Il freddo blocca le auto elettriche negli Stati Uniti

Le condizioni climatiche particolarmente rigide in parte degli USA stanno creando parecchi problemi alle auto elettriche, riguardanti le batterie e non solo

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Le quotazioni delle auto elettriche sono in rapida ascesa, ma rimangono alcune importanti questioni irrisolte, comprese le basse temperature. Un clima particolarmente freddo tende, infatti, a provocare vari problemi, tra cui una riduzione dell’autonomia, ricariche sotto gli standard previsti e difficoltà nell’apertura delle porte.

Se le criticità appena segnalate erano già risapute dagli esperti di settore, ora anche il pubblico generalista comincia a prenderne atto. Negli ultimi giorni, infatti, le ondate di freddo, ree di colpire gli Stati Uniti, hanno creato parecchi disagi ai proprietari delle auto elettriche per via delle basse temperature.

Gli effetti del gelo

A Chicago, ad esempio, le temperature hanno toccato i -30°C, e ciò ha determinato numerose note dolenti. In primo luogo, la batteria tende a scaricarsi più rapidamente e, pertanto, l’autonomia diminuisce. Di quanto? Il valore non è affatto trascurabile, come ammesso da Tesla, la quale ha stimato una perdita del 40% imputabile al freddo intenso. In seconda battuta, emergono delle carenze nelle stazioni di ricarica, incapaci di funzionare correttamente.

E i guidatori ne risentono molto, senza scorgere la famosa “luce in fondo al tunnel”. L’ultimo punto, che obiettivamente assume importanza marginale rispetto ai primi due, riguarda l’apertura delle portiere, che si complica per via del ghiaccio.

I tecnici, compresi quelli al servizio delle Case produttrici, sono perfettamente consapevoli delle falle di sistema. A togliere tranquillità ci pensano pure le batterie, costituite da celle contenenti ioni di litio. In determinate condizioni climatiche, gli ioni tendono a muoversi più lentamente, da qui l’efficienza inferiore. Oltretutto, la chimica della batteria patisce i rigori invernali, traducibile in una durata ridotta. Infine, le pompe di calore impiegate a riscaldare gli accumulatori delle BEV fanno fatica a funzionare correttamente, con i contraccolpi sul processo di rifornimento.

I possibili effetti sulle vendite

Una situazione del genere non è il miglior spot per le auto elettriche, dalla diffusione frammentata nel mondo. Se in Cina o nei Paesi scandinavi, ad esempio, hanno ampiamente preso piede, altrove il discorso è differente, compreso in Europa. L’industria del Vecchio Continente accusa l’incapacità iniziale di comprendere l’importanza della transizione ecologica.

Invece di attivarsi in tempo utile, le aziende locali hanno tergiversato e ora pagano lo scotto. Negli scorsi giorni vi abbiamo parlato proprio del gravo errore commesso, con particolare riferimento al costo delle BEV, tuttora fuori portata per una famiglia comune.

Senza voler sminuire lo sforzo compiuto da Citroen con la e-C3, presentata negli scorsi mesi, o da Dacia con la Spring, una soglia d’accesso intorno ai 25.000 euro resta importante. A maggior ragione, alimentano le scetticismo problematiche serie come quelle riscontrate negli Stati Uniti. Attualmente, le aziende tentano di definire delle valide contromisure, a cominciare dallo sviluppo di batterie maggiormente resistenti a basse temperature.

Il loro isolamento saprebbe, a loro volta, fornire un contributo prezioso alla svolta, allo stesso modo dell’installazione di colonnine in grado di sopportare meglio il gelo. Individuare delle risposte è una priorità assoluta, altrimenti chi vive in zone contraddistinte da inverni rigidi potrebbe essere meno propenso a compiere la svolta green.