Le auto elettriche provenienti dalla Cina, stanno sconquassando il mercato e sono entrate nel mirino anche della politica. Non è un mistero, la concorrenza di matrice asiatica sta provocando qualche grattacapo di troppo anche all’industria a quattro ruote del Vecchio Continente, che sta pensando seriamente di intervenire per risolvere la questione alla radice, esponendo dei dazi. Un portavoce della Commissione Europea, durante un incontro con la stampa, ha voluto precisare che “la scadenza del 5 giugno, inizialmente indicata come termine per decidere sull’imposizione di dazi anti-sussidi sulle auto elettriche cinesi è stata una tabella di marcia solo indicativa”. Insomma, la partita è appena aperta.
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Un modello americano per l’Europa
Tra le voci di corridoio che si sono susseguite nelle precedenti ore, dicono che la Commissione Europea potrebbe decidere di rimandare la decisione sui dazi alle vetture cinesi, dopo le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno. In merito alla questione è intervenuto il portavoce, il quale ha chiarito che l’indagine in corso non ha subito ritardi imprevisti e che il termine per la conclusione dell’inchiesta è fissato a 13 mesi dall’avvio, avvenuto il 4 ottobre 2023. Dunque, per scoprire l’esito effettivo e per osservare se verrà presa una decisione categorica, il termine ultimo sarà il 4 luglio, data nella quale la Commissione dovrà stabilire se intervenire o meno con i dazi per fermare il ciclone cinese.
L’eventuale presa di posizione dell’Europa non sarebbe una scelta inedita in termini assoluti, poiché nascerebbe sulla scia di quanto intrapreso dagli Stati Uniti. Infatti, soltanto poche settimane fa il presidente americano Joe Biden è intervenuto sul forte aumento dei dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, portandoli dall’attuale 25% a quasi il 100%. Questa decisione è stata ponderata per proteggere la nascente industria americana dell’energia pulita dalla concorrenza cinese che opera in modo molto più che concorrenziali per tutti i player operanti in questo settore.
L’impatto dei dazi
L’industria cinese potrebbe essere comunque più forte degli eventuali dazi. L’impatto che questa misura restrittiva potrebbe operare sulle auto del Dragone, secondo molti analisti, sarebbe reso più lieve dai margini elevati incorporati nei prezzi di listino europei. Già a fine aprile, il Rhodium Group, un think tank che focalizzato sulla situazione cinese con sede a New York, ha affermato in un rapporto che eventuali nuove tariffe dovrebbero aumentare al 50% (dall’attuale 10%) per avere un impatto reale.
Se verrà aumentato al 30%, “alcuni produttori con sede in Cina saranno ancora in grado di generare margini di profitto adeguati sulle auto che esportano in Europa a causa dei sostanziali vantaggi in termini di costi di cui godono“, affermano gli esperti. Matthias Schmidt di Schmidt Automotive Research la pensa alla stessa maniera. L’analista ha spiegato ad Automotive News che la banca d’investimento UBS ha scoperto che le case automobilistiche cinesi hanno un vantaggio di prezzo proprio del 30% sui veicoli elettrici fabbricati in Cina, quindi se ci fosse un aumento delle tariffe dall’attuale 10% ad un 25% resterebbe un margine, sebbene ristretto in maniera significativa. Dunque, per l’Europa non cambierebbe moltissimo, a meno che non venga deciso di innalzare ancor di più i tassi.