F1, GP Stati Uniti: la Ferrari “stecca” ancora, arriva la squalifica

La vittoria del mondiale non ha frenato le ambizioni di Verstappen che vince anche il GP Stati Uniti di F1 mentre la Ferrari porta a casa l'ennesimo flop

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Eleonora Ottonello

Esperta di Formula 1

Nata a Genova nel 1987, scrivo per passione. Nel quotidiano mi divido tra la vita di addetta alla vendita e quella di educatore cinofilo. Grande appassionata di Formula 1, nel 2007 iniziai a collaborare con svariati siti del settore. Inviata anche sul campo, niente mi fa esplodere il sorriso come vedere le monoposto sfrecciare sull'asfalto

Non ce n’è per nessuno. Nonostante la recente vittoria del terzo titolo mondiale, Max “pigliatutto” Verstappen ha deciso di non lasciare agli avversari nemmeno le briciole. Il pilota olandese ha vinto anche ad Austin, in occasione del GP Stati Uniti, quintultima prova del campionato 2023 di F1. Eppure, a differenza di altre occasioni dove il risultato era scritto già dai primi giri, il nome del vincitore di questa corsa è rimasto in dubbio, fino all’ultimo giro.

Se Norris e Hamilton ci hanno provato con tutte le loro forze a passare per primi sotto la bandiera a scacchi (e proprio Sir Lewis, se solo avesse avuto un paio di giri in più, sono pronta a scommetterci, ce l’avrebbe fatta), peggio è andata alla Ferrari che ha dovuto accontentarsi della quarta e sesta posizione, rispettivamente con Sainz davanti a Leclerc. E tra tutti i partecipanti alla gara è proprio il Cavallino Rampante quello che lascia Austin con l’enorme rimpianto di aver toppato l’appuntamento con un podio praticamente certo, se solo non si fosse sbagliata la strategia al monegasco.

A seguito dei controlli, dopo il GP Austin, sulle monoposto di Leclerc e Hamilton, è di poche ore fa la notizia della squalifica a danno di Leclerc e Hamilton, per violazione del Regolamento Tecnico della Formula 1. Nello specifico, l’accusa è di irregolarità ai fondi delle vetture e mancata osservanza dell’Articolo 3.5.9 e) del Regolamento Tecnico. Lewis perde il podio, Sainz diventa terzo.

Per fortuna della Ferrari, e per sfortuna dei team e piloti che non hanno nemmeno un giorno per ricaricare le batterie, la F1 non si ferma. Dopo la gara di Austin, il Circus vola in Messico per il primo back-to-back di questo terzetto di gare consecutive, che si chiuderà la settimana successiva in Brasile. Ma bando alle ciance e passiamo ai fatti: i top e flop del GP Stati Uniti di F1.

TOP

Lewis Hamilton

Per una volta il pilota che occupa il primo posto tra i nostri promossi non è Max “pigliatutto” Verstappen. Il migliore in assoluto del GP Stati Uniti è stato Sir Lewis Hamilton. Il pilota inglese della Mercedes ha disputato una gara di altissimo livello. Forse, per la prima volta da quando è cominciato il campionato 2023 di F1, ha dimostrato netta superiorità rispetto al suo ben più giovane compagno di squadra. Il sostanzioso pacchetto di aggiornamenti portato in America dalla Mercedes ha funzionato e questo, per il team tedesco, è una grande iniezione di fiducia per il 2024.

Gli States e l’ambiente di Austin piacciono particolarmente a Hamilton e sembra davvero che in questo GP l’inglese avesse quello sprint in più. Lewis non ha niente da recriminarsi per non aver vinto. A sé stesso almeno. Non si può dire lo stesso del suo team che, sbagliando la tempistica della sua sosta, ha fatto perdere a Hamilton il gradino più alto del podio. Se solo gli ingegneri della Mercedes avessero fatto rientrare l’inglese per la sosta appena tre giri prima, nel finale della corsa il 38enne sarebbe arrivato più vicino a Verstappen e probabilmente, con gli pneumatici più freschi, lo avrebbe anche superato. Chi pensava che Lewis avesse smarrito lo smalto dei tempi passati dovrebbe finire dietro la lavagna.

Lando Norris

Il talento c’è, la velocità e la maturità agonistica anche. A mancare a Norris è solo la prima vittoria in F1. Ci è andato vicino l’inglese, ma non è bastato. La McLaren continua a migliorare, ma non ancora in maniera sufficiente per vincere. Il pilota della McLaren, che scattava dalla seconda posizione, ha avuto uno scatto eccezionale al via tanto da essere capace di prendere, già alla prima curva, la leadership della corsa superando la Ferrari di Leclerc.

A Norris, che ad Austin ha conquistato il dodicesimo podio della carriera festeggiando nel migliore dei modi il suo centesimo GP nella classe regina del Motorsport, è mancato qualcosa sul passo gara nei confronti di Verstappen e di Hamilton. Se l’olandese lo passa in pista dopo la prima sosta, con l’inglese della Mercedes da vita a un bellissimo corpo a corpo proprio negli ultimi giri della corsa, dimostrando il giusto mix tra aggressività e intelligenza agonistica. L’appuntamento con la vittoria per Lando è solo rimandata. Prima o poi, arriverà.

Max Verstappen

E tra i promossi non poteva non esserci lui, Max Verstappen. Il pilota olandese, a differenza di altre volte, si è guadagnato questa vittoria giro dopo giro. Ad Austin l’attuale campione del mondo di F1, partendo dalla sesta posizione in griglia, ha ottenuto la sua 50esima affermazione in carriera, la 15esima della stagione. Nemmeno i problemi (veri o presunti) a pneumatici e freni riescono a fermarlo. Anche quando non parte dalla pole position, Super Max riesce a passare per primo sotto la bandiera a scacchi.

Ma a differenza di altre gare, dove magari Max riusciva a rimontare sugli avversari nel giro di pochissimi giri, Verstappen ha costruito questa vittoria in maniera molto graduale. Ad appena 26 anni mostra una maturità agonistica e una freddezza al volante che lo fanno sembrare un veterano della categoria. Anche se, in un certo senso, lo possiamo ritenere un “senior”, tenendo conto che ha debuttato in F1 nel 2015.

FLOP

Strategia suicida di Leclerc

La partenza dalla pole position lo ha trasformato nel favorito per vincere la corsa. Non solo i tifosi ci credevano, ma anche in quel di Maranello. I fatti dicono però che non era la gara di Charles Leclerc. Il monegasco, nonostante lo start dalla prima posizione, si fa sorprendere da Norris al via, che partiva sulla parte più gommata della pista. Forse non sarebbe arrivata una vittoria per la Ferrari, ma ad Austin il Cavallino Rampante poteva ambire tranquillamente al podio.

A mandare in fumo le ambizioni di Leclerc ci ha pensato la strategia suicida escogitata dal muretto della Rossa per il monegasco. A differenza di tutti i diretti avversari, il team di Maranello ha pensato per Leclerc una strategia a una sosta. Nonostante la SF-23 abbia registrato molti meno problemi di graining rispetto ad altre gare, facendo un solo pit stop, la Ferrari ha preso (l’ennesima) cantonata. Preciso: l’errore è stato ammesso pubblicamente anche da parte del TP della Rossa, Vasseur. Una scelta troppo conservativa, e anche la poca incisione di Leclerc nelle decisioni del muretto, ha visto il monegasco chiudere la gara in sesta posizione.

Regia

Non ne hanno azzeccata una. Credo che forse è dal GP Monaco del 2021 che non si assisteva a una regia così pessima. La maggior parte dei duelli di quelli davanti sono stati persi e proposti ormai verso la conclusione, nella migliore delle ipotesi, oppure in replay, nel peggiore dei casi. Ovviamente ciò ha sollevato molte polemiche tra gli appassionati di tutto il mondo che hanno seguito in televisione la corsa.

Il GP Stati Uniti è un appuntamento immancabile per i VIP
Fonte: Getty Images
Oltre a Patrick Dempsey e Cole Hauser, c’erano anche il Principe Harry, il pugile Anthony Joshua e l’ex motociclista Kevin Schwantz

Ci si lamenta spesso e volentieri che la F1 sia noiosa, che non succeda niente. Ad Austin è successo di tutto. Oltre ai numerosissimi sorpassi visti in pista, il nome del vincitore è stato incerto fino all’ultimo giro. Un GP strategico ed emozionante come questo avrebbe meritato di meglio per quanto riguarda la regia che sembrava essere più intenta a riprendere i vari VIP ai box rispetto ai sorpassi o altri eventi in pista.

Tifosi

Era praticamente dal GP Italia che non sentivo scimmiottare dalle tribune tanti fischi. Ma se a Monza ci siamo abituati, visto che sono immancabili come il parmigiano sulla pasta, non mi sarei aspettata di sentirne di così fragorosi ad Austin. Ma a differenza dell’Italia, dove generalmente i fischi sono riservati a Hamilton a causa di ruggini passate, negli States il bersaglio di quest’ultimi è stato Max Verstappen. L’unica colpa dell’olandese non è quella di guidare una Red Bull, ma semmai quella di aver letteralmente steso il povero Sergio Perez.

Non mi stupirei di sapere che gli autori dei vari scimmiottamenti potrebbero essere i messicani che hanno raggiunto Austin per spingere il proprio connazionale sempre più lontano dalla conferma da parte di Red Bull per la stagione 2024. Anche se oggi Perez ha portato a casa una discreta gara non si può pensare che Verstappen sia la causa di ogni suo male. Ognuno di noi è artefice del proprio destino, e Sergio lo è del proprio indipendentemente da Max.