Quella volta in cui il Mondiale Superbike fece tappa in Sicilia

Nel 1989 il mondiale Superbike fece tappa in Sicilia nell'insolito tracciato di Pergusa

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

Dopo l’uscita di Imola dal calendario del WSBK, ipotesi pensata già in origine dell’accordo per il solo 2023, per la seconda tappa italiana del mondiale Superbike 2024 ci si aspettava che la scelta ricadesse su Vallelunga. Il tracciato intitolato a Piero Taruffi era già stato teatro del campionato per derivate di serie nel biennio 2007-2008 proprio in attesa che terminassero i lavori dell’Enzo e Dino Ferrari, per poi ritornare in Emilia-Romagna ancora per molto tempo.

A sorpresa invece, l’onore e l’onere di ospitare questa serie se l’è aggiudicato il circuito di Cremona, che dopo categorie minori e qualche appuntamento internazionale, centra in pieno l’obbiettivo mondiale, senza passare prima dal più plausibile CIV. Ma non è l’unico caso particolare e tra i circuiti italiani in cui si è disputato un round di Superbike, si annovera Pergusa che, dove oggi Pirelli sviluppa molti dei suoi prodotti, nel 1989 è stata la sede dell’unica data di questo campionato nel nostro paese.

La pista di Pergusa

La pista si trova al centro dell’Isola più grande del Mediterraneo, si sviluppa in senso orario intorno al lago della Riserva naturale speciale di Pergusa, formando un anello di ben 4.950 metri, ed è stato aperto nel 1951 per volere dell’amministrazione comunale. Da allora ha ospitato molte gare automobilistiche tra cui il Gran Premio del Mediterraneo di Formula 1 dal 1962 al 1965, tra il 1975 e il 1979 il Campionato del Mondo Sportprototipi, quelli di Formula 2 e Formula 3000 dal 1985 al 2003 e il Ferrari Day nel 1997. Nel 1988 appunto, la Superbike della gestione Flammini fece tappa proprio nell’entroterra siculo.

L’isola, che è a tutti gli effetti una regione a statuto autonomo, ha una tradizione risalente agli albori del motorsport e si può tranquillamente sostenere che sia stata per oltre mezzo secolo la terra di una delle corse più importanti del mondo, la Targa Florio. Istituita dall’imprenditore palermitano Vincenzo Florio nel 1905, è la gara di durata automobilistica più antica della storia, disputata negli anni tra il Grande circuito delle Madonie e il circuito del Parco della Favorita.

Andare in Sicilia non fu quindi un caso, seppur unico nella storia della Superbike, che portò la sua carovana mondiale laddove le corse si erano sempre fatte. E’ chiaro che il motociclismo aveva avuto altri riferimenti storici, ma poco importava proprio per la natura più semplice di questa formula, con moto da strada messe in pista e piloti che rischiavano il collo per poco o nulla, mossi da una grande voglia di avventura e dare gas. In pochi aspiravano ad entrare nel Motomondiale e proprio lo svolgersi di due manche, una al mattino e una nel primo pomeriggio, davano la “garra” di correre con l’acceleratore in mano come fosse il cuore di un toro scatenato.

Esisteva una netta divisione tra le star dei GP e questi scavezzacollo che si lanciavano a oltre duecento all’ora con motociclette pesanti e spesso prese in affitto dai concessionari e mentre gli altri erano i marziani di un’altra galassia, questi terrestri molto speciali correvano in un mondo parallelo, diventando nel tempo la vera alternativa per tutti gli appassionati.

La corsa: era il 24 settembre 1989

Quello del 24 settembre 1989 era il terzultimo appuntamento della stagione e l’ultimo in Europa, poiché da lì si sarebbe partiti per due trasferte oceaniche in Australia e Nuova Zelanda. Complice la stagione estiva che in Sicilia si allunga oltre la sua fine astronomica, piloti e team arrivarono reduci dal Gran Premio di Germania dove ad Hockenheim aveva dominato entrambe le manche Raymond Roche su Ducati 851 e Fred Merkel con la Honda RC30, era riuscito a sopravanzare in classifica generale il belga Stephane Mertens, sempre su Honda. Pergusa risultava quindi decisiva ai fini del campionato e per il piloti in lizza per il titolo era fondamentale non commettere errori. Un fattore che, a dispetto dell’esotismo della location, amplificava l’interesse del pubblico verso l’evento.

Nelle qualifiche la pole position fu firmata da Giancarlo Falappa che in sella alla Bimota YB4, fece registrare il tempo di 1’43.195, ma in Gara1 cadde ritirandosi dopo quattordici giri mentre era in testa. La vittoria andò quindi a Mertens davanti a Merkel e Fabrizio Pirovano su Yamaha FZR 750. Con Falappa fuori dai giochi, nella seconda manche vinse Roche con Merkel ancora secondo e Baldassarre Monti terzo su Ducati 851. Roche fece registrare anche il giro record ufficiale della pista di 1’43.143 ancora imbattuto per la categoria, ma nonostante il successo del round e il carattere scanzonato e puro della Superbike che ben s’addiceva al luogo, a Pergusa non si tornò mai più, consegnando questa epica trasferta alla storia.

Nel frattempo, la pista ennese ha avuto degli stop burocratici che hanno sospeso le attività in virtù di alcune modifiche alla variante Pineta. Ottenuti i permessi, le attività sono riprese nel 2010 con campionati FIA, ma non senza complicazioni. L’annullamento del FIA GT, GT2 e GT3, vanificò ogni sforzo messo insieme dall’organizzazione e solo nel 2011 e 2012, ripresero le attività che portarono il campionato Superstars a Pergusa, guarda caso, una serie automobilistica internazionale firmata Flammini. La Superbike è cambiata, ha valorizzato paesi dal motociclismo emergente e si è cercata mercati in luoghi dove può esercitare l’effetto novità sul pubblico ed è abbastanza scontato che una gara in più in Italia, sarebbe appannaggio di una delle piste già all’interno della giostra mondiale. Eppure, con Cremona fra nomi storici come Assen, Misano o Jerez, si torna a respirare qualcosa del 1989, anche se il clima e l’atmosfera di allora era molto diversa.

L’aneddoto

Proprio quell’anno, il lago all’interno del tracciato di Pergusa aveva patito una forte siccità, l’acqua era calata molto e si era radunata al centro, lasciando scoperta gran parte del fondale vicino alla pista. Fabrizio Pirovano, che d’accordo con il team aveva l’abitudine di portarsi una moto da enduro, decise di scendere nel lago per fare il pazzo, ma il fondale era molto umido e la moto affondava piantandosi in terra. Piro che aveva esperienza e aveva gareggiato nel mondiale cross, riuscì a venirne fuori, con non poca fatica, sporco, interrato lui e la moto, ma contento.