Auto elettriche, colonnine di ricarica rapida in Italia: l’ennesimo fallimento

Ennesima cocente battuta d'arresto per la diffusione delle auto elettriche in Italia: solo in pochi hanno risposto al bando per l'installazione delle colonnine

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 20 Ottobre 2024 17:24

L’adozione delle auto elettriche in Italia continua ad andare a rilento. Nonostante il Governo italiano intenda accelerarne la diffusione, i 693 milioni stanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), destinati al potenziamento delle infrastrutture di ricarica, sono andati in gran parte deserti. Non un problema di poco conto, in quanto l’installazione delle colonnine di ricarica costituisce uno degli snodi cruciali per una mobilità a zero emissioni.

Infatti, alla scadenza del 7 ottobre 2024, giusto una minima parte dei territori e dei lotti messi a disposizione ha ricevuto richieste adeguate.
I dati resi noti – senza una comunicazione ufficiale da parte del ministero dell’Ambiente – dipingono un quadro allarmante: dei 58 ambiti previsti nella scena urbana, appena 39 hanno riscosso interesse.

Male soprattutto le strade extraurbane

La situazione appare ancora più critica in merito alle strade extraurbane: dei 166 macrolotti disponibili, solo 50 hanno trovato aziende pronte a realizzare gli impianti. Dunque, gran parte della nostra penisola rischia di rimanere sprovvista di colonnine di ricarica rapida, andando ulteriormente a rallentare la svolta green. Che dovrà comunque arrivare nei prossimi anni, pena la perdita di competitività in confronto ad altre realtà europee.

Un breve spiraglio di luce è filtrato in occasione dei generosi Ecobonus 2024, quando il tesoretto riservato alle auto elettriche (BEV) è andato esaurito in poche ore. Si è trattato, tuttavia, di un fuoco di paglia, prima del ritorno al solito andamento. Sul totale del parco circolante, le BEV non vanno oltre l’1%.

I prezzi di listino elevati costituiscono un motivo decisivo, ma c’è anche altro dietro la reticenza dei possibili acquirenti, inerenti sia alle tempistiche di ricarica sia alle poche infrastrutture idonee, come ribadito in un convegno organizzato in proposito nelle scorse settimane.

Il piano decretato dall’esecutivo prevede l’installazione di 18.380 colonnine di ricarica entro il 2025, di cui 10.880 nelle città e 7.500 lungo i tratti extraurbani. Tenuto conto che le colonnine hanno solitamente due prese, i punti di ricarica complessivi ammonterebbero a 36.760. Purtroppo, i buoni propositi si scontrano con la dura realtà, dettata da una sfiducia dilagante.

Tante risorse, poco interesse

Le risorse stanziate a riguardo sono pure ingenti: 279,3 milioni di euro per le stazioni urbane e 359,9 milioni per quelle extraurbane. A questi numeri, si aggiungono le circa 3.000 colonnine attualmente in fase di realizzazione, le quali porterebbe il totale a circa 42.000 complessive in Italia nei prossimi anni. Tuttavia, a dispetto delle somme destinate e le uscite ottimiste, la situazione è ben lontana dall’essere soddisfacente.

Stando ai dati diffusi dall’associazione Motus-E, attualmente nel Belpaese sono presenti solo 56.992 punti di ricarica distribuiti su circa 28.496 colonnine, tra lente e veloci. Pur essendo in crescita, il numeri resta insufficiente a tagliare il traguardo di 4,3 milioni di auto elettriche in circolazione entro il 2030, rispetto alle circa 261.731 attuali.

Sul perché dei risultati deludenti, il ministero dell’Ambiente, presieduto da Gilberto Pichetto Fratin, indica una serie di difficoltà tecniche, urbanistiche, ambientali e paesaggistiche, che ostacolano la presentazione dei progetti da parte dei potenziali beneficiari. Spesso le compagnie interessate incontrano ostacoli di carattere normativo o logistico, che rendono complesso rispettare le tempistiche e l’iter stabilito per accedere ai fondi.