F1, GP Messico: Verstappen come Prost, vince ancora

Nel GP Messico vince ancora Max Verstappen mentre la Ferrari guarda il bicchiere mezzo vuoto. Sale sul podio, ma c'è rammarico per la prima fila tutta Rossa delle qualifiche

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Eleonora Ottonello

Esperta di Formula 1

Nata a Genova nel 1987, scrivo per passione. Nel quotidiano mi divido tra la vita di addetta alla vendita e quella di educatore cinofilo. Grande appassionata di Formula 1, nel 2007 iniziai a collaborare con svariati siti del settore. Inviata anche sul campo, niente mi fa esplodere il sorriso come vedere le monoposto sfrecciare sull'asfalto

La F1 corre. Non solo in pista, ma anche in calendario. Sono passati appena sette giorni dall’ultimo GP della massima serie automobilistica. Nonostante si sia corso su una pista completamente differente da quella di Austin, anche a Città del Messico ha vinto lui, Max Verstappen. Il pilota della Red Bull, esattamente come era successo appena una settimana fa (prima della doppia squalifica), sale sul podio con Hamilton e Leclerc.

Se il pilota della Mercedes è evidentemente in ottima forma e sembra aver riacquisito lo smalto di un tempo, non si può guardare al bicchiere pieno per il podio della Ferrari, tenendo conto che Leclerc partiva dalla pole position. Ma bando alle ciance e passiamo ai fatti: i top e flop del GP Messico di F1.

TOP

Max Verstappen

Faccio una premessa. Giuro che mi piacerebbe non inserire Verstappen tra i top ma come è possibile fare altrimenti? Alla fin fine, ad essere sinceri, è perfino degradante per l’olandese essere semplicemente “promosso”. Il pilota della Red Bull quest’anno ha vinto la bellezza di sedici gare su diciannove appuntamenti disputati e proprio in Messico ha ottenuto la sua 51esima vittoria in carriera, che gli ha permesso di raggiungere Alain Prost nella classifiche di tutti i tempi.

Nonostante la partenza dalla terza posizione della griglia, Verstappen non sbaglia. Scatta al via con un mix perfetto tra agilità e velocità che gli permette di inserirsi a sandwich tra le Ferrari di Leclerc e Sainz che, forse non si aspettavano che l’olandese fosse fin da subito così aggressivo, gli lasciano uno spazio dove potersi infilare e sfrecciare da leader già alla prima curva. Tutto sembra filare liscio per Max. Almeno fino al 34esimo giro quando la Direzione Gara decide di sventolare bandiera rossa (e fermare la corsa) a seguito del brutto incidente di Kevin Magnussen.

Tenendo conto che a mancare era ancora mezza gara si è deciso per una ripartenza da fermi che ha rimesso tutto in discussione. Ma anche al secondo start il pilota della Red Bull non sbaglia niente e tiene la testa della corsa. Inizia ad inanellare una serie di giri veloci che gli permettono di chiudere il GP Messico con oltre tredici secondi di vantaggio su Hamilton, secondo. Forse, e dico forse, l’unico punto nero di questa domenica riguarda proprio il giro veloce, soffiatogli da quella vecchia canaglia di Hamilton proprio in occasione dell’ultimo giro.
Signori. Max Verstappen può stare simpatico o antipatico. Può piacere o meno ma bisogna ammettere che l’attuale campione del mondo ha una marcia in più. E non solo perché guida una Red Bull (basti guardare cosa riesce a estrapolare dalla RB18 il compagno di box). Una cosa è certa: la vittoria del terzo mondiale non ha diminuito la sua fame di successi.

Lando Norris

Ormai anche il nome di Lando Norris è diventato una costante tra i nostri “promossi”. Qualcosa non è andato in qualifica e il pilota inglese della McLaren è obbligato a scattare dalla 18esima posizione in griglia. Tenendo conto di come è andata la gara, mi viene solamente da dire che, se il 23enne fosse entrato nella top ten, sarebbe stato un assoluto protagonista della corsa.

Lando scatta bene, rimonta progressivamente ma è nel finale, quando ci si gioca i punti, che si trasforma nel ragazzino terribile che conosciamo. Al 60esimo giro mette a segno un grandissimo sorpasso a spese di un determinato Ricciardo, mentre proprio negli ultimi giri si avventa sulla Mercedes di Russell, come se fosse un leone in una battuta di caccia. Avesse avuto a sua disposizione ancora qualche tornata sarebbe arrivato sicuramente a Sainz. Rimane un grande rammarico, ma Norris ha le carte per rifarsi. Magari già domenica prossima, in Brasile.

Daniel Ricciardo

The Honey Badger is back. Dopo il garone corso a Città del Messico, sarebbe stato ingiusto non “promuovere” Daniel Ricciardo. Probabilmente quella disputata sul tracciato dedicato ai fratelli Rodriguez è stata la miglior corsa della stagione (fino ad ora, sia chiaro) per l’Alpha Tauri dove proprio l’australiano è riuscito ad andare a punti (finalmente!) per la prima volta da quando è rientrato in pista.
Indipendentemente da come è andato il GP Messico, Ricciardo è l’eroe di questo fine settimana, soprattutto per quello che è riuscito a fare in qualifica, portando la sua AlphaTauri in seconda fila sulla griglia di partenza.

Un segnale positivo per il pilota #33 che può servirgli da iniezione di fiducia non solo per la parte finale di questo campionato ma soprattutto per il 2024. Dal GP Messico fino ad Abu Dhabi, Ricciardo darà alla pista tutto quello che riuscirà a dare. Soprattutto dopo lo zero portato a casa da Perez, il sedile del messicano è sempre più in bilico e l’australiano farà di tutto per farsi trovare pronto.

FLOP

Aston Martin

Dove è finita l’Aston Martin di inizio anno? Quella che con Fernando Alonso, nelle prime otto gare ha inanellato una serie di sei podi? Dopo un avvio di campionato dove la AMR23 sembrava essere l’unica monoposto in grado di essere la “anti” Red Bull, la scuderia inglese si è persa e il doppio ritiro di Città del Messico è stato il punto più basso della stagione. Dal GP Canada sembra che l’ex Racing Point abbia perso la bussola.

L’abbandono anticipato della corsa da parte dello spagnolo è stato dovuto a problemi non dichiarati (anche se bisogna ammettere che Fernando già dal sabato non aveva lo smalto da campione che lo contraddistingue), quello di Stroll è dovuto a un contatto.
Solo poche settimane fa si lasciava intuire che in casa Aston Martin sperassero che il “figlio del capo” iniziasse a prendere esempio da Alonso. Ma ragazzi, non è che è successo il contrario? Una cosa è certa. Con questo doppio ritiro Aston Martin dovrà dire ufficialmente addio al terzo posto nel campionato Costruttori.

Sergio Perez

Vale un po’ il discorso già fatto per Verstappen. Non sono pagata per inserire Perez tra i “bocciati” e sarei felicissima di levarlo da questa scomoda posizione. Checo scattava dalla quinta posizione. Al via è fulmineo (proprio come il suo compagno di squadra). Con Verstappen all’interno, Perez decide di buttarsi all’esterno di Leclerc per cercare il colpaccio sul monegasco. Peccato che chiude troppo la curva, si tocca col pilota della Ferrari (incolpevole, perché il povero Charles non poteva di certo sparire) e si ritira senza aver nemmeno completato un giro. Nella gara di casa, davanti al proprio pubblico che già dal venerdì ha riempito le tribune per sostenere il proprio connazionale.

Il GP Messico non poteva finire peggio per Perez, ritirato nella gara di casa
Fonte: Getty Images
Dopo il ritiro nel GP Messico, il sedile di Perez in Red Bull è sempre più in bilico

Perez, che sperava di vincere il GP Messico, nel giro di ottocento metri vede i suoi sogni di gloria andare in frantumi. E forse non solo quelli. Nonostante le dichiarazioni d’amore in casa Red Bull tra e con Horner & Co., la situazione di Checo a Milton Keynes è più complicata di quanto si voglia pensare. Il suo sedile è come se stesse sorvolando la città di New York in equilibrio su un filo. È a un passo dal fosso. Forse, con il ritiro nel GP Messico sembra essere perfino arrivato a un punto di non ritorno. E i pretendenti al posto di Perez, per sfortuna del messicano, non mancano. Ricciardo (che invece ha portato a termine una gara di alto livello), in primis.

Ferrari

Ora qualcuno sarà pronto a dirmi che ce l’ho con la Ferrari. Falso. È il Cavallino Rampante che fa di tutto per farsi bocciare. Dopo la prima fila rossa conquistata a termine delle qualifiche del GP Messico, era normale aspettarsi molto di più dai piloti della Ferrari. E chi la pensa come me è pregato di alzare (virtualmente) la mano. Sainz e Leclerc non azzeccano la partenza. Si fanno fregare prima dalla Red Bull di Verstappen e se non fosse accaduto il patatrac Perez in curva 1, è probabile che anche il messicano riuscisse a superare entrambe le SF23.

Viene quasi da ridere a pensare che la performance migliore Leclerc l’ha avuta quando, nella prima metà di gara, aveva l’ala anteriore rotta rispetto alla seconda parte della corsa. La Ferrari non ha il ritmo sufficiente per inseguire la Red Bull di Verstappen e nemmeno per tenere dietro Hamilton. Con gli penumatici hard la Ferrari, forse, fatica troppo. O più del dovuto. Leclerc ci mette una pezza sopra a questa domenica bestiale riuscendo a salire sul podio massimizzando il risultato. Ma se pensiamo da quale posizione sono scattate le due Ferrari, il Cavallino Rampante è necessariamente bocciato.