Come la gamification può aiutare la diffusione del ciclismo

Il gioco può essere utilizzato anche in modo proficuo, ad esempio per promuovere comportamenti virtuosi come un corretto utilizzo della bici in città

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Riccardo Asta

Giornalista smart mobility

Nato a Genova nel 1985, laureato in architettura ma con una formazione multidisciplinare. Da anni collabora con riviste specializzate trattando temi legati alla mobilità sostenibile e al mondo bici, occupandosi in particolare del segmento e-bike e di tutte le novità che lo riguardano

Forse ne avete sentito parlare da qualche parte, molto più probabilmente ci avete avuto a che fare senza saperlo. Gamification è infatti il nome dato a uno dei metodi di incentivazione più celebri e diffusi di sempre, quello con il quale maestri e insegnanti spesso educano la maggior parte dei bambini. La formula è semplice e consiste sostanzialmente nell’idea di imparare giocando: funziona per tutti, grandi e piccini, ma nel caso dei primi assume un significato diverso da quello che possiamo incontrare all’interno di una classe. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta e perché può servire a diffondere il ciclismo.

La gamification può essere tradotta con il termine italiano ludicizzazione e – come avrete capito – utilizza il gioco all’interno di contesti che ludici non sono. Un lavoro noioso, un compito per il quale è necessaria una perseveranza difficile da mantenere, sono tutti casi in cui la ludicizzazione potrebbe tornare utile e infatti viene sfruttata ormai da tante aziende. Possiamo quindi definirlo come un metodo di formazione e sviluppo.

A cosa serve

La gamification può essere utilizzata per vari scopi, dal modificare un comportamento all’imparare un nuovo software: in generale serve a far compiere un’azione che attraverso altri sistemi non verrebbe eseguita. Il partecipante raggiunge un fine utilizzando il linguaggio e le dinamiche di un gioco con tanto di obiettivi, premi e un pizzico di competizione.
Con la gamification dunque viene ribaltato il metodo di coinvolgimento perché grazie alla sensazione di stare giocando si sposta il focus sull’aspetto divertente e gratificante di ciò che si esegue, offuscando inconsciamente il reale obiettivo.

L’impatto psicologico è perciò parecchio diverso, l’idea di chiedere o imporre qualcosa viene sostituita con quella di attrarre. Nonostante vi siano parecchi studi che ne certificano l’efficacia, non tutto può essere ludicizzato e non sempre gli adulti hanno voglia di giocare. Se il metodo viene introdotto laddove mancano un certo tipo di presupposti, perde tutta la sua efficacia e potrebbe addirittura rivelarsi controproducente. Il suo scopo dev’essere quello di ottenere dei risultati in maniera semplice, veloce e divertente. E farlo è meno facile di quanto potrebbe sembrare.

Gamification e ciclismo
Fonte: 123rf
Con la gamification si possono raggiungere risultati importanti in breve tempo

Perché utilizzarla nel mondo bici

Uno dei settori in cui la gamification sembra più indicata è quello degli spostamenti. Ci sono vari motivi a supporto di questa idea, non ultimo l’ascesa degli smartphone, che ha reso possibile condividere i dati di posizione. Negli ultimi anni sono nate diverse app e strumenti di tracciamento che permettono di verificare il reale spostamento dei veicoli: inutile dire che le due ruote a pedali si prestano particolarmente bene a questo sistema. Grazie al tracking è possibile monitorare l’attività delle bici all’interno di un’area prestabilita calcolando con buona precisione quanti km sono stati percorsi e in quale ora del giorno.

Attraverso simili dati possiamo impostare una strategia di gamification sfruttando la moderna tecnologia disponibile ed ottimizzando, come vedremo, i vari effetti che si generano. 
Il motivo principale per cui andrebbe utilizzata nel mondo bici è dunque l’efficacia interdisciplinare rispetto ad altri settori, un aspetto che purtroppo non viene ancora compreso a dovere. 

Gli effetti che genera

Una bike-gamification applicata correttamente produce una serie di effetti che vanno a vantaggio di tutte le parti coinvolte. Agli enti organizzatori permette di raggiungere degli obiettivi come quelli richiesti da alcune norme di tutela ambientale, ai partecipanti di percepire i guadagni offerti dal regolamento, che possono andare dalla riduzione oraria lavorativa a dei bonus in denaro.

Ma c’è di più: con le bike-gamification possiamo rafforzare l’economia locale attraverso il coinvolgimento di esercizi commerciali e attività imprenditoriali, creando dei circoli virtuosi estremamente interessanti. Lo stato invece potrebbe gestire la difficile questione degli incentivi all’uso delle bici, una tipologia di sussidio tanto sottovalutata quanto efficace nel tenere fede agli impegni presi da chi li propone.

Con la tecnologia odierna diventano uno scenario possibile, che andrebbe utilizzato molto più spesso, ad esempio attraverso il bike-to-work. Ma il principale effetto benefico che si otterrebbe riguarda la diffusione stessa delle biciclette. Uno o più sistemi di gamification progettati come si deve, abituerebbero le persone a usare la bici nella loro quotidianità, con grande vantaggio per i rivenditori, il traffico, la salute pubblica, e l’inquinamento locale.

La gamification può essere un business
Fonte: 123rf
Il bike-to-work è uno dei concetti che meglio si sposa con le possibilità offerti dalla gamification

Alcuni esempi applicativi

Utilizzando la gamification possiamo quindi creare le condizioni affinché le persone siano portate spontaneamente a muoversi in bici: insieme alle campagne di sensibilizzazione all’uso, si potrebbero pubblicizzare i vantaggi delle proposte di gamification attive. Non si tratta di fantascienza, il metodo è già utilizzato in varie parti del mondo e qui in Italia abbiamo sviluppato uno dei migliori strumenti pensati per questo scopo, PinBike. Nato in Puglia, è un dispositivo da montare sulla bici che certifica in modo ufficiale gli spostamenti effettuati dall’utente, così da poterli associare a un sistema di gamification.

Bergamo e Bari lo utilizzano da diverso tempo e nella prima delle due città si viene premiati in base ai chilometri percorsi: 25 centesimi ogni mille metri fino a un massimo di 80 euro al mese. 
Anthea invece, società riminese di soluzioni per la gestione integrata dei servizi ambientali, anni fa attuò un coraggioso esperimento a sostegno della mobilità sostenibile. L’iniziativa sfruttava la gamification ed era strutturata come una competizione: il dipendente che, in un periodo di cento giorni, avesse usato più mezzi alternativi all’auto per i trasferimenti casa-lavoro, veniva premiato. Ovviamente tra i sistemi era compresa la bici ed era il mezzo che, dopo le proprie gambe, faceva ottenere più punti.

Ma la bike-gamification può anche essere utilizzata in forma più privata, come fa DINAclub, che incentiva l’uso delle proprie rastrelliere offrendo la possibilità di scaricarsi gratuitamente delle mappe dall’applicazione Komoot, altrimenti a pagamento. Un servizio quindi a beneficio di tutte e tre le parti coinvolte.

Ci sarebbe ancora da parlare di Autosvolta, Formula Bici e altre iniziative che hanno applicato i principi della bike-gamification con successo. Ormai però dovrebbe essere chiaro quanto di vantaggioso ci sia in questo sistema, soprattutto se abbinato alle nuovissime tecnologie e alle bici elettriche: un mondo di possibilità che aspetta solo di essere sfruttato con più coraggio.