L’assurda moda del “rolling coal”, fumo nero contro auto non inquinanti

Tra le pratiche più assurde degli ultimi anni, il rolling coal è diventato un fenomeno dilagante negli Stati Uniti, in risposta alla transizione elettrica

Pubblicato: 8 Ottobre 2024 19:10

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Suonare il clacson o insultare un altro automobilista? Negli Stati Uniti è “off”. La moda emergente, se così la possiamo chiamare, ha un nome preciso: “rolling coal“, vale a dire “carbone ambulante”. L’assurda trovata permette di mettere meglio a fuoco lo scetticismo nutrito da una parte della popolazione verso il green. Nonostante gli infiniti report redatti dagli studiosi circa il cambiamento climatico, in alcune persone rimane radicata la convenzione di trovarsi in un grande piano orchestrato dall’alto. Non solo la Terra è piatta e l’uomo non ha mai messo piede sulla luna, tra i presunti super complotti, uno vede le vetture come massime protagoniste.

I problemi della transizione

La transizione ecologica consiste in un obiettivo comune nel mercato europeo. E anche negli Stati Uniti, con la salita al potere di Joe Biden, la campagna di elettrificazione ha ottenuto l’appoggio dalla classe politica. Eppure, la ventilata diffusione delle vetture a zero emissioni viene rimandata di continuo dalle Case. Persino i massimi sostenitori del piano devono rallentare le operazioni, poiché, in caso contrario, diversi conducenti eviterebbero di rinnovare il parco macchine personale o, quantomeno, guarderebbe a realtà concorrenti.

Se le BEV rimangono una piccola fetta dei mezzi circolante nel Pianeta, i motivi sono molteplici. Come attesta uno studio realizzato in Italia, gli elevati prezzi di listino rappresentano un aspetto cruciale, alla pari dell’autonomia e delle poche infrastrutture di ricarica. Tolta la percorrenza, in cui siamo dinanzi a un pregiudizio, le ragioni evidenziate poggiano su fondamenta concrete. Pensiamo alle cifre d’attacco delle ultime proposte nelle concessionarie e ce ne renderemo conto.

Sotto la soglia dei 20.000 euro è pressoché impossibile reperire un esemplare full electric, fatto salvo per due scenari limitati: produttore cinesi o modelli di seconda mano. La repentina perdita di valore delle full electric gioca un ruolo non indifferente. Con il progresso imperterrito delle tecnologie, in una manciata di anni un esemplare diventa obsoleto.

Antipatia naturale

Le modalità del rolling coal raccontano, però, un qualcosa di più. Oltre ai fattori sopra evidenziati, sussiste una sorta di “antipatia naturale”, legata a una presunta scarsa virilità. Che c’entri il motore silenzioso? Per quanto appaia bizzarra, costituisce la tesi di una larga parte di operatori di settore. A tal proposito, vari player dell’automotive sono in procinto di adottare delle contromisure. Ad esempio, in casa Ferrari studiano un suono artificiale, da conferire alla prima BEV della sua luminosa storia. Sta cercando di ottenere lo stesso pure Lamborghini, nell’eterna battaglia tra icone del lusso, che spesso ha fatto da stimolo in passato, inducendo a superare i propri limiti.

Il fenomeno del rolling coal emerso sul web conferma l’ostilità di certi automobilisti. Sui social network aveva conquistato proseliti una pagina Facebook, giunta a toccare quota 16.000 followers, prima di scendere a 6.000, dopo la conclusione dei post. Gran parte delle foto ritraggono mostruosi pick-up Dodge Ram o GM Silverado che emettono colonne di fumo nero. Infatti il principio è proprio quello di elaborare i motori diesel di questi enormi Suv e pick-up (molto diffusi negli Stati Uniti) per provocare nubi inquinati di fumo nero con tubi di scappamento potenziati e spesso verticali contro ciclisti, pedoni e auto ecologiche (in particolare le odiate Prius).

Una moda questa che ben si sposava con l’idea dell’allora numero uno della Casa Bianca, Donald Trump. Durante la campagna elettorale il vulcanico tycoon aveva più volte parlato in maniera molto scettica del cambiamento climatico e degli accordi internazionali bollando l’emergenza come una ”cavolata” inventata dai cinesi per danneggiare l’industria americana, nonostante la quasi totalità della comunità scientifica ritenesse fosse un problema serio e già attuale. Il sostegno pubblico di Elon Musk nelle elezioni del 2024 sembra, però. avergli fatto smussare gli angoli.