Un mercato nero della patente sta fiorendo nel nostro Paese. Grazie a una rete ben organizzata di complici, è possibile ottenere la licenza di guida senza studiare. Lo rivela un’inchiesta curata da La Repubblica, chiamata Il mercato delle patenti: a quanto pare, basterebbe pagare tra i 3.000 e i 4.000 euro e il gioco è fatto. In almeno sette province (Roma, Latina, Padova, Bologna, Frosinone, Pescara e Brescia) opererebbero dei collaudati sistemi per aggirare la camorra. Il richiedente, una volta scucita la somma, viene provvisto di una telecamera per inquadrare le domande, e un auricolare per ricevere le risposte.
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Clienti non solo italiani
‘Agghindati’ di tutto punto, i candidati parteciperebbero alla prova teorica, indisturbati, essendoci dei complici pure tra gli esaminatori e vigilanti. Questi ultimi, su segnalazione, disattiverebbero i metal detector, consentendo ai candidati di portare con sé dispositivi illeciti. Il giro d’affari sarebbe enorme: ogni autoscuola coinvolgerebbe una decina di clienti al giorno, per un guadagno quotidiano di circa 40.000 euro. Il fenomeno, ben radicato nella capitale, coinvolgerebbe numerosi centri d’esame e sembrerebbe organizzato a livello nazionale. Oltre agli italiani, deciderebbero di avvalersi del ‘servizio’ pure diversi stranieri, provenienti da Romania, Cina, Bangladesh e Nord Africa.
“La camorra si è infilata da qualche anno in questo business — ha spiegato una fonte qualificata —, con guadagni da capogiro e zero rischi, in quanto in prima linea ci sono autoscuole e pubblici funzionari (gli esaminatori, ndr) che ovviamente prendono la loro parte di soldi prestandosi all’affare. Diciamo che il ruolo della cosca è quello di intimidire chi non si piega alle regole”.
Al quotidiano, il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, esperto sia in reati amministrativi che di antimafia, ha dichiarato: “A mia memoria ci sono state contestazioni per questo tipo di business per associazione a delinquere finalizzato al reato di corruzione per l’amministrativo che finge di non accorgersi dei candidati che sostengono l’esame teleguidati, di falso e truffa per i titolari delle autoscuole, oltre al concorso in corruzione e all’uso di atto falso per i candidati. Se però si certificasse che dietro a tutto c’è un’organizzazione come la camorra si genererebbe un quid pluris che da associazione a delinquere semplice diventerebbe di stampo mafioso”.
La nota del Mit
Il polverone sollevatosi ha spinto pure il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a prendere voce in capitolo. “Il Mit è certo che gli organi inquirenti faranno chiarezza sulla vicenda della presunta compravendita di patenti di guida gestita dalla criminalità organizzata”, recita una nota. “Alla luce dell’inchiesta giornalistica di oggi, il ministero ricorda che nelle sedi d’esame sono state prese, da tempo, tutte le misure ritenute necessarie e opportune per evitare eventuali brogli e assicurare la trasparenza”, ed “è pronto a valutare altri eventuali strumenti di controllo”.
Nello specifico, “esiste un servizio di vigilanza privata, le sedute d’esame sono chiuse al pubblico, si utilizzano metal detector e contenitori schermati per i cellulari. Inoltre la procedura d’esame è completamente informatizzata ivi compresa la correzione dei quiz”. Il ministero “si rende ovviamente disponibile a collaborare in ogni modo possibile con gli inquirenti, a tutela dell’interesse pubblico e della stessa Amministrazione e con la determinazione – più volte espressa da Matteo Salvini – di stroncare ogni forma di criminalità“.