È stato proclamato per il prossimo 18 ottobre 2024 il nuovo sciopero dei lavoratori italiani del Gruppo Stellantis e, più in generale, dell’intera filiera automotive italiana. L’annuncio è arrivato oggi, con i sindacati confederali che hanno annunciato anche un corteo a Roma, con conclusione prevista in Piazza del Popolo. L’obiettivo dello sciopero è “difendere l’occupazione e il lavoro” oltre che “rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia“. La giornata di sciopero ruota intorno all’attuale situazione degli impianti di produzione di Stellantis in Italia, con livelli produttivi ridotti che si riflettono sulle buste paga dei lavoratori dell’azienda oltre che sull’enorme indotto collegato ai vari stabilimenti.
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Cosa chiedono i sindacati
Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm chiederanno ai lavoratori di scioperare per 8 ore, nella giornata del 18 ottobre, contro la situazione “sempre più critica” negli stabilimenti italiani di Stellantis, con il rischio di un vero e proprio terremoto nell’intera industria automotive europea, come confermano le notizie in arrivo dalla Germania, legate a possibili drastici tagli da parte del Gruppo Volkswagen per quanto riguarda le attività produttive negli stabilimenti tedeschi, con il rischio di licenziamenti e, persino, chiusure di stabilimenti.
Secondo i sindacati sono necessari: “urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue, mirate politiche industriali da parte del governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica“. Viene richiesto all’UE “un serio e deciso piano di salvaguardia occupazionale, che non escluda il blocco dei licenziamenti, attraverso azioni per la formazione, ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro e un forte sostegno alla riduzione dell’orario“.
Al Governo italiano, invece, i lavoratori chiedono di “mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese” senza limitarsi ai soli incentivi per l’acquisto di auto a basso impatto ambientale. Per Stellantis, invece, viene rinnovata la richiesta di definire un piano in grado di definire “missioni produttive sufficienti” per poter colmare le capacità produttive di tutti gli impianti italiani, sostenendo così anche l’indotto.
Cosa succede nelle fabbriche
Gli stabilimenti italiani di Stellantis vivono un momento difficile, a causa dei ridotti livelli produttivi. Non si tratta di un problema nuovo visto che anche prima della nascita del Gruppo, con la fusione tra FCA e PSA, le fabbriche italiane viaggiavano con produzione ridotta e continui ricorsi agli ammortizzatori sociali. La svolta attesa con Stellantis, per il momento, non c’è stata.
Dopo la chiusura di Grugliasco, che doveva essere la “casa” di Maserati, sono arrivati i problemi con la Gigafactory, l’impianto per la produzione di batterie che dovrebbe sorgere nell’attuale stabilimento di Termoli, dove oggi vengono realizzati motori benzina e cambi. Nello stesso tempo, lo stabilimento di Cassino ha registrato un maxi stop della produzione mentre a Mirafiori si continuano a registrare fermi produttivi a causa delle basse richieste per la Fiat 500 elettrica.
Per garantire la produzione a Pomigliano d’Arco, invece, Stellantis ha prolungato la carriera della Panda mentre a Melfi, sempre sono in arrivo nuovi modelli inediti per compensare la sempre più vicina fine della carriera dei modelli prodotti nel sito lucano. Si tratta, in ogni caso, di uno scenario molto difficile, con livelli produttivi ridotti e un piano di rilancio poco chiaro da parte di Stellantis. Lo sciopero punta a riaccendere l’attenzione sulla questione e a difendere l’intera industria automotive italiana, oggi in grande difficoltà.