Ormai da giorni non si parla d’altro, l’Europa ha preso la decisione definitiva: stop ai veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035, come ormai era previsto da tempo. In questi anni di transizione energetica comunque ci saranno delle tappe intermedie di verifica, ma gli obiettivi resteranno tali, nonostante i dubbi e le critiche di molti politici ed esperti del settore.
L’allarme in l’Italia
Dopo aver parlato – poche ore fa – del duplice allarme scattato in Italia a causa della decisione dell’UE, e dopo aver sentito quali sono le critiche della Premier Giorgio Meloni e di alcuni dei Ministri e degli attori del settore automotive, oggi la parola va a Confindustria, che sostiene: “Si rischia l’effetto Cuba”, sono le parole del vicepresidente Maurizio Marchesini.
Il manager spiega: “La gente non potrà comprare le auto elettriche perché troppo costose, e continuerà a girare con auto sempre più vecchie”. Addio rinnovo del parco circolante, che tra l’altro in Italia è uno dei più datati d’Europa.
Marchesini si schiera contro lo stop alla vendita di auto con motori alimentati a benzina e diesel e sostiene (dichiarazioni a Rai Radio 1) che la decisione del Parlamento Europeo “è stata presa su impulso ideologico, senza calcolare gli impatti ecologici, economici e sociali. Non sono stati fissati solo gli obiettivi, ma anche il modo per arrivarci, cioè l’elettrico. Questo provocherà danni in Italia. I sindacati calcolano 70.000 posti di lavoro a rischio, che diventeranno il doppio sull’intera filiera e saranno solo parzialmente compensati dai nuovi addetti nell’elettrico, che impiega molte meno persone”. E di questo abbiamo già parlato, il rischio è alto davvero.
La posizione dell’Italia nella transizione energetica
Il vicepresidente di Confindustria sostiene che l’Italia sia troppo indietro nel settore elettrico, e anche questa non è una novità, ormai lo diciamo da sempre. Mancano le colonnine di ricarica, gli automobilisti non hanno fiducia nelle infrastrutture e oltretutto hanno un potere d’acquisto limitato oggi; hanno ammesso (il campione di una recente ricerca di Areté) che potrebbero comprare un’auto elettrica, solo se costasse meno di 30mila euro.
L’industria italiana dell’automotive è specializzata nei motori endotermici – come ha dichiarato Marchesini - sul settore elettrico invece siamo troppo in ritardo. “L’industria italiana non fa una battaglia di retroguardia, la transizione va fatta e può essere un buon affare”. All’Europa viene quindi richiesta la “neutralità tecnologica”. Questo significa che l’obiettivo fissato dall’UE non è sbagliato, anzi, ma potrebbe essere raggiunto anche con altri mezzi, come l’idrogeno o i biocarburanti, alternative ritenute decisamente valide da molti. La transizione costerà molto, e l’Europa dovrebbe pensare anche a questo.
Che cosa pensa il Governo italiano
Il nostro Esecutivo dice un’altra volta no, esprime il disaccordo con la decisione dell’Unione Europea di fermare la vendita di veicoli tradizionali, con motori termici.
12 anni: la scadenza è troppo vicina e dannosa per il settore auto nazionale. Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, propone di avanzare una controproposta e limitare il bando al 90% delle auto. Anche il Ministro Urso (Imprese) sostiene che siamo troppo in ritardo in questa transizione energetica di cui si parla ogni giorno, mancano gli investimenti nel settore per iniziare a muovere qualche passo nella direzione giusta.