Il settore dell’auto non sta vivendo un momento scintillante, poiché i numeri delle vendite non sono tornati ai tempi ante pandemia di Covid-19 e, inoltre, senza gli incentivi statali nei confronti delle elettriche ed ecologiche gli scenari sarebbero ancora peggiori. In poche parole, il mercato degli ultimi mesi è stato viziato da interferenze esterne che comunque hanno permesso di raggiungere una certa stabilità. Ciò che spaventa i costruttori europei sono le multe che fioccheranno a partire dal prossimo primo gennaio, per le emissioni di CO2 i cui target consentiti saranno ulteriormente abbassati. Da più parti si cercano soluzioni, ma non è facile.
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Si abbassano le soglie di CO2 permesse
Per andare incontro alle multe le case auto non avrebbero dovuto rispettare la soglia media di 116 gr/km di CO2 (95 con la vecchia omologazione NEDC), ma vendendo una quota di elettriche e ibride plug-in quasi tutti le hanno evitate. Chi, tuttavia, non è riuscito a stare dentro a questa traccia è andato a comprare crediti da Tesla o Geely. Le cose, però, adesso cambiano e a partire dal 2025 il limite scende del 19% a 94 gr/km. Una soglia che diventa impossibile quasi per ognuno. Senza contare che le auto elettriche non si vendono e ciò sta innescando molti problemi: basti vedere la rivolta Audi di Bruxelles e l’annuncio di chiusure da parte di Volkswagen.
Le elettriche non funzionano
Il Gruppo Volkswagen dovrebbe avere una quota di vendite di BEV e plug-in del 36%: lo scorso anno era il 18% e quest’anno forse riuscirà ad arrivare al 16%, secondo le più rosee previsione. L’altro grande colosso europeo è Stellantis che ha come obiettivo per il 2025 il 26%, anche se lo scorso anno non è arrivata a 18 e adesso non oltrepassa il 13. Anche l’ambizione di Ford deve essere ridimensionata, perché ha come target per il prossimo anno quasi il 35%, ma osservando il 2023 non è andata sopra il 15 e adesso si pone appena sopra il 13.
Questo calo è giustificabile al netto del decadimento di vendite da parte delle elettriche che, anziché aumentare la propria quota di mercato, stanno sprofondando per una lunga serie di motivi. Alcuni Paesi hanno cessato di usare soldi dei contribuenti per incentivare le vendite e ciò ha rallentato l’espansione delle vetture alla spina, inoltre le reti distributive hanno esaurito la capacità di immatricolare modelli che poi non riescono a vendere. Senza contare che è stato quasi esaurito il bacino dei clienti potenziali, che non è l’unanimità degli automobilisti.
A soccorso del settore potrebbe intervenire qualche amministrazione cittadina, se introdurranno divieti alla circolazione che imporrano ai cittadini di convertire la loro mobilità verso le auto alla spina. Nel breve periodo questo potrebbe funzionare, nel lungo questo potrebbe sortire un effetto boomerang. I costruttori avevano scommesso di riuscire a far cambiare abitudini d’uso dell’auto a una fetta importante dei loro clienti, ma la scommessa non sta pagando. Adesso tutta l’automotive si interroga se fare retromarcia o continuare a bruciare ingenti capitali nello sviluppo di tecnologie che vengono rigettate dal mercato. E il giudice unico è proprio l’utente finale, l’automobilista che per adesso dice di no.