Sempre più città in Europa stanno abbracciando il concetto di città da 15 minuti, un modello urbano che mira a ridurre il ricorso all’automobile, migliorare la qualità della vita e rendere i servizi essenziali accessibili in un quarto d’ora. Ciò si traduce in un naturale ricorso ad una mobilità cosiddetta dolce, fatta di pedonalismo e bicicletta. La prima ad adottare questo metodo è stata Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, seguita poi da città come Barcellona, Seattle, Milano ed Edimburgo, che stanno implementando politiche simili. Anche se permangono diversi dubbi su alcuni aspetti della formula, è innegabile che questo approccio non solo promuove la mobilità sostenibile, ma anche una maggiore coesione sociale e un miglioramento della qualità dell’aria.
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La città da 15 minuti, i limiti
Il suo limite principale è probabilmente quello di essere paradossale da diversi punti di vista. Fare in modo di raggiungere tutti i servizi essenziali in 15 minuti significa impattare molto sul tessuto urbano e ciò non è sempre fattibile (oltre che sensato). Inoltre, nelle moderne città la situazione è già simile a quella dei 15 minuti, ma solo grazie a grossi centri privati, come quelli commerciali o sanitari, che generano altri problemi. E nonostante ciò il ricorso all’automobile rimane. Viene perciò da pensare che debba essere necessario lavorare sulla cultura dello spostamento, proponendo modelli diversi da quelli legati alla comodità della vita, e sul problema dell’espansione urbana oltre che dell’incremento demografico.
Uno studio globale sulla mobilità urbana
Tornando al presente, è da poco uscito un nuovo studio condotto da due ricercatori dell’ Universidad EAFIT in Colombia, Rafael Prieto-Curiel e Juan Pablo Ospina, dove si analizzano 794 città in tutto il mondo dal 2001 ad oggi, coprendo un totale di 850 milioni di abitanti. La ricerca ha esaminato la distribuzione tra mobilità attiva (camminare e andare in bicicletta), trasporto pubblico e utilizzo dell’automobile. Utilizzando oltre 1.000 sondaggi, è emerso che più della metà degli abitanti studiati utilizza quotidianamente l’auto per recarsi al lavoro. Tuttavia, ci sono significative differenze tra le varie regioni del mondo. Negli Stati Uniti e in Canada, l’auto domina, con meno del 4% della popolazione che cammina e solo il 5% che utilizza i mezzi pubblici. Al contrario, nelle grandi città dell’Asia, poche persone guidano, indipendentemente dal reddito, grazie ai sistemi di trasporto pubblico altamente efficienti.
Differenze nella mobilità
In Europa, la situazione è più variegata. Nelle città più piccole, il mix di mezzi di trasporto è più equilibrato, con una combinazione di guida, camminata e ciclismo per gli spostamenti quotidiani. Nelle grandi città come Parigi e Londra, il trasporto pubblico è la modalità dominante. Le città con la più alta percentuale di mobilità attiva includono Quelimane in Mozambico, con il 91% degli spostamenti a piedi o in bicicletta, seguita da Peja in Kosovo (79%) e Utrecht nei Paesi Bassi (75%). Houten, sempre nei Paesi Bassi, si distingue per essere stata costruita interamente per i ciclisti, con il 67% degli spostamenti in mobilità attiva.
Le città italiane
E in Italia? Ricordiamoci innanzitutto che i risultati provengono da analisi prese nel corso di due decenni, ma si tratta comunque di dati interessanti. Le città italiane prese in considerazione sono venti, dove Pavia spicca come il comune nel quale ci si sposta di più tramite mobilità attiva (42%), mentre Palermo, quello dove si usa di più l’automobile (78%). Seconda posizione per Monopoli (40%), in Puglia, e penultima per Parma (75%), un po’ a sorpresa. Però non è tutto così semplice: bisogna tenere presente anche il dato sul ricorso al servizio pubblico, che ad esempio piazza Pavia verso il fondo della classifica e Torino, con pochi spostamenti attivi, tra le più alte in lista. Certamente nel corso degli anni molte cose sono cambiate: la posizione di metà classifica occupata da Milano sarebbe certamente diversa se tenessimo conto solo degli ultimi cinque anni. Tuttavia è interessante notare come i fattori culturali sembrano più determinanti rispetto a quelli più legati alla morfologia del territorio
Conclusioni e prospettive future
I ricercatori sottolineano che le città più grandi tendono ad avere una percentuale maggiore di spostamenti in auto, mentre nelle città più piccole è più facile spostarsi a piedi o in bicicletta. Questo trend spinge molte grandi città a lavorare verso il modello della città a 15 minuti. Il reddito influisce anche sulle modalità di spostamento: le città più ricche vedono un maggiore uso dell’auto. Tuttavia, sempre più politici nelle città ricche stanno promuovendo la mobilità attiva. Città come Singapore e Parigi hanno utilizzato sia incentivi che restrizioni per raggiungere questo obiettivo. Nonostante l’aumento globale del numero di automobili e della congestione, il concetto della città a 15 minuti sta guadagnando terreno e potrebbe rappresentare una svolta significativa nella pianificazione urbana futura. Anche in Svezia, molte città stanno lavorando per adottare questo modello, creando buone connessioni e favorendo una società più efficiente nei trasporti.