Crollo Tesla, Musk “perde” altri 56 miliardi

Non è un periodo facile per Tesla, dove, tra il crollo in Borsa e il piano di remunerazione respinto a Musk, vengono a galla le falle di un sistema imperfetto

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Il contributo apportato da Tesla nella diffusione delle auto elettriche è evidente. Così evidente che il produttore fa il bello e il cattivo tempo negli Stati Uniti, mettendo in ombra realtà storiche come Ford e Chevrolet, che vanno avanti arrancando. Eppure, nemmeno l’azienda texana è immune alle incertezze di un mercato in continua evoluzione.

Negli ultimi mesi ha perso terreno, sincerato dal crollo a Wall Street, e gli analisti finanziari esprimono allarmismo circa il suo futuro. E, siccome le cattive notizie quasi mai vengono da sole, una sentenza della corte del Delaware annulla ora il piano di remunerazione straordinaria di Musk a 300 milioni di azioni a lui attribuito nel 2018, dall’astronomico controvalore di 56 miliardi di dollari.

Un futuro tutto da scrivere

Le numerose competitor da sfidare (e superare) hanno indotto Tesla ad assumere decisioni controcorrente, tali da attirare le opinioni negative degli investitori. Ad esempio, ha rivisto notevolmente verso il basso il listino prezzi all’inizio dello scorso anno, in maniera tale da assumere ulteriore slancio nelle vendite, a discapito del profitto. Una mossa curiosa, ma soprattutto anticlimatica, in quanto gli azionisti nutrono (come giusto che sia) delle aspettative ben precise. Se investono, lo fanno perché preventivano un lauto ritorno.

In ottica futura, la storia di Tesla rimane tutta da scrivere. Nel corso di certi interventi pubblici, Musk ha aperto all’eventualità di abbassare i prezzi fino a eguagliare il costo di produzione. Che poi abbia realmente intenzione di tener fede al proposito resta da stabilire. In fondo, mica sarebbe la prima volta in cui ridimensiona dei progetti.

Ce lo ricordano i recenti fasti del Cybertruck, l’avveniristico pick-up svelato nel 2019. In teoria avrebbe stravolta il settore, in realtà, dopo un’attesa infinita, per la versione finale è stata accantonata la maggior parte delle idee rivoluzionarie. Ed è disponibile solo negli Stati Uniti. Oltre che in Europa, è, infatti, vietato guidare il Cybertruck anche in Cina, uno dei mercati chiave per l’azienda.

La falla del sistema

Ma dove sta il punto debole della Casa? Nella ricerca ossessivo-compulsiva dello stupore. Gli investitori nutrono delle aspettative altissime riguardo alla compagnia. Complici le dichiarazioni di Musk, ritengono scontata l’innovazione repentina, capace di cambiare radicalmente i connotati all’industria. I recenti sviluppi, però, li smentiscono, giacché il marchio sta diventando sempre più simile a uno tradizionale.

Con problemi e sfide simili a quelli affrontati da qualsiasi altro Costruttore. E i detrattori imputano di aver compiuto progressi limitati nell’intelligenza artificiale. Esatto, proprio il ramo in cui, specialmente alla luce del background del suo padre fondatore (che ha basato buona parte delle sue fortune sull’alta tecnologia), Tesla avrebbe dovuto subito imporsi.

Intanto, reduce dal collasso del 12% in Borsa la scorsa settimana, equivalente a 80 miliardi di dollari, per il Costruttore d’oltreoceano giunge l’ennesima flessione del 6%. In piena crisi di identità, ha ormai smesso di essere una “bambina”. Le tocca capire che cosa vuole fare da grande. I “colpi di testa”, in passato ammessi, non sono più accetti. E misurarsi sullo stesso piano di colossi che esistono da decenni ne testano a fondo la tempra.

Questo 2024 non poteva iniziare peggio per Tesla, quindi. Gli investitori non sono per niente tranquilli, visto lo scivolone del titolo (peggiore nell’indice S&P 500). Le azioni sono crollate di oltre il 27% dall’inizio dell’anno e la capitalizzazione di mercato di Tesla è scivolata attorno ai 570 miliardi di dollari.

Come sappiamo, in molti sono convinti che lo scivolone di Tesla sia in parte legato anche alla “vita spericolata” di Elon Musk, da settimane accusato di vicende legate al consumo di droga. Sono in tanti a dubitare anche delle capacità di Musk di essere un buon amministratore delegato, visti il consumo – seppur occasionale – di cocaina, ecstasy, LSD e altro.

Chiaramente al primo posto dei fattori che hanno causato questo inizio 2024 da incubo per Tesla c’è la concorrenza sempre più attiva sul mercato delle auto elettriche, soprattutto data dai produttori cinesi, che vengono definiti da CEO “i più competitivi al mondo” oggi.

Tanti i problemi anche a livello tecnologico, abbiamo visto infatti diversi richiami di auto a carico dell’azienda di Palo Alto. Parecchi modelli venduti negli Stati Uniti avevano un problema alle spie di emergenza sul cruscotto, ma non solo.