Se l’Europa attacca, la Cina risponde. Dopo il pesante rincaro dei dazi sulle auto sancito dalla Commissione Europea, la Repubblica Popolare prepara la contromossa a discapito dei Costruttori. Pechino ha deferito la questione all’Organizzazione mondiale del commercio (CMC), contestando le misure applicate da Bruxelles come protezionistiche e contrarie ai principi di libero scambio. In particolare, imputa all’UE di voler frenare l’ascesa delle sue BEV, le quali hanno guadagnato rapidamente terreno nel Vecchio Continente.
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Sovraccarico differenziato
Rispetto al precedente 10%, l’aumento stabilito dall’UE è notevole, fino al 35%, determinato in seguito all’esito infruttuoso delle trattative, che complica ulteriormente rapporti già abbastanza difficili. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha motivato la decisione col bisogno di proteggere l’industria automobilistica locale, in un momento di crisi profonda.
Emblematiche sono le vicissitudini affrontate da Volkswagen, costretta a chiudere tre stabilimenti in Germania. Gli organi comunitari asseriscono che le sovrattasse servono a ristabilire una competizione equa, in quanto le realtà cinesi godono di sussidi statali da parte di Pechino. Ravvisa, dunque, gli estremi della concorrenza sleale, un fenomeno potenzialmente in grado di compromettere la stabilità di un settore cruciale, che dà l’occupazione a circa 14 milioni di persone nell’UE.
Secondo il regolamento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il 29 ottobre, il sovraccarico sarà applicato in modo differenziato a seconda del produttore e del livello di sovvenzioni ricevute. Per esempio, i modelli di Tesla fabbricati a Shanghai subiranno una tassa del 7,8%, contro il 17% dei veicoli BYD. Ne pagheranno pegno i produttori dimostratisi contrari a collaborare.
Per arginare l’impatto delle sovrattasse, la Cina aveva già adottato una serie di azioni contro l’UE prima dell’entrata in vigore della normativa. Tra queste, l’avvio di indagini su prodotti strategici importati dall’Europa come latticini, carne suina e cognac, nel tentativo di esercitare pressioni su Bruxelles. Il ministero del Commercio ha definito legittime le azioni intraprese in risposta alle misure “ingiustificate” della controparte, volte a difendere i diritti e gli interessi delle compagnie locali.
Nonostante la fermezza di Pechino, il regolamento dell’UE ha ottenuto il via libera definitivo, e la reazione non è tardata. “La Cina non approva né accetta questa decisione e ha presentato un’azione legale all’OMC”, ha affermato un portavoce del dicastero. Il Governo del colosso orientale invita l’UE a rivedere il proprio approccio e di trovare un compromesso rispettoso degli interessi reciproci.
Apertura alla ripresa dei negoziati
La questione è complessa, anche per via delle divisioni interne tra gli Stati membri dell’UE. Sebbene dieci di loro, tra cui Italia, Francia e Polonia, abbiano votato a favore dei dazi doganali, altri, tra cui Germania, Ungheria e Malta, hanno detto “no”, nel timore di andare incontro a ritorsioni. La lobby automobilistica tedesca (VDA) ha manifestato preoccupazione, poiché diverse rappresentanti hanno una radicata presenza in quello che, a tutti gli effetti, è il principale mercato delle BEV.
La VDA teme di assistere a un’escalation di eventi dalle conseguenze imprevedibili. Tengono accesa una fiammella di speranza le parole pronunciate dal commissario europeo al Commercio, Valdis Dombrovskis, favorevole alla riapertura ai negoziati, votati ad assicurare una “concorrenza basata su regole eque”.