Multato in bici per 860 euro: cosa è successo

Dopo sei anni e una multa contestata, l’importo della stessa è lievitato da 45 euro fino a 860 euro: la vicenda curiosa di Giuseppe Scaglione

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Laura Raso

CONTENT EDITOR, AUTOMOTIVE SPECIALIST

Cresciuta nel paese della Moto Guzzi, coltiva la passione per i motori e trasforma l’amore per la scrittura in lavoro, diventando Web Content Editor esperta settore automotive.

Il docente di Architettura Giuseppe Scaglione aveva attraversato le strisce pedonali in sella alla sua bicicletta e, per questo motivo, aveva ricevuto una multa di 45 euro che però non aveva mai pagato, anzi l’aveva contestata. In questi anni la stessa sanzione è lievitata fino ad arrivare a 860 euro.

Il fatto accadde nel 2017

L’insegnate attraversò la strada sulle strisce pedonali mentre era in sella alla sua bicicletta, di corsa, per non rischiare di perdere il treno che da Trento, dove si trovava, doveva portarlo a Torino. Il fatto accadde esattamente il 21 maggio del 2017.

In quel momento, erano circa le 7.40 del mattino, un vigile fermò il signor Scaglione, dandogli una multa di 45 euro, che il professore contestò immediatamente, ritenuta dal ciclista ingiusta perché secondo lui “la città era semideserta, in bici attraverso un breve tratto di strisce pedonali, circa 2 metri, e dopo un istante sento il fischietto di un vigile urbano, ma non ho messo in pericolo i pedoni”.

Il problema è che il ricorso non fu accettato e che quindi oggi la cartella esattoriale è lievitata parecchio, passando dai 45 euro originali agli 860 euro. “Un’usura, non ho commesso nulla, la mia è una battaglia civile. Mi sono trasferito a Cosenza, preferisco la tolleranza alla rigidezza estrema”, ha scritto il docente a Il Corriere della Sera, che ha deciso di raccogliere la sua denuncia.

L’uomo dichiara: “Dopo la segnalazione ho proseguito a piedi conducendo la bici a mano di corsa perché stavo per perdere il treno”.

I vigili, però hanno sempre fornito una versione differente rispetto a quella dell’uomo multato: parlando infatti di un’altra data – 3 maggio 2017 – e di un altro orario (8.04), sostenendo in particolare: “Scaglione proveniva da Torre Vanga con direzione stazione dei treni, transitando a bordo della sua bici sul marciapiede-aiuola spartitraffico del cavalcavia San Lorenzo, dove si trova l’attraversamento pedonale. Invitato dagli agenti a condurre a spinta il veicolo, si immetteva sulla carreggiata percorrendo in senso contrario rispetto a quello della circolazione via Pozzo e piazza Dante. Gli venivano quindi contestate due violazioni da 41 e 163 euro. Scaglione diceva all’agente: ‘Devo andare, me la mandi a casa’”.

La prima multa presa è di 45 euro, da subito contestata. Dopo 5 anni arriva l’avviso bonario con la cifra decuplicata a 450 euro e, infine, l’ingiunzione di pagamento a 860 euro.

In realtà il professore spiega: “Scrissi al sindaco non per farmi togliere la multa, ma per segnalare il paradosso della situazione, non ho mai ricevuto una risposta. In compenso il successore, quando ho ricevuto la richiesta di pagare dieci volte tanto se n’è lavato le mani”. E così due mesi dopo la multa è arrivata addirittura a 860 euro.

Una follia: venti volte la sanzione iniziale. Ho già pagato multe al Comune di Trento, ma questa no: mi rifiuto. Mi sono rivolto a un legale e forse sarò costretto a rateizzare, ma trovo questa ingiustizia un esempio di un sistema vessatorio contro cui credo sia doveroso protestare. La mia è una battaglia civile. Ho proposto una transazione, 150 euro è una cifra congrua: se non riesco, pazienza”, conclude Scaglione.