Italiani in trappola nelle proprie auto, i dati sulla “dipendenza”

Gli italiani e le proprie auto sono un binomio indissolubile. Emerge però un dato post-pandemia che non farà di certo piacere agli ecologisti

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Antonio Russo

giornalista pubblicista

Laureato in Comunicazione e giornalista pubblicista. Dal 2012 è attivo nel mondo del giornalismo online. Amante dell'automotive e del motorsport si divide tra presentazioni di auto, moto e Gran Premi. Cresciuto nel mito di Valentino Rossi e Michael Schumacher spera un giorno di poter raccontare nuovamente le gesta di altri grandi campioni per l'Italia.

Pubblicato: 24 Giugno 2024 07:00

Per diversi mesi, a causa della pandemia, le nostre strade sono state orfane di traffico e clacson incessanti. Negli ultimi anni, infatti, in Italia è difficile trovare una città che non sia costantemente ed inesorabilmente vittima del traffico. Questo fenomeno si era notevolmente attenuato durante il lockdown, quando le auto che si trovavano per strada si contavano letteralmente sulle dita di una mano.

Nell’ultimo anno però la situazione è tornata alla normalità con lo smart working che si sta lentamente ridimensionando. Il numero delle vetture in strada quindi è letteralmente scoppiato di nuovo portando al formarsi di lunghe code di traffico in giro per il Paese.

Lo studio per “misurare” le abitudini degli italiani

L’auto è ormai una necessità per tutti gli italiani che aumentano sempre di più i propri spostamenti causando inevitabilmente un aumento dell’effetto imbottigliamento. Il Data Mobility 2024, elaborato da Go-Mobility in collaborazione con Motion Analytica e con il supporto di Vodafone Business e Viasat, ha provato a dare forma a questi dati ed è venuta fuori una situazione davvero preoccupante.

Nel rispetto della privacy, e in forma totalmente anonima, sono stati raccolti i dati attraverso dispositivi digitali di auto e di sim telefoniche. Questi sono poi serviti a ricostruire come si muovono gli italiani. Le città considerate sono state 14, ben 500.000 automobili, 80 milioni di viaggi, 200.000 celle telefoniche, 23 milioni di sim e 30 miliardi di posizioni giornaliere. Insomma numeri decisamente importanti per scattare una fotografia della situazione traffico nel nostro Paese.

Cosa ci dicono i dati

Dai dati è emerso un significativo aumento della dipendenza da auto e degli spostamenti in auto in rapporto agli abitanti. Milano si è aggiudicata la testa della classifica con un incremento nei due parametri rispettivamente del 10 e dell’8,5%. Nel complesso, anche grazie al traffico c’è un abbassamento delle medie di velocità del 7%. In quest’altra classifica al primo posto troviamo Bologna con un abbassamento del 12,5%. Sul capoluogo emiliano però pesano anche le recenti decisioni in materia di limiti di velocità.

La velocità però si è ridotta un po’ in tutti i comuni italiani, meno al sud però dove a parte l’eccezione Palermo (-8,4 %), ci sono Napoli (-4,8%) e Bari (-5,5%) che si difendono abbastanza bene. La divisione Nord/Sud però è presente anche per quanto concerne il periodo di utilizzo delle auto. Al Nord, infatti, le vetture si usano maggiormente nelle ore di punta mattina e sera, mentre al Sud, gli spostamenti sono concentrati a orario di pranzo.

Se si fa invece un raffronto con il periodo pre-pandemia, si scopre che c’è stato da un lato un abbassamento degli spostamenti totali, ma dall’altro c’è un aumento di quelli a lunga distanza. In particolare poi si riscontra un aumento della dipendenza dall’auto, soprattutto al Nord. Su questi dati naturalmente pesa come sempre la scarsa risposta dell’Italia per quanto concerne forme alternative di spostamenti come il trasporto pubblico che non performa allo stesso modo in tutte le città.

Chiaramente anche la pandemia ha giocato un suo ruolo con tanti italiani che dopo il Covid preferiscono l’auto al trasporto pubblico. Ancora oggi si possono notare persone con la mascherina perché hanno paura di contrarre malattie, e preferiscono dunque non entrare in luoghi chiusi ed affollati come bus e metro. Il problema traffico però resta, basti pensare che l’Italia ha ancora oggi alcune delle sue città presenti nella classifica delle città più imbottigliate al mondo.