Da sempre il traffico è un problema che affligge Roma. Persino ai tempi dell’Antico Impero capitavano gli ingorghi, soprattutto nelle zone più trafficate, come il Foro Romano. Allora non c’erano auto e moto, in compenso esistevano carri e lettighe. Oggi cambia la forma, non la sostanza. Qualche ora fa nel quartiere Africano, in viale Etiopia, è capitato l’ennesimo episodio capace di far riflettere sui problemi che affliggono la mobilità.
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Cosa rischia il responsabile
Le immagini circolate in rete, pubblicate sulla pagina Welcome to Favelas, ritraggono un mezzo Atac immobile. Visto distrattamente, verrebbe da presumere sia colpa dell’autista, indaffarato chissà a svolgere quali mansioni. Dietro, una coda di veicoli incolonnati attende il proprio turno. “L’autobus non passa, ma è sempre colpa dell’Atac? Spoiler: no”, recita l’ironica didascalia del video.
Le apparenze ingannano. Basta guardare con un pizzico di attenzione in più: davanti al mezzo giace, infatti, un’automobile parcheggiata proprio in curva. La macchina in sosta funge da intralcio: manca lo spazio necessario a eseguire la manovra e proseguire la marcia. In corsa per un intervento urgente, anche un’ambulanza rimane bloccata. La scena mostra l’assoluta necessità di una maggiore responsabilità alla guida, specie in situazioni di emergenza.
Il conducente rischia una denuncia per aver interrotto un servizio pubblico essenziale e messo a repentaglio la salute di chi aveva bisogno di cure immediate. Interrompere o turbare la regolarità di un servizio pubblico o di pubblica necessità viene considerato un reato nel nostro Paese.
Ai trasgressori l’art. 340 del Codice Penale prevede la reclusione fino a un anno. Quando la condotta avviene durante manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, la pena massima sale a due anni. Infine, i capi, promotori od organizzatori possono essere puniti con la detenzione da uno a cinque anni.
A mali estremi, estremi rimedi
Dinanzi a una scena simile, i presenti decidono di assumere dei provvedimenti. Attardarsi potrebbe, infatti, determinare delle serie ripercussioni. Tutto a causa di inciviltà, una piaga, purtroppo, diffusa. Chiamare le Forze dell’Ordine avrebbe richiesto ulteriore pazienza, perciò alcuni passanti hanno pensato di coalizzarsi.
Uniti dall’esigenza di ripristinare la circolazione, si sono organizzati in una sorta di catena umana per spingere l’auto ferma. Mentre cresce inesorabile una lunga fila di veicoli impazienti, si svolge un atto di azione collettiva. Diventata presto virale in rete, la clip ha attirato una pioggia di commenti. “Gliele dovete far diventare delle scatolette di tonno quelle macchine parcheggiate alla c4220”, commenta un utente. E un altro: “Succede sempre in quel punto, una volta mi ci sono incontrato anche io. Ma come te po’ venì in mente de piazzatte lì”.
Tra battute spiritose e dichiarazioni indignate, torna di attualità il dibattito su come migliorare la viabilità urbana. Quello della Capitale è l’esempio più eclatante, secondo anche la classifica del 2023 stilata da una società statunitense. Con 69 ore perse nel traffico, la Città Eterna occupa la prima posizione, seguita a… ruota da Milano con 60 ore. Terza, a debita distanza, figura Torino, ma nella top 10 non mancano le rappresentanti di Centro e Meridione.