Cambio rotta per Mercedes, motori a combustione anche dopo il 2030

Mercedes rallenta sull'elettrico. Prima dell'incontro con gli azionisti, il CEO ha aperto alla possibile realizzazione di motori termici dopo il 2030

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 14 Maggio 2024 14:29

Cambio di rotta per Mercedes: la Casa automobilistica di Stoccarda ha annunciato un rallentamento del suo piano di elettrificazione totale, in principio previsto entro il 2030. Alla pari di altri player, il Costruttore preferisce allungare i tempi, visto lo scarso appeal finora riscosso dalle BEV nelle concessionarie. La velocità della loro diffusione continua ad apparire frammentaria, nonostante le politiche attuate anche dall’Unione Europea.

Se i programmi iniziali saranno rispettati, i motori a combustione interna verranno banditi nel 2035. Benché non siano giunti dei dietrofront a riguardo, l’organo comunitario sembra mostrare dei dubbi circa. Altrimenti, si faticherebbe a spiegare la decisione di Ursula von der Leyen di tenere un incontro informativo nel 2026.

Ola Källenius raffredda gli animi: la fine del termico potrebbe essere rimandata

A quanto pare, i numeri di mercato e le pressioni esercitate dagli Stati membri spingono a un approccio meno radicale. Nel caso specifico di Mercedes, l’amministratore delegato Ola Källenius ha aperto ufficialmente alla produzione di propulsori termici (benzina e diesel) pure dopo la fine del decennio, purché vi sia abbastanza domanda.

La conferma del CEO, giunta prima dell’Assemblea generale del gruppo, affonda le radici in diverse motivazioni. In primo luogo, pesa il calo delle immatricolazioni. Infatti, la divisione delle BEV, in particolare con i modelli EQS ed EQE, ha riservato delle amare delusioni. I prezzi elevati delle due berline di lusso hanno dissuaso la potenziale clientele dal sceglierle, in favore della concorrenza.

In secondo luogo, gli stabilimenti Mercedes sono già flessibili, ossia preposti a occuparsi sia dei propulsori elettrici sia tradizionali, così da regolarsi in base al mercato di riferimento. Infine, i dirigenti sarebbero giunti alla conclusione mossi dalla logica del profitto.

Al momento, la transizione ecologica completa garantisce margini di guadagno inferiori. Questo perché le batterie rimangono un componente costoso, che va, inevitabilmente, a ripercuotersi sulle casse societarie. In ogni angolo del mondo sono in corso dei progetti di ricerca, ma finora manca quell’innovazione in grado di azzerare o quasi il gap dai sistemi canonici.

La svolta green resta un obiettivo

Nonostante ciò, la svolta green rimane un obiettivo in Mercedes. Malgrado le difficoltà affrontate, superiori rispetto alle prospettive iniziali, le immatricolazioni di full electric hanno registrato un aumento del 73% nel 2023, a conferma di un interesse crescente da parte dei consumatori.

In confronto ai diretti competitor, preoccupa il distacco da BMW, che lo scorso anno ha maturato una quota nel comparto delle BEV pari al 14,7%, contro l’11,8% della Stella. Preoccupa in minor modo Audi, uscita con le ossa rotte dalla gestione Duesmann. Il ritardo accumulato pone la realtà di Ingolstadt nelle retrovie, anche se è bene prestare attenzione.

Col passaggio di consegne a Gernot Dollner nella posizione di CEO, il colosso dei Quattro Anelli pensa a recuperare terreno. Avendo alle spalle un colosso della mobilità quale Volkswagen, potrebbe servirle meno delle stime di partenza degli analisti.

Sui diesel, che BMW avrebbe intenzione di abbandonare gradualmente, Källenius non ha rilasciato dei chiarimenti, forse segno di un interesse ancora vivo: le prestazioni sulle lunghe distanze sono un’attrattiva forte, forse troppo per abbandonarli.