Stellantis, il CEO Tavares: “Fuori tutti i marchi che non fanno soldi”

Stellantis ha presentato dei numeri poco rassicuranti, tanto che adesso finiscono nel mirino del CEO Tavares i marchi che non portano profitto

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Tommaso Giacomelli

giornalista automotive

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Pubblicato: 26 Luglio 2024 12:05

Stellantis non gode di ottima salute. Ce lo dicono i numeri dopo la giornata nera che ha visto crollare il titolo in borsa dell’8%. Sono tanti i motivi di questo stentato decollo da parte del colosso franco-italiano che conta su ben 14 marchi diversi, alcuni di assoluto prestigio, anche se molti dei quali in perenne difficoltà finanziaria, di prodotto e di collocazione. Il caso più eclatante è quello di Maserati. Il Tridente è sbiadito più che mai e sta sprofondando in una crisi allarmante e all’apparenza irreversibile. Le vendite sono precipitate: da 15.300 del 2023 ad appena 6.500 di oggi. Nel frattempo utili e ricavi latitano, mentre le strutture tecniche destinate al marchio modenese chiudono i battenti. La smobilitazione è in atto.

Maserati non vede la luce in fondo al tunnel

Il primo ed evidente guaio di Maserati si chiama piano industriale. Auto importanti e da numeri più che discreti come Levante, Ghibli e Quattroporte sono andate in pensione senza eredi pronte a raccogliere il testimone. Così la gamma attuale può contare soltanto sul SUV Grecale, che sta steccando sul mercato, e sulle sportive MC20, GranTurismo e GranCabrio. Roba di nicchia e che non sta avendo i riscontri necessari per impostare un domani florido.

Ad aprile il CEO di Stellantis, Carlos Taveres, aveva smentito l’idea di vendere Maserati ammettendo però di aver ricevuto delle proposte anche da parte di aziende cinesi. “Sono arrivate proposte negli scorsi anni, ma non ho intenzione di vendere il marchio“, aveva detto. In pochi mesi queste parole potrebbero cambiare drasticamente: Maserati ha perso nel primo semestre del 2024 ben 82 milioni di euro. Oggi, Tavares si esprime così sui marchi non redditizi della galassia Stellantis: “Se non fanno soldi, li chiuderemo. È molto semplice perché stiamo parlando di un periodo transitorio molto difficile, quindi, non possiamo permetterci di avere marchi che non fanno soldi“. All’orizzonte si parla di un passaggio di Maserati a Ferrari, come accadde alle porte del nuovo millennio, con la speranza che il Tridente risorga definitivamente.

Le sfide di Stellantis

A proposito di marchi che non fanno soldi, all’interno del grande gruppo Stellantis esistono ancora i diritti su Autobianchi e Innocenti, due brand italiani acquisiti molto tempo addietro da Fiat e adesso lasciati cadere nel dimenticatoio. Nei giorni scorsi si era parlato con insistenza di una loro cessione, addirittura allo Stato, per farli rinascere insieme a capitali cinesi emulando l’operazione (più che positiva) di MG anche nel Belpaese.

Il numero uno di Stellantis si è espresso anche nei riguardi questa vicenda, cercando di fare chiarezza a modo suo: “Nulla di tutto ciò si è concretizzato. E se un giorno si materializzerà, decideremo tutto ciò che dobbiamo decidere“. Quindi, per adesso niente slancio verso il ritorno in auge di Autobianchi e Innocenti, anche se qualcosa potrebbe succedere in un futuro prossimo. Sicuramente, però, il Gruppo industriale che conta sulle anime delle ex PSA e FCA, non farà sconti neppure sui titoli e i diritti di due realtà scomparse da tempo immemore. Anche se il gigante attualmente ha i piedi d’argilla, vista la poca competitività in termini assoluti.