La Magneti Marelli, nei giorni scorsi, ha annunciato le intenzioni di chiudere la fabbrica di Crevalcore. Eravamo rimasti in attesa di aggiornamenti, che oggi sono arrivati. Vediamo le ragioni che spingono l’azienda a considerare un passo così drastico e quali sono le novità delle ultime ore.
Non si chiude: fumata bianca per Magneti Marelli
Non è proprio una decisione definitiva, ma una prima notizia positiva che arriva dal tavolo Magneti Marelli a Roma. Per il momento infatti è stata sospesa a tempo indeterminato la procedura di chiusura dello stabilimento di Crevalcore.
I 229 lavoratori che rischiavano il loro posto possono tirare almeno un sospiro di sollievo. Il Ministro Urso ha dichiarato: “C’è futuro a Crevalcore. E per questo abbiamo chiesto all’azienda di presentare quanto prima un piano industriale completo, relativo anche agli altri stabilimenti del nostro Paese”.
I sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil sottolineano: “Un primo importante risultato”, aspettando il prossimo summit che si terrà l’8 novembre a Roma.
Dall’incontro al Mimit comunque sono emerse le difficoltà che hanno spinto l’azienda a prendere una decisione così drastica, come avevamo già visto nei giorni scorsi. La prima su tutte è l’intenzione di Magneti Marelli di non far parte del futuro di Crevalcore. E infatti l’azienda stessa, in una nota, ha sottolineato: “È stato dato mandato a un advisor per individuare possibili acquirenti per la reindustrializzazione del sito”. E pare anche, da alcune indiscrezioni, che siano già iniziati i primi contatti tra la Regione e il Gruppo controllato dal fondo Usa Kkr.
I sindacati Fiom proseguono: “La vertenza è tutt’altro che risolta. La mobilitazione prosegue”, motivo per il quale resta attivo il presidio davanti ai cancelli di Crevalcore.
Il segretario nazionale Fim-Cisl Ferdinando Uliano e il segretario bolognese Massimo Mazzeo: “Abbiamo fatto un passo avanti, ma vogliamo andare oltre le parole. La Marelli è il primo gruppo di componentistica del settore dell’auto nel nostro Paese, è controllata dal gruppo Kkr e ha tutte le risorse necessarie per dare prospettive industriali rispetto alla transizione verso l’elettrico in atto”.
A novembre dovrà essere presa una nuova decisione, per il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla “si apre un nuovo cantiere, la Regione è pronta a fare la sua parte e sostenere un solido piano industriale che dia un futuro produttivo e occupazionale”.
Ma “lavoro e sito produttivo vanno salvaguardati”. Il sindaco Matteo Lepore sostiene inoltre: “L’importante è che nessuno dei 229 posti di lavoro vada perduto. Su questo vigileremo”.
Magneti Marelli e i sindacati
Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr: i sindacati hanno aggiunto quindi che questa nuova decisione: "Ci permetterà di iniziare il confronto con l'azienda senza un contatore già attivo. Noi vogliamo il confronto per arrivare a una soluzione che dia continuità produttiva e occupazionale al sito di Crevalcore".
I sindacati la scorsa settimana hanno proclamato otto ore di sciopero in tutto il gruppo, e hanno parlato di “alta adesione dei lavoratori, con punte del 100%". Un segnale che per gli stessi è molto chiaro e che gli operai, appoggiati appunto dai sindacati, hanno voluto annunciare alla direzione aziendale.
Per il momento quindi lo stabilimento non è chiuso, a rischiare il posto sono centinaia di lavoratori. Non ci resta quindi che aspettare le novità nelle prossime settimane.
I lavoratori che rischiano il posto
Gli occupati che potrebbero trovarsi senza posto di lavoro sono parecchi. La chiusura dello stabilimento bolognese di Crevalcore della Magneti Marelli potrebbe danneggiarli parecchio. La multinazionale storica ha annunciato la volontà di stoppare la produzione a partire da gennaio 2024, chiudendo quindi l’anno in corso, e poi addio.
Dopo l’annuncio si sono scatenate le proteste delle sigle e delle istituzioni.
I motivi della chiusura
È chiaro che Magneti Marelli ha delle motivazioni che ritiene valide per chiudere: il calo della domanda dei motori termici (visto l’avvento dell’elettrico) oggi porta l’azienda a usare praticamente solo il 45% della sua totale capacità produttiva. Le previsioni sono di un calo atteso, anno per anno, addirittura al 20% già nel 2027, provocando danni all’azienda stessa.
Ma non è tutto: pare che la chiusura sia motivata anche da un risultato economico negativo, che porterebbe il gruppo a registrare una perdita pari a circa 6 milioni di euro per il 2023 (il caro energia è purtroppo legato a questa situazione).
I sindacati, come abbiamo visto, hanno immediatamente chiesto a Magneti Marelli “di rivedere la sua decisione” e al Governo “di convocare immediatamente un tavolo istituzionale di confronto”.
Fim Fiom Uilm e Uglm hanno scritto in una nota congiunta: “È da tempo difatti che chiediamo riconversioni per le fabbriche legate al motore termico, senza le quali la chiusura di Crevalcore sarà solo la prima di una lunga serie, così come chiediamo di concentrare le risorse pubbliche sulle leve che possono salvaguardare e rilanciare l’industria di esportazione. È su queste priorità che si deve concentrare l’interesse del Ministero del Made in Italy e delle Imprese, trasformando le dichiarazioni di principio sull’automotive in atti concreti”.
Lo sciopero
Come anticipato, in seguito alla comunicazione della chiusura dello stabilimento nel bolognese da parte di Magneti Marelli, si è avviato uno sciopero di 8 ore indetto dalle sigle all’interno degli stabilimenti del gruppo in tutta Italia.
E non è tutto, perché tra le persone intervenute c’è stato anche il Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha detto la sua: “Noi siamo disponibili a discutere di qualsiasi forma di conversione o ristrutturazione industriale ma noi non possiamo accettare una cessata attività del tutto immotivata. Noi siamo qui al fianco di lavoratrici e lavoratori non solo perché dobbiamo garantire loro il futuro, ma anche perché siamo convinti che questa chiusura non abbia alcun senso”.
I tagli alla produzione: centinaia di posti a rischio
A causa della decisione di Magneti Marelli, non solo i dipendenti di Crevalcore – lo stabilimento che dovrebbe chiudere – probabilmente rischieranno il posto di lavoro.
Ci sono anche quelli della sede di Sulmona, in provincia dell’Aquila, in bilico: in questo caso infatti è atteso il risultato delle trattative con Stellantis per le forniture future, dalle quali dipenderà il numero di esuberi che ci si aspetta nel 2024 tramite il contratto di solidarietà e che al momento, secondo le previsioni, dovrebbe essere tra i 135 e i 100 lavoratori.
E se pensate che sia finita qui vi sbagliate, perché è previsto anche un altro taglio importante negli stabilimenti di Magneti Marelli in Italia. Parliamo della fabbrica di Bari, che potrebbe perdere addirittura 162 addetti ai lavori, una strage. Quello pugliese è lo stabilimento dove la Magneti Marelli realizza componenti anche per Maserati e per Porsche, dove si prevede che possa essere spostata parte della produzione che oggi è dedicata allo stabilimento di Crevalcore, che rischia appunto la chiusura.
E infine Magneti Marelli farà confluire nella fabbrica di sistemi di scarico di Caivano, in Campania, i volumi di un polo secondario che si trova all’interno dello stabilimento di Venaria Reale.
Come i sindacati stessi hanno spiegato però l’azienda dovrà essere in grado di compensare il progressivo calo di volumi causato dall’elettrificazione delle auto – in questo caso in particolare dei veicoli di Stellantis – magari rivolgendosi alla produzione di componenti ed elementi che vadano oltre il settore dell’automotive, per evitare la crisi.
Magneti Marelli - oggi nelle mani dei giapponesi - secondo gli esperti potrebbe rivolgersi alla realizzazione di forniture dedicate a veicoli commerciali, per la quale – tra l’altro – è già in corso una trattativa con Iveco.
In conclusione, la Magneti Marelli è una realtà storica molto importante in Italia per l’intero settore automotive, multinazionale italiana con sede a Corbetta, in provincia di Milano, specializzata nella fornitura di prodotti e sistemi ad alta tecnologia, fondata nel 1994 (di FCA fino al 2019, poi rilevata e assorbita dalla giapponese CK Holdings). Non ci resta che attendere nuove informazioni sul destino di una fabbrica così importante e conosciuta a livello internazionale.