I rischi e il potenziale delle auto elettriche nell’Unione Europea

Il passaggio a una mobilità sostenibile non porta solamente benefici ma ci sono anche dei grossi rischi che riguardano l'economia europea

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Andrea Piva

giornalista

Torinese, classe 1987, giornalista pubblicista con la voglia di raccontare quello che accade nel mondo e la fortuna di riuscire a farlo. Tra le mie passioni ci sono il cinema, lo sport e tutto ciò che è inerente al mondo dei motori e alle continue evoluzioni tecnologiche (e sostenibili) dei mezzi a quattro e a due ruote.

Pubblicato: 5 Luglio 2024 11:36

Transizione ecologica: è questa la strada che da tempo hanno iniziato a seguire le varie case automobilistiche supportate anche dalle politiche adattate nell’Unione Europea. È infatti noto che i paese dell’UE si siano posti l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Un obiettivo certamente importante anche se, va sottolineato, gli stati europei emettono solamente una piccola parte della CO2 che quotidianamente viene rilasciata nell’ambiente: il 7,4% del totale (la Cina da sola emette il 30,7% del totale, l’India il 7,6% e il resto dell’Asia il 20,3%). In questa corsa al raggiungimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 un ruolo importante lo hanno appunto anche le case automobilistiche e questa rivoluzione in atto nel settore delle auto è destinata però ad avere anche altre conseguenze all’interno dell’Unione Europee. Non tutte positive.

Auto elettriche in Europa: gli effetti in negativo

Il passaggio, che può essere definito storico, a una mobilità sostenibile porterà infatti ad alcune conseguenze negativa: la quota di mercato globale delle automobili europee, secondo alcune stime del Boston Consulting Europe è destinata a scendere dal 26% attuale al 12% nel 2040. In pratica le automobili europee saranno sempre meno vendute e a crescere ulteriormente sarà la quota di mercato delle auto americane e asiatiche.

A livello economico sarebbe un boccone molto amaro da digerire per il vecchio continente che perderebbe 145 miliardi di euro di Pil (l’automotive rappresenta oltre il 7% del Pil del Paesi dell’Unione Europea) e che rischierebbe di vedere crescere la disoccupazione: sempre entro il 2040 nel settore dell’automotive europeo sembrano infatti destinati a perdersi 1,5 milioni di posti di lavoro. Questo anche per il fatto che la produzione di automobili elettriche necessita di una manodopera minore.

Questo passaggio alla mobilità elettrica che, secondo i piani originali, dovrebbe avvenire in maniera rapida sta iniziando a preoccupare sempre di più le cause automobilistiche, anche per il fatto che le vendite di auto elettriche sono ancora molto ridotte, soprattutto per i costi molto elevati di queste vetture oltre che per altri fattori, come i dubbi riguardanti l’autonomia delle batterie e il fatto che la rete pubblica di ricarica non sia ancora particolarmente sviluppata. Ma a preoccuparsi sono sempre di più anche i cittadini.

Gli effetti negativi in Italia

Il passaggio alla mobilità elettrica rischia di avere grandi ripercussioni anche in Italia dove si rischia di perdere oltre il 50% dell’attuale fatturato della componentistica per i motori a combustione che vengono prodotti nel nostro Paese. Tradotto in denaro, le aziende italiane perderebbe in totale 7 miliardi di euro.

L’Ungheria aspira a diventare una superpotenza europea per la produzione di batterie per auto elettriche

Ma il passaggio a una mobilità sostenibile può anche trasformarsi in un’occasione. L’Ungheria, per esempio, sta provando a imporsi sempre di più come potenza europea per la realizzazione delle batterie per auto elettriche. Le aziende leader nel settore sono cinesi e proprio grazie ai buoni rapporti tra Ungheria e Cina possono favorire la crescita economica del Paese europeo, che sta cercando di portare sul proprio territorio le principali aziende cinesi per avviare la produzione massiccia di batterie elettriche anche nel Vecchio Continente.