Risarcimento dieselgate, c’è l’accordo in Italia: fino a 1.100 euro

Il Gruppo Volkswagen e Altroconsumo hanno finalizzato l'accordo per i consumatori italiani colpiti dallo scandalo dieselgate: il risarcimento arriva a 1.100 euro

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 16 Maggio 2024 17:23

Dopo quasi un decennio dallo scoppio, lo scandalo Dieselgate giunge alla risoluzione anche in Italia, relativa alla manomissione dei valori di emissione dei motori. Per mettere la parola fine alle vicissitudini, il VW Group ha definito un accordo con Altroconsumo, che prevede l’indennizzo a oltre 60.000 consumatori. In virtù della fumata bianca, le parti hanno convenuto di non presentare ricorso in Corte di Cassazione.

Cifra ridotta a un terzo rispetto ai 3.300 euro decretati nella prima sentenza

L’accordo transattivo dispone il risarcimento dei soggetti lesi, ammessi dalla Corte di Appello di Venezia. Loro malgrado, rispetto alla prima sentenza, la cifra corrisposta è stata notevolmente ridotta, dagli iniziali 3.300 euro agli attuali 1.100 euro. La somma piena riguarda i mezzi nuovi acquistati da un unico proprietario e non rivenduti prima del 26 settembre 2015, ovvero dalla data in cui il Dieselgate è diventato di pubblico dominio.

In merito agli esemplari usati acquistati da un unico proprietario oppure rivenduti in data antecedente al 26 settembre il corrispettivo è di 550 euro. Per ciascun comproprietario ammesso di uno stesso veicolo oltre il primo è riconosciuto un aumento di 300 euro.

Ma riavvolgiamo il nastro e soffermiamoci al caso giudiziario che ha travolto Volkswagen in relazione al nostro Paese. Tra il 2009 e il 2015, più di 60.000 conducenti acquistarono uno dei veicoli coinvolti nel Dieselgate, vale a dire le VW, Audi, Skoda e Seat con il propulsore Diesel EA 189, finito al centro di roventi polemiche. Sul “cuore pulsante” di diverse produzioni pervennero delle grosse accuse circa la manipolazione nelle emissioni.

All’epoca l’episodio destò grosso scalpore, anche perché interessava uno dei colossi della mobilità, apprezzata dalla clientela nella rigorosità delle tecniche di fabbricazione. A discapito della storia illustre, i responsabili dell’accaduto non mostrarono correttezza nei confronti degli utenti.

Ma la trafila giuridica nacque altrove, vale a dire negli Stati Uniti. Era il settembre 2015 quando l’EPA (agenzia americana per la protezione dell’ambiente) inviò un avviso di segnalazione della legislazione locale sulla qualità dell’aria al conglomerato. L’imputazione era di aver installato una modifica alla centralina – tramite software – in circa 11 milioni di macchine a livello globale.

Dettagli in via di definizione

Nelle prossime settimane, Altroconsumo definirà nei dettagli le modalità per aderire all’accordo e ricevere la somma spettante. A partire da dicembre 2024, sarà attiva una piattaforma online dedicata per la gestione delle operazioni.

Tra multe e spese legali, il gigante di Wolfsburg ha sostenuto una spesa di circa 32 miliardi di euro. Ancora oggi sul gigante dei motori quell’infelice parentesi pesa poi in termini di immagine, alimentando il clima dei sospetti riacceso lo scorso anno con altri capi di accusa alla filiera.

La speranza dei guidatori è di assistere a un netto cambio di marcia, votato a una maggiore trasparenza da parte delle aziende. Mai come nell’epoca attuale, il tema dell’emergenza ambientale è di attualità, rimarcato dagli studiosi con prove scientifiche a corredo.

Inoltre, la battaglia intrapresa dalla Commissione UE mira a ridurre le emissioni nocive nel Pianeta. Entro il 2035 i motori a combustione interna dovrebbero essere ritirati dal mercato, anche se la partita rimane in pieno svolgimento, con un incontro sancito per il 2026.