Quando usate poco e guidate in maniera efficiente, le auto vecchie possono essere più sostenibili di quelle che vengono considerate ecologiche: lo rivela una nuova ricerca del Politecnico di Milano, secondo cui soltanto il 30% dei veicoli circolanti in Italia potrebbe essere immediatamente sostituito con un’alternativa full-electric.
La classe Euro, secondo lo studio presentato all’Urban Mobility Council di Unipol a Milano, va superata: bisogna passare dalla scatola nera alla green box, uno strumento capace di calcolare le effettive emissioni di CO2 di un veicolo misurando costantemente i chilometri percorsi, le velocità e lo stile di guida.
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In Italia l’elettrico può arrivare al 30%: lo studio
Soltanto 3 automobili su 10, tra quelle circolanti in Italia, potrebbero essere sostituite immediatamente da auto full electric: è il dato che emerge dalle analisi del Politecnico di Milano sui dati forniti da UnipolTech, recentemente presentato nell’ambito dell’Urban Mobility Council a Milano.
Pensare a un’Italia completamente elettrica, secondo i numeri forniti dai ricercatori, al momento è irrealistico: l’E-Private Mobility Index, che rappresenta la percentuale di veicoli tradizionali che possono essere effettivamente sostituiti con alternative elettriche, non va oltre il 30%.
L’indagine ha preso in esame il parco circolante di tre grandi città italiane (Roma, Brescia, Bari), analizzando le lunghezze percorse, l’esistenza di punti di ricarica domestica a basso costo sul tragitto e vicino casa e la sostenibilità economica di un’auto elettrica – tenendo conto che in Italia la durata media di proprietà di un’auto privata si attesta sugli otto anni.
Secondo lo studio, che ha analizzato 360 milioni di spostamenti per oltre 226.000 veicoli, il parco circolante della Capitale è quello più in difficoltà: qui l’E-Private Mobility Index si ferma al 17%, il che significa che meno di un’auto su cinque può essere sostituita da una full-electric.
Come avviene per la maggior parte delle statistiche sull’elettrico in Italia, i dati non sono uniformi e variano molto tra il nord e il sud della Penisola: a Brescia soltanto il 28% delle auto potrebbe essere immediatamente sostituito, mentre a Bari l’indice è del 42%. Come emerge dai dati elaborati dai ricercatori del PoliMi, una delle variabili ad incidere maggiormente in questo senso, oltre alla presenza di colonnine in area urbana, è il costo della ricarica.
Le auto vecchie possono essere sostenibili
Dalla ricerca dell’Università di Milano emerge anche un altro dato rilevante: un’auto vecchia può essere più sostenibile di una vettura di classe Euro più elevata, considerata più ecologica. Dipende tutto dall’uso che si va del veicolo e dallo stile di guida, che può incidere in maniera significativa sull’efficienza del mezzo e sul suo impatto ambientale: chilometri percorsi, velocità di marcia, frenate e brusche accelerazioni sono aspetti che vanno valutati, quando si calcolano le emissioni di CO2 di un’automobile – a prescindere dall’età o dal tipo di motorizzazione.
Nella ricerca presentata all’Urban Mobility Council di Unipol a Milano viene quindi proposto di passare dal concetto di scatola nera a quello di green box, uno strumento pensato per calcolare l’effettivo impatto ambientale di un veicolo grazie alla misurazione costante di chilometri percorsi, velocità e stile di guida.
“L’impatto ambientale di un veicolo è largamente legato al tipo di utilizzo più che alla sua classe Euro”, ha spiegato Sergio Savaresi, Direttore del dipartimento elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano, riportato dall’Ansa. “È forse giunto il momento, grazie alle moderne tecnologie telematiche, di misurare l’effettivo impatto di ciascun veicolo, e non basarsi su tradizionali valori medi”, ha affermato il professore.
Le emissioni reali calcolate con la green box, infatti, dimostrano che il 43% dei veicoli Euro 5 ha emissioni inferiori alla media delle auto Euro 6, e anche il 26% degli Euro 4 emette meno CO2 delle auto considerate più ecologiche.