Negli Stati Uniti cresce la paura per le auto elettriche cinesi: già definite “un pericolo per la sicurezza nazionale”, oggi le EV di produzione cinese diventano “una minaccia esistenziale”. Lo ha scritto, in una lettera indirizzata a Joe Biden, il presidente della Commissione bancaria del Senato, Sherrod Brown.
Secondo Brown, esponente democratico dello Stato dell’Ohio in cerca di un quarto mandato alle elezioni di novembre, gli Stati Uniti non possono fermarsi ai pesanti dazi applicati alle EV cinesi: “Gli Stati Uniti devono vietare subito i veicoli elettrici cinesi e fermare l’ondata di auto sovvenzionate dal governo cinese”, ha dichiarato il senatore USA.
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Negli Stati Uniti si parla di vietare le auto cinesi
“Chiedo che gli Stati Uniti applichino un divieto totale alle auto elettriche cinesi”, afferma il senatore Sherrod Brown in un video condiviso via X. “Non m’importa che auto guidi”, prosegue il democratico dell’Ohio, “ma voglio che quell’auto sia costruita in America da lavoratori americani”.
Poco prima, il senatore USA aveva inviato una lettera al Presidente Biden in cui chiede che gli Stati Uniti vietino i veicoli elettrici di produzione cinese per tutelare i lavoratori dell’auto dell’Ohio e per combattere “le minacce economiche e alla sicurezza nazionale poste dalle case automobilistiche cinesi”. Gli alti dazi imposti alle auto importate dalla Cina (pari al 27,5%) non bastano, secondo il senatore a caccia di un quarto mandato in Ohio.
Secondo Brown, “i veicoli elettrici cinesi sono una minaccia esistenziale per l’industria automobilistica americana”, poiché farebbero parte di un attacco “orchestrato dal Governo Cinese contro un intero settore della nostra economia”.
USA, le auto cinesi “un rischio per la sicurezza nazionale”
L’alzata di scudi a stelle e strisce contro le auto elettriche cinesi non è iniziata con le esternazioni del Senatore Brown. Lo scorso febbraio, la Casa Bianca aveva dichiarato l’avvio di un indagine per verificare se “le auto cinesi possono rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale”. Le auto connesse a internet, spiegava allora la Presidenza, “usano regolarmente le loro fotocamere e sensori per registrare informazioni dettagliate sulle infrastrutture statunitensi, interagiscono direttamente con le infrastrutture critiche e possono essere pilotate o disabilitate da remoto”.
Il mese scorso è stata la volta di Donald Trump, che dopo l’imposizione di dazi che ha avviato la guerra economica tra USA e Cina nel 2018 è tornato sulla vicenda puntando il dito contro le auto delle Case cinesi prodotte in Messico.
Dal canto suo, il senatore Brown è da tempo impegnato ad attaccare la Cina, accusata di “imbrogli” e “pratiche sleali” in diversi settori: lo scorso gennaio aveva chiesto dazi più alti per le importazioni di energia solare cinese e l’anno precedente fu l’anima della campagna per il ripristino dell’imposta doganale sui pannelli solari prodotti in Cina. La scorsa settimana ha alzato il tiro, usando parole ancora più forti: “Non possiamo permettere che la Cina porti i suoi imbrogli sostenuti dal governo nell’industria automobilistica americana”, ha dichiarato.
Il tutto a poche ore dalla discussa visita del Segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen a Pechino, votata essenzialmente a mettere nuovi paletti sulle esportazioni cinesi in America. Il vice ministro delle Finanze cinese, Liao Min, ha espresso in quell’occasione “grave preoccupazione” per le restrizioni imposte dagli Stati Uniti su commercio e investimenti, ricordando che i vantaggi competitivi della Cina sono dovuti “al mercato su larga scala, al sistema industriale completo e alle abbondanti risorse umane”.