Stellantis abbandona il marchio del motore PureTech

In risposta ai recenti problemi che hanno interessato il motore 1.2 PureTech, il reparto marketing di Stellantis ha decretato un cambio alla denominazione

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 5 Settembre 2024 17:17

Stellantis attua una svolta significativa per quanto riguarda i suoi motori. A partire dallo scorso 1° settembre, il colosso automobilistico, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler (FCA) e PSA Groupe, abbandona il nome PureTech per le unità 1.2 litri. Si tratta di una misura d’emergenza, posta in essere dopo alcune complicazioni tecniche che ne hanno minato la reputazione. Se fino a poco tempo fa raccoglieva solo consensi, una serie di disagi ne ha messo a repentaglio l’immagine in maniera considerevole.

Peugeot apre le fila

Stando alle dichiarazioni rilasciate da fonti vicine, Peugeot apporterà come prima la modifica, seguita da Citroën e DS. Piuttosto di perdere dei potenziali clienti, il conglomerato corre ai ripari. La percezione all’esterno ha cominciato a scricchiolare per l’usura precoce della cinghia di distribuzione e un consumo d’olio superiore alla media. In concreto, i veicoli equipaggiati con il suddetto propulsore saranno denominati solo “100 CV”, anziché “1.2 PureTech 100”.

Già ora è possibile notare il cambio di paradigma sul sito web ufficiale di Peugeot in Francia, segno di una svolta in procinto di arrivare. Il reparto marketing attuerà delle modifiche, nel tentativo di trattenere il pubblico A tal proposito, è curioso constatare la differente politica di Opel. Benché faccia a sua volta parte di Stellantis, il Costruttore del Blitz ha utilizzato termini quali “Turbo 100” o “130 CV”, conservando questa peculiarità.

È dietrofront

In un primo frangente, il gruppo sembrava determinato a mantenere la nomenclatura anche per la nuova versione mild hybrid (MHEV) del motore 1.2. Tuttavia, da successive analisi di mercato è emersa la necessità di voltare pagina. Lo scetticismo dei consumatori imponeva un dietrofront, onde evitare di gettare al vento i progressi compiuti sul versante meccanico.

L’ultimo powertrain MHEV da 100 e 136 CV presenta delle modifiche tangibili, dotata di catene di distribuzione anziché di cinghia. Invece, il 1.2 PureTech nelle declinazioni da 100 e 130 CV ricorre a una cinghia di distribuzione in gomma e fibra di vetro. Secondo le indicazioni fornite dai portavoce della compagnia, la sostituzione andrebbe eseguita ogni 60.000-100.000 km.

Al momento, una serie di modelli popolari continua ad avvalersene, in primis le Peugeot 208, 2008 e 308. Ma le new entry in commercio, tra cui la Citroën C3, la Citroën C3 Aircross, la Fiat Grande Panda e l’Opel Frontera si avvalgono della catena di distribuzione metallica. A suggerirne l’impiego, la tenuta migliore. Il ridotto bisogno di manutenzione si traduce in un maggior appeal agli occhi dei conducenti, sensibili a certe tematiche.

La prospettiva di ridurre le “tappe obbligatorie” in officina determina un vantaggio economico non indifferente, specie in un periodo del genere, dove risparmiare rappresenta già un’impresa. Per le stesse ragioni di credibilità, Stellantis ha varato una serie di iniziative, compresa l’estensione della garanzia a 10 anni o 175.000 km accordata ai mezzi 1.2 PureTech usati certificati Spoticar. In caso di guasti meccanici ed elettrici imprevisti viene cioè assicurato il pronto intervento, senza scaricare alla clientela i costi dell’operazione.

Eppure, le perplessità proseguono e una schiera di rivenditori ha ammesso di non accettare veicoli equipaggiati con il motore in questione, motivo di disappunto tra chi aveva stabilito di accordarvi fiducia.