Il mondo dell’automotive perde uno dei suoi grandi protagonisti: Recaro, storico produttore di sedili, ha dichiarato bancarotta. Fino all’ultimo i vertici dirigenziali hanno provato a recuperare la situazione, ma ormai era compromessa. Davvero una pessima notizia per tutti i lavoratori, che fino all’ultimo speravano di assistere alla sua ripresa.
Pur di salvarla, i 215 dipendenti i rappresentanti sindacali avevano compiuto dei notevoli sacrifici. Negli ultimi anni la manodopera aveva accettato riduzioni salariali per sostenere l’impresa, ciononostante i conti finanziari di Recaro sono precipitati in modo irreversibile. Depositata presso il tribunale distrettuale di Esslingen, l’istanza di fallimento ha portato all’apertura di una procedura di amministrazione controllata affidata all’avvocato Holger Blümle.
Indice
Fine ingloriosa
Non se lo sarebbe meritata Recaro una fine del genere. Fondata oltre un secolo fa (correva il lontano 1906), l’azienda tedesca è diventata un’icona nel motorsport. Dei suoi servigi se ne sono serviti scuderie e piloti di fama mondiale, le quali le riconoscevano un talento raro. La solidità, il comfort e lo spirito innovativo spingevano a contattarla nei vari progetti. Al di là delle quattro ruote, sportive comprese, ne hanno equipaggiato le sedute persino gli aerei.
Sulle ragioni della chiusura hanno inciso una serie di fattori, anche complessi. Nel comparto dei motori è in pieno corso una trasformazione radicale, soprattutto per l’avvento di veicoli elettrici e a guida autonoma. I vecchi schemi, valsi il successo nei decenni, hanno smesso di essere efficaci. Inoltre, la crescente concorrenza da parte di realtà asiatiche ha messo sotto pressione società come Recaro, che hanno faticato ad adeguarsi alle differenti logiche di mercato.
Le giovani rivali, in particolari quelle cinesi, possono contare su costi di manodopera inferiori e catene di forniture migliori in termini di efficienza. Grazie ai volume di produzione parecchio elevati, riescono a beneficiare di economie di scala considerevoli, e ciò contribuisce ad abbassare la spesa unitaria dei relativi articoli. Spesso sono più flessibili e in grado di adattarsi rapidamente alle esigenze dei clienti, tradotto in ampi cataloghi, modalità di configurazione e velocità di consegna. Gli incentivi fiscali e il sostegno economico delle istituzioni locali aiutano altresì ad ampliare gli orizzonti su territori globali. Così l’Oriente ha scalato le classifiche commerciali, a discapito delle controparti occidentali, ancorate ai paradigmi classici.
Sebbene nessuno abbia mai avuto da ridire circa la qualità di Recaro, i conti societari hanno cominciato a piangere e la resa è stata inevitabile. Prima della pandemia da Coronavirus, si diceva che le vendite ammontassero a circa 150 milioni di dollari, poi il crollo. Stando ad Handelsblatt, negli ambienti interni si parla di soli 30 milioni di euro al giorno d’oggi. Il cliente numero uno è il fornitore di nicchia Ineos, che realizza ad Hambach, in Francia, un classico fuoristrada in stile Land Rover.
Recaro è nota pure come fornitore di panchine per numerose squadre di calcio, tra cui il Borussia Dortmund, lo Stoccarda e il Lipsia. Dal 2016 la compagnia appartiene alla società di investimento statunitense Raven Acquisition. “Siamo delusi e ci sentiamo traditi dalla direzione”, ha affermato Frank Bokowits, rappresentante di IG Metall, uno dei principali sindacati tedeschi. “I nostri colleghi hanno fatto grandi sacrifici per sostenere l’azienda”.