Come un fulmine a ciel sereno, Hertz, una delle maggiori società di autonoleggio al mondo, ha annunciato la messa in vendita di 20mila auto elettriche della sua flotta statunitense. A suo avviso, i tempi non sono ancora maturi per mettere il piede sull’acceleratore. Una convinzione frutto dei test compiuti sul mercato negli ultimi anni, a partire dal 2021, quando la compagnia si diceva intenzionata ad acquistare 100mila Tesla.
I motivi sono molteplici, riassumibili in basse vendite, manutenzioni costose e macchine usate soggette a una rapida svalutazione. I risultati derivanti dall'attività, inferiori alle aspettative iniziali, sono figli anche della situazione socioeconomica sfavorevole, con i numerosi punti interrogativi che contribuiscono all’incertezza generale. Nel trimestre finale del 2023, le vendite delle BEV negli Stati Uniti sono cresciute dell’1,3%, in pesante flessione.
Passo indietro sulle auto elettriche
Il provvedimento assunto da Hertz, in linea con il trend generale, dipende da un “numero sproporzionato di noleggi con margine inferiore”. Dunque, le prospettive di minor profitto hanno avuto un impatto decisivo. Questo pure perché le stazioni di ricarica pubblica rimangono tuttora appannaggio delle maggiori città, mentre nei piccoli centri continuano a scarseggiare. In aggiunta, la svalutazione delle macchine a zero emissioni è ben più rapida in confronto alle unità coi sistemi tradizionali.
Non aiuta nemmeno la percezione di scarsa affidabilità delle auto elettriche, una reazione umana naturale alla novità. Ed è altrettanto significativa la durata limitata delle batterie, la componente più cara delle BEV, che va sostituita dopo un certo numero di anni. Gli oneri di manutenzione sono, pertanto, superiori rispetto a quelli delle vetture con motore a combustione interna. Benché le parti mobili siano poche, queste hanno un costo maggiore.
Segnale negativo: le possibili ripercussioni
In quanto uno dei principali attori del settore, il dietrofront di Hertz potrebbe indurre le realtà concorrenti a seguirne le orme. Inoltre, rischia di mettere ulteriormente in discussione l’immagine pubblica delle BEV, che devono ancora imporsi in numerose aree del mondo, compresa la nostra penisola, dove resta una nicchia, sebbene la classe politica auspichi una svolta imminente.
Per superare lo scetticismo generale, il Governo italiano confermerà, ad esempio, gli incentivi auto nel 2024, i cui termini sono attualmente oggetto di discussione. Verso la fine del mese di gennaio dovrebbero essere stabilite nel dettaglio le modalità di erogazione, mediante il nuovo Dpcm. Introdotte inizialmente dal Governo Draghi nel 2022, le agevolazioni hanno finora avuto dei riscontri differenti in base all’alimentazione: mentre i fondi stanziati per le mild e full hybrid hanno avuto successo, la maggior parte del tesoretto riservato alle plug-in hybrid e full electric è rimasto inutilizzato.
Rallentamento sì, stop totale no
Hertz dichiara, comunque, di non voler abbandonare la transizione energetica. Ormai il treno è partito e il colosso dell’autonoleggio non intende lasciarsi cogliere impreparato. Di conseguenza, continuerà a investire nella rete di ricarica e nelle relazioni con i costruttori. Tuttavia, i ritmi evolutivi hanno subito un arresto, che invita a tenere sotto costante monitoraggio la situazione. Al fine di risolvere le annose criticità, in particolare il costo elevato, Stellantis sta pensando di ricorrere agli accumulatori al litio-ferro-fosfato (LFP), più economici, anche se con una minore densità energetica.