Guida in stato di ebbrezza: confermata la revoca della patente

Via la patente ai guidatori che provocano un incidente perché si mettono al volante ubriachi, dopo aver assunto alcol: la norma resta in vigore

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Laura Raso

CONTENT EDITOR, AUTOMOTIVE SPECIALIST

Cresciuta nel paese della Moto Guzzi, coltiva la passione per i motori e trasforma l’amore per la scrittura in lavoro, diventando Web Content Editor esperta settore automotive.

Abbiamo parlato nelle scorse settimane del nuovo Codice della Strada; grazie alla spinta del Ministro Matteo Salvini – e non solo – sono state apportate delle modifiche che mirano a rendere le nostre strade (e gli utenti che le percorrono) più sicure.

Tra le varie norme che restano nel Codice c’è quella che prevede la revoca automatica della patente a coloro che si mettono al volante ubriachi e provocano incidenti. La guida in stato di ebbrezza è già condannata con sanzioni e pene pesanti, ma le regole devono essere inasprite, perché purtroppo gli episodi anche molto gravi continuano a essere troppi. Se il tasso alcolemico del conducente che provoca un sinistro – anche senza danni e/o feriti – supera 1,5 g/litro, allora scatta la revoca della patente.

La sentenza della Corte

Come ha specificato l’ANSA, la Corte Costituzionale “con la sentenza n. 194 depositata oggi [in data 27 ottobre 2023] (redattore Giovanni Amoroso), ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 186, comma 2-bis, ritenendo che la sanzione accessoria della revoca della patente di guida al reato di guida in stato di ebbrezza costituisca una misura sanzionatoria non sproporzionata rispetto alla gravità intrinseca dell’illecito commesso”.

Secondo quanto specificato dalla Corte infatti “nell’impianto sanzionatorio del reato vi è una progressione crescente, graduata sulla base del livello del tasso alcolemico, con la previsione della sospensione della patente di guida per un periodo di durata man mano sempre più esteso”.

Chiaramente in vetta alla progressione si trova la condotta più grave: guida in stato di ebbrezza con tasso alcolemico superiore all’1,5 g/l e sinistro. Il conducente in questo caso subisce la revoca della sua patente di guida, essendosi messo al volante in condizioni assolutamente incompatibili con il mantenimento della tenuta su strada e con il controllo del veicolo, andando a provocare un incidente, più o meno grave.

Si tratta di un comportamento pericoloso che, senza alcun dubbio, costituisce un pericolo per la vita e l’incolumità degli altri utenti della strada (oltre che di se stessi). Motivo per il quale la revoca della patente è assolutamente sempre giustificata come pena, vista la pericolosità di tale condotta.

Le dichiarazioni della Corte

Secondo la Corte: “La revoca della patente di guida non costituisce un automatismo sanzionatorio indifferenziato, bensì una misura coerente con la finalità preventiva della sanzione, perché evita che si ricrei tale situazione di pericolo per un congruo periodo di tempo. Essa persegue una finalità deterrente, perché sollecita una maggiore consapevolezza della gravità del comportamento, e ha una funzione rieducativa, perché impone al condannato di sostenere nuovamente l’esame che lo abilita alla guida, attivando così un processo virtuoso di correzione tramite una utile formazione finalizzata alla prevenzione”.

Si tratta di una questione presa in mano dalla Corte Costituzione in seguito alla richiesta della Corte d’appello di Milano. Il caso: un agente di commercio perde il controllo del veicolo sbattendo contro il guard rail. Nessun danno né ferito, ma tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l alla prova degli agenti. Il Tribunale di Milano lo condanna a 8 mesi di arresto e al pagamento di una multa pari a 7.200 euro. Il Giudice sospende la pena (mancanza di feriti e incensurato), ma il conducente subisce comunque la revoca della patente, che ha chiaramente inciso sulla capacità lavorativa del soggetto, vista la sua professione.