Jeep Grand Cherokee, la prova del restyling del SUV americano

La fuoristrada americana migliora nella guida su strada e rimane sempre un riferimento quando bisogna affrontare l’off road

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Virgilio Motori

Redazione

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Ci sono alcune regole non scritte, nella vita, che si rispettano perché così ci è stato insegnato. E così sappiamo che non è gentile chiedere a una signora quanti anni ha, né saggio voler sapere quanto consuma un SUV di quasi 5 metri di lunghezza e 2.500 chili di peso. Comunque, è anche vero che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, considerando che dopo aver guidato la Jeep Grand Cherockee restyling turbodiesel nell’entroterra di Palermo abbiamo letto sulla strumentazione un consumo medio di 18,5 km/l (5,4 l/100 km). Valori non lontani da quelli di una “normale” berlina compatta come la Fiat Bravo, tanto per restare nel Gruppo Fiat, che con questo restyling della Grand Cherokee rinnova l’ammiraglia del marchio americano che appunto gli appartiene.

La novità tecnica più importante è l’adozione del cambio automatico ad 8 marce della tedesca ZF, che riesce a ridurre le richieste di carburante del motore 3.0 a 6 cilindri Multijet II da 250 CV di potenza, e quindi esente dal superbollo. Il risparmio stimato dal costruttore al momento di fare rifornimento è del 10% rispetto alla Grand Cherokee precedente. Ma i vantaggi riguardano anche la guidabilità che la nuova trasmissione riesce a conferire all’imponente americana, perché i passaggi di marcia sono fuidi e puntuali, sia in modalità automatica sia usando le palette dietro al volante per l’azionamento manuale.

Detto del principale protagonista sotto la pelle, anche fuori la Grand Cherokee restyling ha qualcosa di nuovo da dire. La carrozzeria adotta infatti fari a LED e finiture cromate, mentre nell’abitacolo si fanno notare due schermi: un display multifunzione da 7 pollici all’interno del quadro strumenti e il touchscreen da 8,4 pollici al centro della plancia, in verità non ben visibile in pieno sole. Oltre al sistema di infotainment, da questa interfaccia si comanda anche l’impianto audio, che conta 19 altoparlanti della Harman Kardon.

I rivestimenti non si fanno mancare la pelle per i sedili e l’Alcantara per il soffitto, che fanno da cornice a un’innalzamento generale della qualità percepita, migliorata rispetto a certe cadute di stile che spesso caratterizzano le auto americane. Magari il meccanismo di regolazione dei sedili posteriori ha un design poco elegante, mentre i giochi tra il piantone dello sterzo e la cuffia (in gergo “prosciutto”) che lo ricopre sono troppo ampi.

La Jeep Grand Cherokee è sempre stata ben disposta a farsi “buttare” in qualche percorso off road, ma con questo ultimo restyling non sfigura troppo nemmeno su strada. Lo sterzo è preciso e l’assetto lo asseconda bene, limitando il rollio e assorbendo bene le irregolarità stradali. Ben insonorizzato il motore, che ha un rumore più gradevole della media dei propulsori a gasolio. Non appena si portano le ruote sullo sterrato le sospensioni regolabili aumentano da sole l’altezza da terra e affrontando una discesa ripida il cambio passa automaticamente alle ridotte, per moderare la velocità. Quando il gioco si fa duro basta fermarsi, mettere in folle e ruotare il rotore del Selec-Terrain in una delle cinque modalità disponibili. Ogni clic imposta le tarature di 18 dispositivi diversi (trazione, freni cambio e controlli elettronici vari) per guidare su sabbia, fango, neve, rocce o strade miste. Riusciamo così ad avanzare anche su una profonda sassaia nonostante le gomme stradali. E su pendenze del 55% che, per i non addetti ai lavori sonoa dir poco impressionanti.

La Jeep Grand Cherokee MY 2014 arriverà a luglio con una dotazione di serie piuttosto ricca, che comprende il cambio automatico con i comandi al volante, il portellone posteriore robotizzato, il Selec-Terrain e il dispositivo Selec-Speed Control, che permette di regolare la velocità in salita e in discesa agendo sulle levette del cambio fino a 8 chilometri l’ora. I prezzi non sono ancora stati decisi, ma la versione d’accesso Limited costerà meno di 60.000 euro e non avrà il navigatore incluso. Gli allestimenti più ricchi Overland e Summit (quello da noi provata), avranno un listino compreso tra 65.000 e 70.000 euro, con equipaggiamenti di serie come il tetto panoramico, il differenziale posteriore a slittamento limitato a controllo elettronico e le sospensioni pneumatiche Quadra-Lift, che consentono di variare l’altezza da terra su cinque diversi livelli, da 18 a 28 centimetri. Al top di gamma resta la versione SRT a benzina, che con il suo muscoloso V8 da 468 cavalli, il launch control e la trasmissione modificata per poter affrontare addirittura la guida in circuito vi permetterà di distinguervi.

(a cura di OmniAuto.it)