Mercato auto in crisi, allarme Cina: Meloni mette in guardia

Giorgia Meloni boccia il Green Deal stabilito dall'Unione Europea: un approccio troppo radicale farebbe, secondo la premier, soltanto il gioco della Cina

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 19 Settembre 2024 12:07

C’è stato un tempo, prima dell’attuale crisi, in cui le auto migliori venivano prodotte in Italia. Errori strategici e situazioni sfavorevoli hanno, però, cambiato gli equilibri. Lo riconosce anche Giorgia Meloni, intervenuta all’assemblea 2024 di Confindustria, a Roma.

Regalo alla Cina

Nella sua relazione, il presidente dell’associazione degli imprenditori, Emanuele Orsini scatta una fotografia allarmante: “La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina parlano da soli! La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni”. Oltre al settore delle quattro ruote, Ossini ne vede altri in difficoltà. Di conseguenza, a suo avviso, la disciplina degli ETS, il protocollo europeo delle emissioni di anidride carbonica, va “assolutamente cambiato”.

“Continuando così – conclude Orsini – regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione”. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso disponibilità al confronto. Al tempo stesso, però, prefigura un futuro dove i cambiamenti potrebbero subire un’accelerazione. L’industria sta volgendo in una direzione e ignorarlo avrebbe effetti ancor più deleteri.

Transizione ecologica non può voler dire perdere migliaia di posti di lavoro e smantellare imprese”, ha dichiarato. A tal proposito lo stop indetto dall’Unione Europea al motore termico al 2035 lo ritiene un esempio di approccio auto-distruttivo: è stata scelta una conversione forzata a una tecnologia ci cui non controlliamo le materie prime, non controlliamo le catene di valore, il prezzo è proibitivo e abbiamo una capacità produttiva insufficiente. Non è intelligentissima come strategia. In un deserto non c’è niente di verde” e chi lo dice “non è nemico dell’Europa ma amico dell’Europa”.

Sistema vicino al collasso

“Per dirlo con le parole di Tremonti, dal dopoguerra a oggi, in Europa e non solo, l’auto è stato il tramite dello sviluppo, era un modello di vita. Oggi – ha spiegato la premier – questo sentimento rischia di cambiare, l’auto sta uscendo dai consumi dei giovani, non è più una loro priorità. I giovani potrebbero essere sempre meno disposti a dedicare parte del reddito all’auto.

Dobbiamo farci i conti, capire come possiamo prevenire, affrontare, risolvere, individuare settori su cui puntare, accompagnare eventuali trasformazioni necessarie. Serve una visione chiara in Italia, in Europa, nell’Occidente. È una riflessione che il governo non può fare senza di voi. Per questo pongo queste riflessioni di scenario”.

Il prossimo 23 settembre Adolfo Urso incontrerà a palazzo Piacentini Confindustria e sindacati, per anticipare le proposte che presenterà a Bruxelles al consiglio competitività del 26. Il fulcro è costituito dal “Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri”: al momento in programma per il 2026, la clausola di revisione andrebbe anticipata ai primi mesi del 2025.

Alla base della richiesta, il “sostanziale fallimento del Green Deal, ha spiegato il ministro delle Imprese e del Made in Italy all’assemblea. Il sistema automobilistico sarebbe “vicino al collasso”, e la crisi della Germania ne avvarebbe la tesi.