Vi ricordate i dirigibili? Molti di noi li hanno visti solo in foto, pochi sono riusciti a vederne uno dal vivo e ancora meno persone ci sono salite sopra. Si tratta però di veicoli che andrebbero riscoperti perché le nuove tecnologie permetterebbero un loro uso più efficiente e soprattutto compatibile con i problemi ambientali che ci troviamo a dover affrontare.
Indice
Il consumo degli aeroplani
Poco prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 uscì un articolo del Guardian che mi rimase impresso e che inevitabilmente condizionò il mio modo di intendere viaggi e vacanze. L’articolo parlava di voli aerei e relativi consumi, citando delle cifre che ancora adesso a ripensarci mi fanno venire i brividi. Già allora sapevo bene che gli aerei fossero i mezzi di trasporto più inquinanti in assoluto, ma non immaginavo fino a questo punto.
Lo studio riportato dal Guardian proveniva dai dati raccolti dall’organizzazione no-profit Atmosfair ed analizzava i consumi di un volo andata e ritorno tra due grandi città come Londra e New York o Londra e Roma. Ad ognuno di questi tragitti era associata l’immagine di un atlante in bianco e nero dove però emergevano alcuni paesi colorati di arancione.
Ebbene, questi ultimi erano quelli in cui ci si poteva vivere per un anno intero consumando tanto quanto il volo corrispondente. Certo, comparivano con maggiore frequenza le nazioni più povere, ma bastava ridurre il tempo di paragone a sei mesi e la lista diventava molto più ricca di paesi cosiddetti occidentali.
Voli, la crisi è nell’aria… inquinata
Questo prima della pandemia, oggi le cose non sono in realtà molto cambiate e si continua a viaggiare tantissimo in aereo: siamo a quasi 30 mila voli al giorno. Il mondo dell’aviazione civile però sta attraversando una serie di turbolenze dovute fondamentalmente all’aumento dei costi di servizio: le compagnie vorrebbero alzare i prezzi ma alcuni governi, come ha fatto recentemente quello italiano, rispondono con decreti per mettere un tetto alle tariffe.
Difficile fare previsioni circa il futuro dei voli low-cost, ma sembra che nessuna delle parti coinvolte abbia intenzione di ridurre la frequenza dei voli, tutt’altro. Se il trend previsto dagli studi continua, l’inquinamento derivante dagli aeroplani aumenterà inesorabilmente e con lui la contraddizione nei confronti di un futuro più pulito.
Le soluzioni sono ben poche: da un lato si parla di compensazioni, ammesso che ancora qualcuno ci creda, dall’altro di tasse per i cosiddetti “frequent flyer”: per ora le compagnie hanno solo provato ad alzare i prezzi e molto lentamente potremmo scordarci biglietti a 20 €, e di conseguenza viaggiare di meno. D’altra parte possono farlo, gli aeroplani non hanno nessun competitor nei cieli.
Le noiose soluzioni
La reale soluzione è sempre la stessa, e vale in generale quando si parla di inquinamento e cambiamento climatico: non la vogliamo sentire ma non può che essere quella di consumare meno. Ormai ce lo dicono da ogni dove, ma purtroppo spesso sfugge il reale risvolto pratico di questa espressione e che inevitabilmente conduce al “fare meno”.
Ciò significa ridurre gli spostamenti, le cene al ristorante, lo shopping, ecc. , tutte le cose con cui siamo abituati a riempire il nostro tempo. Il problema è che non sembriamo una società pronta alla rinuncia e soprattutto capace di relazionarsi con la noia.
Qui ci verrebbe utile qualche consiglio del filosofo Bertrand Russell, il quale scrisse proprio un libro sul tema (Elogio all’ozio), dove si parlava di quanto fosse importante per l’uomo abituarsi alla noia e imparare a relazionarsi con essa.
Possiamo dire con serenità che difficilmente riusciremo a seguire simili consigli, perciò non ci resta altro che i compromessi: dal “fare meno” possiamo provare a “fare diverso”. Per quanto riguarda i voli aerei, quale può essere un fare alternativo?
Dirigibili, l’alternativa dimenticata
Pochi di noi li hanno visti dal vivo, io personalmente mai, ma una possibile risposta potrebbe arrivare dai cosiddetti dirigibili, più propriamente detti aeronavi. Questi velivoli hanno conosciuto il successo durante la prima metà dello scorso secolo, quando l’umanità intera impazziva di fronte alle possibilità che offrivano.
Poi, complici alcuni incidenti di forte impatto mediatico e il decollo (in tutti i sensi) degli aeroplani, i dirigibili sono pian piano scomparsi dai radar. Oggi però potrebbe essere venuto il momento di riscoprirli, e per diverse ragioni. Vediamo però prima di capire meglio il loro funzionamento.
Come funzionano
I dirigibili si basano sul principio di Archimede, secondo cui un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume di fluido che sposta. Questo, a patto che il corpo abbia una densità inferiore a quella del fluido: è così che le navi restano a galla, ed è così che i dirigibili galleggiano nell’aria.
Di gas più leggeri dell’aria ce ne sono fondamentalmente due, l’idrogeno e l’elio (escludiamo l’aria calda utilizzata nelle mongolfiere perché ha poco potere di sollevamento). Il primo possiede delle caratteristiche fisiche che lo rendono molto performante, ma ha il grave difetto di essere estremamente infiammabile. Il secondo può sollevare un po’ meno peso, ma non c’è il rischio che vada a fuoco.
Le aeronavi galleggiano dunque nell’aria, si innalzano da terra come degli elicotteri ma senza aver bisogno di un motore che li tenga in quota. La propulsione servo loro per spostarsi e per contrastare la spinta dei venti. Già questo è un enorme fattore di risparmio energetico e secondo gli studi i moderni dirigibili possono consumare il 90% in meno di energia rispetto a un aereo!
Vantaggi e svantaggi
Secondo Dirigibili Archimede, uno dei più autorevoli siti divulgativi italiani in tema di dirigibili, i vantaggi delle aeronavi sono davvero molti e includono:
- la possibilità di procedere a basse velocità o di fermarsi in volo;
- la possibilità di decollo verticale o molto corto;
- i bassi consumi di carburante (abbiamo detto quasi il 90% in meno degli aerei);
- la ridotta rumorosità;
- la possibilità di operare su superfici non preparate o sull’acqua;
- l’abbondanza di spazio a bordo;
- la grande o grandissima autonomia (in km e/o in tempo di permanenza in aria);
- la possibilità di trasportare carichi molto pesanti e/o ingombranti;
- la sicurezza in volo dei modelli moderni.
Come ogni altro veicolo però, anche il dirigibile ha degli svantaggi, tipo:
- le velocità non elevate (circa 150 kmh);
- la sensibilità alle perturbazioni atmosferiche (soprattutto al vento);
- le grandi dimensioni rispetto al carico (la capacità di carico è funzione del volume di gas contenuto);
- il costo elevato degli hangar;
- la dimensione degli equipaggi in volo e a terra.
Bisogna però considerare altri aspetti che potrebbero andare a vantaggio di questi velivoli come l’attuale miglioramento delle previsioni meteo e la miglior comprensione dei fenomeni meteorologici. Ciò ridurrebbe di molto le possibilità per un dirigibile di imbattersi in perturbazioni impreviste e gli consentirebbe di tracciare la rotta disponendo di mappe dell’atmosfera aggiornate in tempo reale.
Dirigibili tecnologicamente avanzati
Inutile dire quanto siano cambiate le cose rispetto solo a cento anni fa, il ‘900 è stato il secolo in cui il progresso tecnologico è andato più veloce nella storia. È perciò innanzitutto necessario svecchiare nella nostra mente l’immagine che abbiamo dei dirigibili perché grazie alle nuove tecnologie possiamo costruire dei velivoli che hanno poco a che vedere col passato.
Si possono creare aeronavi con leghe superleggere, geometrie più funzionali e aerodinamiche; grazie all’architettura parametrica si possono montare motori elettrici con microcomponenti stampate in 3D e già pensate per il mondo dell’aviazione; si possono utilizzare batterie allo stato solido o ai superconduttori come già si sta facendo nel mondo e-bike, ma anche coperture fotovoltaiche che ulteriormente ottimizzano l’energia di bordo.
E queste sono solo alcune alcune possibilità, scendendo nei dettagli tecnici ne troveremmo molte di più. Inoltre si possono unire caratteristiche vecchie e nuove (pensiamo ai droni) creando così dei velivoli ibridi come sta facendo la compagnia HAV (Hybrid Air Vehicles) , i cui dirigibili sono dei concentrati di tecnologia che ottimizzano tutte le opzioni disponibili.
Le principali applicazioni
Fatte queste considerazioni è quasi doveroso pensare alle possibili applicazioni delle aeronavi. Senza sbilanciarsi verso fantasie irrealistiche, è plausibile ipotizzare un loro concreto utilizzo in alcuni settori:
- trasporto merci
- turismo alternativo
- viaggi di media percorrenza
Visti i tempi di percorrenza più lunghi dei dirigibili, è difficile immaginarli in grado di sostituire i voli di linea; ricordiamoci che si parla di 30 mila viaggi al giorno. Potrebbero però essere utilizzati in alcune forme di turismo lento e di esplorazione, a patto di accettare diverse limitazioni (se li paragoniamo ad esempio alle navi da crociera). Chiariamoci, nulla vieta di estendere il loro utilizzo ai voli di linea ma la velocità troppo bassa li renderebbe poco adatti alle lunghe traversate, aspetto quindi poco compatibile con gli attuali ritmi di vita delle persone.
A differenza degli aeroplani però i dirigibili sarebbero più efficaci per viaggi medio-corti, quelli per i quali solitamente si prende l’automobile. Un viaggio Milano-Roma in dirigibile richiederebbe meno tempo che con l’auto (dati gli ingorghi ormai all’ordine del giorno e la velocità di crociera più elevata dell’aerostato), costerebbe molto di meno (un biglietto dirigibile low-cost potrebbe costare pochi euro) e genererebbe pochissime emissioni.
Le aeronavi potrebbero coprire tratte medio-corte collegando le principali città quasi come delle navette, alleggerendo il traffico automobilistico, ferroviario e in parte anche quello aereo.
Come avrete capito però il tema è piuttosto corposo e sarebbero necessari ulteriori approfondimenti. Potrebbe però davvero valerne la pena conoscere meglio questo mondo e le sue potenzialità, soprattutto per chi opera nel settore turistico: chi fosse interessato può provare a contattare l’Associazione Dirigibili Archimede o ricercatori indipendenti che operano nel territorio italiano come il dott. Nicolò Servi.