Stop diesel e benzina: l’Europa ora ci ripensa

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE, ha comunicato che nel 2026 verrà riesaminato lo stop delle auto a benzina e diesel, previsto nel 2035

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Le elezioni europee del 6-9 giugno 2024 non solo decreteranno la composizione del Parlamento, bensì pure il futuro della mobilità. Le dichiarazioni della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, riaccendono i riflettori sul controverso stop delle auto a benzina e diesel fissato per il 2035, annunciando una revisione nel 2026, che potrebbe modificarne i contorni.

La Cina incombe

La proposta iniziale, appoggiata dalla Commissione, mirava a un’Europa totalmente elettrificata entro il 2035. Un obiettivo ambizioso fissato per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, con la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ma l’iniziativa ha sortito fin dal principio del forte scetticismo tra alcuni Paesi e capi d’impresa.

Ad esempio, il vicepremier italiano Matteo Salvini lo ha definito un regalo alla Cina. La Repubblica del Dragone si è, infatti, saputa muovere con largo anticipo nella transizione energetica, e oggi gode di un enorme vantaggio sulle aziende tradizionali. Per recuperarlo, ha stimato Volkswagen, serviranno due o tre anni, nella migliore delle ipotesi.

Un altro parere forte è stato quello di Akio Toyoda. Secondo il presidente di Toyota sarebbe un grave errore concentrarsi esclusivamente sulla produzione di full electric, senza prendere in considerazione le alternative. Tra le battaglie ancora da vincere per il colosso nipponico la più importante riguarda l’idrogeno, tuttora da sdoganare.

I tentativi effettuati hanno lasciato finora parecchio a desiderare, frenati pure dalla scarsa diffusione delle infrastrutture di rifornimento. Eppure, la Casa delle Tre Ellissi sente di aver assunto la scelta giusta. Di conseguenza, è già stata comunicata la volontà di compiere un’ulteriore tentativo, nella speranza che sia davvero quello buono.

Filosofie diverse

Leggere gli scenari futuri dell’automobile europea manderebbe in crisi pure i veggenti. La divergenza nelle politiche aziendali adottate dai player della filiera sono sintomatiche a tal proposito. Per una Stellantis pronta a indire il piano Dare Forward 2030, che prevede una gamma di sole BEV entro la fine del decennio nel Vecchio Continente, c’è una BMW che preferisce tenere i piedi in più scarpe.

Le preoccupazioni per l’impatto su industrie tradizionali, accessibilità per i consumatori e disponibilità delle colonnine di ricarica hanno spinto a richiedere una revisione. In risposta all’allarmismo serpeggiante, la Commissione ha accettato una revisione nel 2026.

Dunque, si valuteranno gli effetti della proposta sui consumatori e sui Costruttori. Il fine è di garantire che la svolta non vada a penalizzare eccessivamente i cittadini e tuteli la competitività dell’industria locale. Messa a repentaglio dalla sopra menzionata espansione cinese, su cui negli scorsi mesi lo stesso organo comunitario ha aperto un’indagine antidumping.

La seconda finalità delle manovre attuate è di analizzare i progressi dei nuovi carburanti a zero emissioni. Il focus verterà su tecnologie quali gli e-Fuel, al fine di stabilire se realmente costituiscano una valida alternativa al full electric. La deroga, reclamata a gran voce dalla Germania, è già stata concessa: una successiva analisi consentirà di stabilire se sia assunta la decisione corretta.

Infine, è possibile un’apertura nei confronti di ulteriori soluzioni. Qualora dalla revisione emergeressero potenzialità ambientali ed economiche concrete, l’Esecutivo potrebbe anche riconsiderare il precedente “no” ai biocarburanti, reclamati a gran voce dal nostro Governo.