Auto elettriche cinesi sempre più penalizzate in Europa, con l’Unione Europea che ha confermato i nuovi dazi previsti per le Case del Dragone. Ma non saranno uguali per tutti, in quanto la stangata sulle importazioni saranno ad personam. In che senso? L’Ue, tramite la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha confermato che le percentuali saranno differenti da marchio a marchio e saranno calcolate in base ai sussidi ricevuti da Pechino e in base al grado di collaborazione prestato durante l’indagine avviata negli scorsi mesi. Chi è più fortunato sarà colpito dal 17%, a chi va peggio invece il dazio massimo da pagare sarà oltre il 38%.
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L’Ue fa lo sgambetto alla Cina con i dazi
Una decisione nota da tempo, ma confermata con uno degli ultimi atti della Commissione Europea. L’Ue, infatti, ha ufficializzato i dazi per l’importazione delle auto elettriche cinesi in Europa, ennesimo sgarbo ai marchi asiatici e a tutte le Case che producono in Oriente per poi rivendere nel Vecchio Continente. Un nuovo ostacolo, maggiorato, per difendere la produzione europea, con la speranza di allontanare sempre più lo spettro di una Cina-pigliatutto.
Bruxelles, infatti, al termine dell’indagine avviata lo scorso ottobre è arrivata a confermare nuovi dazi ai marchi cinesi. Il motivo, si legge nella nota pubblicata dalla Commissione, è da ricercare sugli “ingiusti sussidi” che i produttori ricevono dal governo di Pechino. Sussidi che, di fatto, rappresentano “una minaccia di danno economico” ai produttori europei.
Da qui, dunque, la decisione di imporre dazi sulle importazioni, con aliquote che variano. E il Vecchio Continente, un po’ come fatto dalla Turchia, volta le spalle alla Cina applicando i dazi in base a due diverse categorie.
Dal 17% al 38%, i marchi più penalizzati
Le aliquote, come detto, non saranno uguali per tutti. I dazi decisi dall’Europa, infatti, andranno da un minimo del 17% a un massimo del 38%. Entro questi limiti si piazzano tre aziende cinesi colpite dalla Commissione.
A pagare meno, ovvero il 17,4%, sarà Byd, mentre per Geely l’aliquota sale al 20%. Ben peggio va invece a Saic (MG Motors in Europa) che è stata penalizzata più di tutti con il 38,1% della maggiorazione sull’importazione in Europa.
Del 38,1% di dazi dovranno tenere conto anche i produttori che non hanno collaborato alle indagini dell’Ue, mentre chi si è mostrato “amico” sarà graziato col 21%.
Si tratta, almeno per il momento, di dazi compensativi provvisori che però saranno introdotti il prossimo 4 luglio se le discussioni che sono in corso con le autorità cinesi non porteranno a una soluzione soddisfacente.
La Cina non ci sta, la reazione
Una decisione, quella dell’Ue, che non fa di certo piacere alla Cina che si è subito opposta ai dazi provenienti da Bruxelles. Pechino, infatti, ha immediatamente puntato il dito contro la Commissione, sottolineando come l’Unione abbia “ignorato i fatti e le regole del Wto, le ripetute forti obiezioni cinesi, gli appelli e la dissuasione di governi e industrie di diversi Stati europei“.
Il ministero del Commercio di Pechino, commentando i dazi sulle auto elettriche decisi , ha contestato le conclusioni “prive di fondamento fattuale e giuridico” che ignorano “il fatto oggettivo che i vantaggi della Cina nei veicoli elettrici derivano dalla concorrenza aperta“.
La Cina ha quindi esortato Bruxelles “a correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate“, riservandosi di adottare “in modo risoluto tutte le misure necessarie” a tutela delle aziende cinesi.