Orsini contro sanzioni UE sull’auto, “il nemico è la CO2, non l’endotermico”

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, si scaglia contro le sanzioni al settore auto e dichiara che il motore endotermico non è un nemico

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 24 Febbraio 2025 09:38

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha sollevato un acceso dibattito sulle politiche europee riguardanti la transizione all’auto elettrica, intervenendo a un convegno al Km Rosso di Stezzano (Bergamo). Le sue dichiarazioni mettono in luce una forte preoccupazione per il domani del settore automobilistico italiano ed europeo, un pilastro fondamentale dell’economia e che adesso inizia a traballare.

Orsini contro le sanzioni al settore: “una follia

Orsini ha definito le sanzioni previste per il settore auto come unafollia pura, quantificabile tra i 14 e i 16 miliardi di euro. A suo parere, queste sanzioni rischiano di penalizzare eccessivamente le imprese, senza garantire un reale beneficio in termini di riduzione delle emissioni globali. Il paradosso, secondo Orsini, è che tali sanzioni potrebbero essere compensate con crediti di carbonio provenienti da paesi come Cina e Stati Uniti, una dinamica che vanificherebbe gli sforzi europei e che lui stesso definisce “un’ulteriore pazzia“. Invece di imporre penalità, Orsini suggerisce di incentivare gli investimenti in nuove tecnologie e soluzioni innovative per la riduzione delle emissioni, supportando così una transizione più sostenibile e meno traumatica per il tessuto industriale.

Il nemico non è l’auto elettrica in sé

Il presidente di Confindustria ha chiarito di non essere contrario all’auto elettrica in sé, ma ha sottolineato come il focus non debba essere proiettato esclusivamente in quella direzione, promuovendo invece un approccio di neutralità tecnologica. Questo significa esplorare e valorizzare tutte le alternative disponibili, come i biocarburanti e il biofuel, senza precludere a priori nessuna opzione. L’obiettivo primario, secondo Orsini, deve essere la riduzione delle emissioni, lasciando alle imprese la libertà di scegliere le tecnologie più adatte per raggiungere questo obiettivo.

Un punto cruciale sollevato da Orsini riguarda i rischi per la competitività delle imprese europee. Egli paventa la possibilità di una delocalizzazione verso altri continenti, dove le normative ambientali sono meno stringenti e i costi di produzione più bassi. Orsini ha portato l’esempio del settore della ceramica, dove nel 2024 si è assistito a un aumento del 63% delle vendite di ceramica indiana in Europa, a fronte di una diminuzione del 20% di quelle europee. Questo trend, se replicato nel settore automobilistico, potrebbe avere conseguenze disastrose per l’occupazione e la ricchezza del continente.

Il problema delle infrastrutture

Un altro aspetto critico evidenziato da Orsini è la mancanza di infrastrutture adeguate per supportare una transizione completa all’auto elettrica. A suo dire, non ci sono le condizioni per installare le colonnine necessarie a far funzionare tutte le automobili in Italia qualora passassero all’energia elettrica. Questo deficit infrastrutturale rappresenta un freno significativo alla diffusione dell’auto elettrica e rischia di creare disagi e frustrazioni per i consumatori.

Orsini invoca un approccio più graduale e realistico alla transizione energetica nel settore automobilistico, suggerendo di sospendere le sanzioni e di concedere più tempo alle imprese per adattarsi. Egli ha inoltre ricordato che, secondo le stime, nel 2040 una parte significativa del parco veicoli (circa il 50%) sarà ancora costituita da mezzi endotermici. Pertanto, è fondamentale non demonizzare a priori il motore a combustione interna, ma piuttosto incentivare lo sviluppo di tecnologie che lo rendano più efficiente e meno inquinante.

Orsini propone un approccio più pragmatico e meno ideologico alla transizione energetica, che tenga conto delle specificità del tessuto industriale europeo e delle esigenze dei consumatori. Il suo appello è a un dialogo costruttivo tra istituzioni, imprese e cittadini, per costruire un futuro sostenibile per il settore automobilistico, senza compromettere la sua competitività e la sua capacità di creare occupazione e ricchezza. “Non si cambia una tecnologia per norma, ma perché quella nuova è fruibile e oggi non abbiamo la rete pronta per installare le colonnine per far funzionare tutte le automobili che ci sono in Italia se andassero a energia elettrica“, ha concluso Orsini.