Sì, è il più grande veicolo al mondo. No, non è né un’auto, un camion o un autobus. Nulla di tutto ciò. Il titolo spetta, infatti, al Bagger 293, un gigantesco escavatore a ruota su tazze, esempio sbalorditivo di ingegneria meccanica.
Al tempo stesso, però, rappresenta un promemoria circa i costi ambientali dell’industria mineraria. Mentre il fenomeno del cambiamento climatico è diventato uno dei temi di attualità, questo mezzo solleva alcune questioni di carattere etico.
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Una questione ecologista
In funzione da decenni, il Bagger 293 viene definito un lascito del passato, contrario alla direzione imboccata dalla politica europea e internazionale in materia ecologista. L’opinione pubblica a riguardo ha iniziato a divenire avversa in un’epoca dove la transizione della mobilità interessa sia ai governi sia alla popolazione.
Le automobili a combustione interna saranno bandite dal 2035 nei Paesi dell’Unione Europea per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Nel 2026 terrà banco un incontro di aggiornamento, utile forse a slittare le tempistiche, ma il sentiero è stato tracciato.
In parallelo, il Bagger 293, prodotto dalla tedesca TAKRAF rischia di imporre un prezzo troppo caro da pagare. Eppure, permane reticenza all’idea di abbandonarlo, data l’eccellente funzionalità, difficilmente raggiungibile, senza provocare degli scompensi sulla stabilità.
Un colosso di ferro
Con un’altezza di 96 metri, una lunghezza di 225 metri e un peso di 14.200 tonnellate, è un vero e proprio colosso di ferro. La sua ruota a tazze, avente un diametro di 21,3 metri e 18 tazze, ognuna in grado contenere oltre 15 metri cubi di materiale, può spostare 240.000 metri cubi di terreno al giorno.
Numeri impressionanti, abbastanza da riempire il Colosseo in meno di cinque giorni. Ne aggiungiamo un altro: 100, come i milioni di dollari da investire al momento della sua costruzione (correva il 1995). Per descriverne le caratteristiche nello specifico, TAKRAF ha coniato il termine Type SRs 800.
Seguì un gruppo di veicoli di dimensioni simili. Benché siano opera di diverse compagnie, sono accomunate da due fattori: il peso, pari o superiore a 7.000 tonnellate, e l’equipaggio, manovrabili da piccoli equipaggi di cinque persone.
Resta ora da capire cos’abbia spinto a creare una macchina tanto imponente. La risposta risiede nella natura dell’industria mineraria. L’estrazione richiede strumenti adatti a trasportare enormi quantità di terreno e roccia. In tal senso, il Bagger 293 è un’eccellenza assoluta.
Secondo le stime degli analisti, il Bagger 293 sa svolgere il lavoro di 40.000 minatori, il che lo rende un pilastro nel settore. Tuttavia, esiste pure il rovescio della medaglia, lamentato dagli ecologisti.
La miniera di Hambach, in Germania, presso cui opera, si espande a vista d’occhio, minacciando l’ultima porzione di foresta rimasta intatta. Ecco allora che, preoccupati dal destino del Pianeta, gli ambientalisti presidiano la zona in maniera costante.
Inoltre, sussiste la criticità dell’energia, altrettanto rilevante. Il Bagger 293 è alimentato da una fonte esterna che fornisce 16,56 megawatt. Unito all’impatto ambientale dell’estrazione di lignite, il conto da sopportare desta sgomento.
Del resto0, la Germania ne è consapevole, al punto da annunciare l’abbandono graduale dell’estrazione di carbone in favore di tecnologie più rispettose del Pianeta. In definitiva, malgrado le straordinarie dimensioni e capacità, il Bagger 293 potrebbe presto cadere in disuso.