Dazi sull’importazione di auto elettriche cinesi, l’Europa è pronta a votare

Il prossimo 25 settembre i Paesi UE dovranno decidere se confermare o meno i dazi sulle auto elettriche cinesi. Ma dai palazzi di potere filtra incertezza

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 17 Settembre 2024 07:30

Si profilano giorni di fuoco nelle sedi europee. Il prossimo 25 settembre i Paesi dell’UE saranno chiamati a fare una scelta di campo, per quanto riguarda i dazi sulle auto elettriche cinesi. Introdotte dalla Commissione lo scorso 4 luglio in via provvisoria, le tariffe aggiuntive fino al 36,3% suscitano pareri contrastanti. Qualora venissero confermati nel momento del voto, la decisione avrebbe validità per cinque anni.

L’analisi della Commissione UE

“Posso confermare che la Commissione ha esaminato a fondo queste offerte sulla base delle norme antisovvenzioni dell’Organizzazione mondiale del commercio e dell’UE”, ha dichiarato giovedì il portavoce per il Commercio estero della Commissione europea, Olof Gill.

“La nostra analisi – ha proseguito – si è concentrata sul punto se queste offerte avrebbero eliminato gli effetti dannosi individuati nella nostra inchiesta, e se questi impegni sui prezzi minimi potessero essere efficacemente monitorati e attuati. La Commissione ha concluso che nessuna delle offerte soddisfaceva questi requisiti”.

“La Commissione – ha concluso Gill – resta aperta a soluzioni negoziate, ma qualunque soluzione intermedia dovrà rispettare sia le regole del Wto e rimediare pienamente agli effetti dannosi dei sussidi che sono stati individuati nella nostra inchiesta”.

In seguito ad approfonditi controlli, annunciati dalla presidente, Ursula von der Leyen, la Commissione UE ha spedito una task force sul campo per eseguire delle verifiche. Assicurare il libero mercato, privo di distorsioni, è il fine ultimo. E i maxi-sussidi erogati da Pechino contrasterebbero con questa visione. Da qui, al 10% già applicato in precedenza, in estate sono state imposte delle tariffe aggiuntive a BYD, Geely e SAIC.

Le posizioni di Spagna e Italia

Di rimando, la Cina ha intensificato le indagini sulle importazioni europee inerenti ad alimenti e bevande. Rispetto a pochi mesi fa, dei Paesi hanno cambiato posizione. Fino poc’anzi, la Spagna era stata uno dei principali promotori dei dazi sulle auto elettriche cinesi. Ma non è più così, come dichiarato dal premier iberico Pedro Sánchez. Reduce da una visita ufficiale di quattro giorni nello Stato asiatico, ha proferito parole di apertura.

“Dobbiamo riconsiderare tutti, non solo gli Stati membri ma anche la Commissione, la nostra posizione nei confronti di questo movimento – ha osservato Sánchez -. Non abbiamo bisogno di un’altra guerra, in questo caso una guerra commerciale. Dobbiamo costruire ponti tra l’Unione europea e la Cina.

E dalla Spagna, quello che faremo è essere costruttivi e cercare di trovare una soluzione, un compromesso, tra la Cina e la Commissione. Se me lo chiedete, vi risponderò che stiamo riconsiderando la nostra posizione. A stretto giro, un esponente tedesco ha appoggiato il dietrofront di Sánchez: “la direzione di marcia è quella che condividiamo”.

Giovedì il ministro cinese del commercio, Wang Wentao incontrerà a Bruxelles il responsabile per le questioni commerciali UE, Valdis Dombrovskis. Intanto, ha già intrattenuto colloqui con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha spiegato: “Durante l’incontro sia è stata ribadita l’importanza di riequilibrare la bilancia commerciale e rafforzare ancora di più la cooperazione economica, in particolare per quanto riguarda i rapporti tra imprese soprattutto nei settori della tecnologia green e della mobilità elettrica”.