 200 a Stoccolma. Complessivamente, Northvolt ha dichiarato che dovrà ridurre il 25% della sua forza lavoro in Svezia e il 20% a livello globale. Un colpo gobbo. Peter Carlsson, CEO e co-fondatore di Northvolt, ha cercato di fare chiarezza sulle scenario attuale dichiarando: “Nonostante lo slancio verso l’elettrificazione resti forte, è fondamentale prendere le decisioni giuste al momento opportuno per affrontare le difficoltà che il mercato automobilistico e l’industria stanno attraversando. Ora dobbiamo focalizzare tutte le nostre risorse e investimenti sul nostro core business”.

Un rapido declino per Northvolt

Northvolt, sostenuta da investitori come Volkswagen, Goldman Sachs e BlackRock, è stata una delle principali realtà europee nel settore delle batterie per veicoli elettrici, investendo miliardi per supportare il passaggio dalle auto a combustione a quelle a batteria. Il colosso scandinavo ha ricevuto 26,5 miliardi di euro dalle principali aziende europee, tra cui la già citata Volkswagen, ma anche Bmw e Volvo, per l’implementazione della produzione delle batterie. Il problema, però, arriva direttamente dal mercato e dalla domanda verso questa tipologia di vetture che ha deragliato di colpo.

A frenare il mercato delle EV sono soprattutto gli alti costi di tali veicoli per i consumatori che, così come evidenziato da Federauto, possono permettersi di spendere molto meno. In Italia, dove un’utilitaria da strada elettrica ha un prezzo compreso tra i 30 e 37mila euro, il consumatore medio possiede un budget di spesa di 8mila euro per l’automobile e, dunque, non vede altra strada che orientarsi verso veicoli inquinanti da euro 4 a euro zero. L’elettrico, in poche parole, non può essere altrettanto competitivo quando si va a parlare precisamente di possibilità di acquisto da parte del consumatore, che poi è colui che determina l’andamento del mercato. E senza l’aiuto da parte di terzi (vuoi lo Stato o i costruttori stessi) attraverso gli incentivi, le elettriche – per il momento – restano al palo.