Test Kawasaki J300, il primo scooter in verde. Foto

La casa di Akashi entra nel segmento scooter con un prodotto ben progettato. Prezzi da 4.730 euro

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Redazione

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La Kawasaki è l’unica delle quattro grandi case giapponesi che non ha mai inserito nel proprio listino uno scooter, o almeno così è stato fino ad oggi. Alla scorsa edizione del Salone di Milano, Eicma 2013, poi, la casa di Akashi ha stupito il pubblico lanciando il suo primo scooter: il J300.

I motivi che hanno spinto l’azienda a inserirsi in questo mercato sono essenzialmente due: il primo riguarda il fatto che nel settore scooter il 32% del mercato europeo è fatto da piccoli costruttori che raggiungono quote di mercato minime ma che messi insieme realizzano un volume di veicoli notevole, e ciò significa che esiste lo spazio per un costruttore che ha già in piedi tutta la rete vendita, per entrare nel mondo scooter.

Il secondo motivo va cercato nel momento storico attuale che vede il mercato in grossa sofferenza e quindi Kawasaki ha pensato di offrire ai propri concessionari una opportunità di vendita in più, aggiungendo uno scooter all’offerta di prodotto.

E veniamo al J300, già disponibile nelle concessionarie italiane in tre colorazioni: monocromatica Silver o Black al prezzo di 4.730 euro o Special Edition nei classici colori verde, nero, silver a 4.880 euro. Per tutte è disponibile l’ABS con un sovraprezzo di 400 euro ed è in vigore un’offerta lancio che ai prezzi citati propone il J300 comprensivo di baule posteriore in tinta e garanzia estesa a quattro anni a chilometraggio illimitato.

Per il progetto J300 la Kawasaki ha avviato una collaborazione con la taiwanese Kymco, alla quale è stato affidata la costruzione del J300 e che ha fornito la piattaforma di base. Telaio e motore, infatti, sono quelli del Downtown 300. Su questa base tecnica è partita la sfida degli ingegneri Kawasaki di dare al J300 un look tipicamente Kawa e una qualità tattile e visiva percepita da prodotto di fascia alta.

Di conseguenza è stata completamente rivista l’estetica, inserendo tutti quegli stilemi caratteristici del mondo “Ninja”, con linee appuntite e spigoli a profusione, e si è lavorato sulla qualità di plastiche e verniciature per diversificarsi dal prodotto originario. Kawasaki, poi, ha cercato di dare al J300 caratteristiche motociclistiche, come le pedane pieghevoli per il passeggero o la copertura del manubrio che mima una piastra in alluminio.

Tutto ciò che ruota attorno a telaio e motore è stato rivisto su specifiche della Kawasaki. Le sospensioni prevedono una forcella a steli tradizionali da 37 mm ritarata nell’idraulica e una coppia di ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico anch’essi modificati in base alle richieste degli ingegneri giapponesi. Il motore è un monocilindrico da 299 cc raffreddato a liquido con distribuzione monoalbero in testa quattro valvole della famiglia G5, che eroga 28 cavalli a 7.750 giri/min e 28,7 Nm di coppia a 6.250 giri/min.

L’impianto frenante è stato rivisto e prevede un disco semiflottante da 260 mm all’anteriore con pinza a due pistoni e uno da 240 mm al posteriore, sempre azionato da una pinza flottante marchiata Kawasaki. L’ABS a due canali è optional ed è fornito dalla Bosch. L’equipaggiamento di serie è molto completo, e prevede luci di posizione e fanale posteriore a led, strumentazione completa con due quadranti analogici per contagiri e tachimetro più un display lcd centrale, parabrezza fumè, doppio cavalletto etc.

Il vano sottosella si apre dal blocchetto di avviamento ed è illuminato; la sua capacità è tale da poter contenere un casco integrale e altri oggetti voluminosi grazie alla forma regolare. In aggiunta è previsto un piccolo vano nel retroscudo dove stivare un telefonino, dotato di presa di corrente per la ricarica o per alimentare il navigatore satellitare optional.

Saliti in sella al Kawasaki J300 si prova subito un comfort piacevole. La sella è ampia e ben imbottita sia per il pilota che per il passeggero e chi siede davanti ha anche un buon sostegno per le cosce per distribuire bene il peso in curva. Lo spazio per i piedi è sufficiente ma la pedana non si estende in lunghezza; in Kawasaki sostengono che questa sia una scelta fatta perché hanno cercato una postura di guida attiva e non rilassata. La pedana ha due sciancrature sui fianchi per permettere di toccare terra facilmente anche a chi è più basso o alle ragazze. La protezione offerta dal cupolino è sufficiente per viaggiare anche a velocità autostradali.

In città il J300 si destreggia bene: la stabilità alle basse velocità è ottima e la maneggevolezza nel traffico è adeguata alle dimensioni del mezzo che è abbastanza compatto. Le sospensioni incassano molto bene buche e lastricati e in questo bisogna dire che i tecnici Kawasaki hanno saputo azzeccarne la taratura raggiungendo un bel compromesso tra comfort e prestazioni.

La frenata in città è sempre pronta e ha il suo punto di forza nella modulabilità praticamente perfetta. In città il motore mostra subito delle ottime capacità in accelerazione che gli permettono scatti da fermo notevoli. Il funzionamento del gruppo frizione/variatore è buono, ma afflitto da qualche vibrazione di troppo che altri avversari sono riusciti a eliminare.

Lasciata la città e imboccata l’autostrada si scopre un altro pregio del motore G5, visto che dagli 80 km/h in poi ha una riserva di potenza notevole che gli permette di affrontare sorpassi senza problemi e di raggiungere i 130 km/h autostradali in poco spazio e di spingersi anche oltre. Sulle strade di montagna, poi, il J300 ha svelato un’anima stradale inaspettata con una stabilità che resta irreprensibile anche a velocità elevate e con una sincerità nello scendere in piega e un’agilità che difficilmente si riscontrano in uno scooter. Corretta la taratura dell’Abs, mentre sulla versione che ne è priva abbiamo riscontrato una certa tendenza al bloccaggio del freno posteriore.      

A fine test possiamo dire che la casa di Akashi ha subito inquadrato il problema scooter con un approccio azzeccato, sfruttando una base tecnica già valida, arricchendola del proprio know-how motociclistico. Il risultato è apprezzabile sotto molti fronti: prestazioni, comfort e praticità, con qualche piccolo dettaglio da affinare, ma in generale ci troviamo davanti a un prodotto ben progettato che sicuramente aprirà la strada ad una famiglia di veicoli urbani Kawasaki che vedremo nel prossimo futuro.

(a cura di OmniMoto.it)