Demolire auto elettrica è reato in Giappone

Provvedere alla demolizione di un'auto elettrica non conforme rischia di costare caro in Giappone, con una pena detentiva di 5 anni e una multa di 59.000 euro

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Con buona pace di Toyota, scettica circa un futuro dominato dalle auto elettriche, anche in Giappone si avviano alla transizione ecologica. L’ambiente ha mandato fin troppi segnali per poter essere ignorato, perciò il governo locale cerca di promuovere la mobilità a zero emissioni, in modo da tutelare l’incolumità della popolazione locale. A differenza dell’Unione Europea, interessata davvero al tema solo negli ultimi anni, nella terra del Sol Levante hanno seguito un percorso lineare.

End of Life Recycling Law

Seppur in modo meno convinto della Cina, che sulle BEV ha investito sin dal 2007, quando ancora non esisteva neppure un vero e proprio mercato, Tokyo ha gettato delle importanti basi. Conscia delle sfide poste dinanzi, le autorità politiche ha emanato una legge ad hoc, votata a una gestione sostenibile dei rifiuti a fine vita (EoL), la cosiddetta End of Life Recycling Law (ELV), una legge lungimirante, introdotta nel 2022, avente lo scopo di promuovere il riciclaggio corretto e lo smaltimento ecocompatibile delle batterie EV e di ulteriori componenti critici.

L’ELV stabilisce un quadro normativo completo sulla gestione dei rifiuti EV in Giappone. Tutti i proprietari o utilizzatori di vetture alla spina hanno l’obbligo di registrarsi all’ELV Recycling System. Trattasi di un sistema centralizzato atto a monitorare il ciclo di vita di ogni veicolo a zero emissioni, affinché la demolizione avvenga in conformità alle direttive. Al momento della vendita o del trasferimento di una full electric, occorre registrare la transazione in archivio. Ciò assicura la tracciabilità e la responsabilità lungo l’intera catena di proprietà.

Contenendo materiali preziosi e potenzialmente nocivi, gli accumulatori sono al centro del piano. Il testo dispone rigidi paletti da osservare nell’opera di economia circolare, che include la rimozione sicura dal mezzo, il trasporto a centri di riciclaggio autorizzati e il trattamento per estrarre e recuperare risorse preziose quali il litio, il nichel e il cobalto. Sul tema il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria ha riportato una nota, dove spiega che i trasgressori sono punibili con una pena detentiva fino a 5 anni e un’ammenda massima di 10 milioni di Yen, corrispondenti a 59.000 euro.

Opportunità e sfide

L’ELV costituisce un passo rilevante verso una mobilità più rispettosa dell’ambiente. Infatti, lo smaltimento illegale o improprio di batterie EV può arrecare gravi danni al Pianeta, sotto forma di contaminazione del suolo e delle acque. Il programma adottato mira a ridurre tali rischi e a promuovere il riutilizzo delle risorse, riducendo la necessità di estrarre ulteriori materiali. I componenti prevedono, infatti, il ricorso a materiali preziosi quali il litio e il cobalto, la cui domanda è in perenne aumento.

L’industria è in crescita e con i vincoli imposti l’obiettivo è di abbracciare i trend emergenti, e creare dei nuovi posti di lavoro nel settore. Tuttavia, permangono delle sfide. Innanzitutto, l’adempimento dei requisiti comporta dei costi aggiuntivi sia a carico dei proprietari delle BEV sia dei player della filiera, anche di Toyota, nonostante le dichiarazioni scettiche pronunciate da Akio Toyoda sul cambiamento. Un’efficace messa in atto passa da una stretta sinergia tra governo, industria automotive, operatori di riciclaggio e pubblico. I promotori dell’iniziativa hanno l’onere di far comprendere appieno le procedure a ciascuno degli attori coinvolti, nessuno escluso.