Dazi auto elettriche cinesi, i prezzi di listino non aumenteranno: le promesse

Con l'UE ormai prossima ad applicare nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi, le aziende interessate rassicurano i consumatori: i prezzi non aumenteranno

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 8 Ottobre 2024 09:13

La sempre più probabile decisione della Commissione Europea di imporre dazi sulle auto elettriche cinesi sta creando parecchia tensione. In tanti si interrogano se alla decisione dell’organo comunitario seguirà un aumento dei prezzi. A quanto pare no, come sottolineano i produttori. L’ampio margine di profitto dovrebbe permette il mantenimento delle stesse condizioni.

I costi verranno assorbiti

Tra le prime Case ad esporsi in tal senso è MG. La storica azienda britannica, passata sotto il controllo di SAIC, rappresenta una delle più colpite dalla politica vagliata da Bruxelles. Andrà, infatti, incontro a una tariffa del 45,3%. Oltre all’attuale del 10%, già applicata su tutte le vetture importate, verrà sommato un ulteriore 35,3%.

A dispetto dell’aumento considerevole dei costi, la compagnia ha rassicurato i consumatori. Non si verificheranno incrementi immediati sui prezzi delle sue BEV in Paesi come la Francia e l’Italia. Benché la politica dei prezzi venga stabilita su base mensile, MG ha tenuto a escludere rialzi nel breve-medio futuro. Del resto, le principali vendite realizzate nel Vecchio Continente riguardano i modelli termici e ibridi, esonerati dai nuovi dazi. Ciò potrebbe contribuire a una certa stabilità. Tuttavia, Morris Garage ha espresso preoccupazione circa la diffusione delle BEV: le misure adottata dall’UE rischiano di ostacolarne la diffusione.

A sua volta BYD, un altro colosso della Repubblica del Dragone, ha promesso la conferma dei prezzi, almeno fino alla fine del 2024. Quanto sia sostenibile a lungo andare è difficile stabilirlo. Al momento propone, infatti, un portafoglio di BEV e plug-in in Europa, perciò ne uscirebbe parecchio penalizzata. Finché ne avrà modo stringerà i denti, nella speranza di un’intesa tra le parti, che le permetterebbe di far “respirare” i bilanci. Un eventuale accordo tra Bruxelles e Pechino aiuterebbe ad andare avanti sulla stessa linea. Finora si tratta giusto di una possibilità, sostenuta, però, dalle trattative in corso, circa l’adozione di un meccanismo di prezzi minimi, che potrebbe attenuare gli effetti delle nuove tariffe doganali.

Il caso del SUV Cupra

I dazi non si limiteranno a colpire le auto elettriche cinesi, bensì andranno a impattare pure sulle aziende europee che producono nella “terra del dragone”. A tal proposito, un esempio eloquente è il SUV Cupra Tavascan, fabbricato a Hefei. Il marchio spagnolo ha definito le nuove tariffe “punitive” ed espresso preoccupazione per le ripercussioni. Eppure, sposa anch’essa una linea cauta: tutte le consegne previste nel 2024 conserveranno gli stessi prezzi. La scelta testimonia la volontà di assorbire almeno inizialmente le spese aggiuntive senza gravare sulla domanda.

Nel lungo termine, però, la soluzione potrebbe essere strutturale. Vari Costruttori europei stanno valutando strategie per trasferire le attività nel Vecchio Continente e ridurre, pertanto, la dipendenza dagli stabilimenti cinesi. Si veda Volvo, che ha già annunciato l’intenzione di spostare la produzione del suo SUV elettrico EX30 nello stabilimento di Gand, in Belgio, a partire dal 2025. Grazie alla manovra, la compagnia svedese eviterebbe i dazi e ridurrebbe i costi di importazione. Intanto, le stesse aziende cinesi valutano provvedimenti simili. Recentemente, Xpeng ha ammesso di stare valutando nuovi complessi nel Vecchio Continente per aggirare le barriere doganali.