Nuovi requisiti emissioni auto dal 2025, l’Europa chiede un rinvio

L'Acea chiede il rinvio dei nuovi requisiti sulle emissioni di anidride carbonica delle auto rispetto al 2025: mancherebbero le condizioni base per rispettarle

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 15 Settembre 2024 17:20Aggiornato: 17 Settembre 2024 10:30

Il tempo corre veloce e al 2025 manca sempre meno. Fra pochi mesi accoglieremo il nuovo anno, tempo di bilanci, ma anche di nuovi programmi. Nell’ambito della mobilità, i player della filiera danno segnali di nervosismo. Tutto per i nuovi requisiti sulle emissioni delle auto posti dalle autorità europee sulle flotte.

Timori in aumento

Il primo intervento a gamba tesa era arrivato da Luca de Meo, amministratore delegato di Renault, circa le possibili multe miliardarie alle aziende. Adeguarsi alle misure fissate dagli organi supervisori richiede un dispendio economico non indifferente, e il rischio che qualche compagnia cada in fallo appare concreto. Sullo stesso punto batte ora l’Acea, l’associazione europea dei costruttori europei.

In una nota, il gruppo sottolinea i “timori in aumento”, perciò chiede di slittare di due anni l’applicazione dei nuovi limiti. Dai 116 g/km attuali, la soglia massima di emissioni di anidride carbonica dovrà scendere a circa 94 grammi. Portare a termine il compito non appare facile, in quanto le BEV mantengono un peso marginale sul totale delle vendite. “Se l’elettrico rimane al livello attuale – afferma de Meo -, l’industria europea dovrà probabilmente pagare 15 miliardi di euro di multe o rinunciare a produrre più di 2,5 milioni di vetture e veicoli commerciali. Perché di fatto, se non si vende un’elettrica, non se ne possono produrre quattro a combustione”.

Oltre alla bassa domanda di modelli full electric, la sfiducia di Acea è da attribuire la concorrenza sleale da parte di terzi (leggi Cina). Di conseguenza, l’industria “non avrà altra scelta se non quella di tagliare significativamente la produzione, il che metterà a repentaglio milioni di posti di lavoro, danneggerà i consumatori e avrà un impatto negativo sulla competitività e sulla sicurezza economica dell’Ue”.

Mancano le condizioni cruciali

Per andare incontro alle condizioni, la quota delle elettriche andrebbe aumentata ad almeno il 20/22%. Tuttavia, rimane ferma al 15%, a causa dell’assenza di “condizioni cruciali per l’adozione su larga scala di automobili e furgoni a emissioni zero: infrastrutture di ricarica e di rifornimento di idrogeno, un contesto produttivo competitivo, energia verde a prezzi accessibili, incentivi fiscali e all’acquisto e un approvvigionamento sicuro di materie prime, idrogeno e batterie”.

Rifacendosi al report sulla competitività redatto da Mario Draghi, “l’ambiziosa transizione” invocata da Bruxelles non può essere realizzata dalla sola industria. Questo, a maggior ragione, in mancanza di “misure politiche coerenti per mantenere la competitività del settore e facilitare l’adozione della mobilità elettrica”. Pertanto, la transizione “deve essere resa più gestibile: una revisione sostanziale e olistica del regolamento sulla CO2 sarà fondamentale per valutare i progressi nel mondo reale rispetto ai livelli di ambizione e per adottare misure appropriate”.

Fa eco alle dichiarazioni di Acea il presidente del gruppo Volkswagen, Hans Dieter Pötsch: “L’elettrico è il futuro della mobilità individuale ma, ma i politici hanno dato degli obiettivi al settore senza che siano disponibili le necessarie infrastrutture e senza considerare l’eventuale coinvolgimento dei consumatori. L’Ue deve ora creare le condizioni per il successo dell’elettromobilità in termini di reti, ricarica, materie prime e sostegno agli investimenti. La tendenza all’e-mobility prevarrà, ma ci vorrà più tempo del previsto”.

La visione di Stellantis

Non poteva mancare la risposta di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, il quale ha tuonato sull’attuale situazione del settore auto, usando termini aspri per l’illustrare lo scenario odierno e del prossimo futuro: “Tutti conoscono le regole da molto tempo, tutti hanno avuto il tempo di prepararsi e quindi ora si corre“. Il numero del Gruppo franco-italiano ha ribadito la sua posizione contro l’introduzione di regolamenti sulle emissioni sempre più restrittive per l’industria automobilistica. “Il dogmatismo dei legislatori europei si è infranto contro il muro della realtà: siamo in un sistema in cui il regolatore vuole che i consumatori comprino queste auto, e il consumatore dice ‘no, grazie, non a quel prezzo‘. Ora, però, le auto le abbiamo, ci siamo organizzati per le relative vendite necessarie, stiamo col fiato sul collo di Tesla e ci viene detto che ci saranno dei disastri. Dovevamo pensarci prima, giusto?“.