Sportivi e non solo se lo chiedono spesso: ma l’attività fisica in mezzo allo smog è dannosa? Qual è il rapporto rischi/benefici dello sport leggero praticato dentro una città? È importante saperlo soprattutto oggigiorno e soprattutto nel nord-Italia, una delle aree più inquinate d’Europa. Le nubi di polveri sottili che colpiscono sempre più spesso la pianura padana hanno provocato giustificati appelli alla cautela per chi vive in quei luoghi. Tuttavia non bisogna farsi prendere dal panico e per queste ragioni rinunciare a muoversi, alternativa estremamente peggiore dal punto di vista della salute. Uno studio condotto congiuntamente da diverse università nel mondo chiarisce meglio un dubbio che attanaglia da sempre diverse persone.
Tra i diretti interessati ci sono sicuramente i ciclisti urbani che, soprattutto nelle città meno pianeggianti, tendono a ventilare con più frequenza e più in profondità. Subito dopo troviamo corridori, scooteristi e semplici pedoni, anche loro esposti ai malsani miasmi delle nostre metropoli. E non si salvano nemmeno gli automobilisti. Non pensiate infatti che muoversi in un abitacolo sia tanto meglio: tenere i finestrini aperti o far circolare l’aria attraverso l’impianto di condizionamento è soltanto leggermente meno dannoso. Pedalare nello smog però, tende giustamente a preoccupare tutti quei ciclisti che usano la bici quotidianamente. Compiere dei respiri a pieni polmoni in mezzo ai tubi di scarico non sembra una pratica molto sana e non è chiaro se in qualche modo venga compensata dai benefici dell’attività fisica in sé.
Lo studio
Secondo uno studio condotto congiuntamente da diverse università nel mondo, i vantaggi dell’attività fisica in un contesto urbano superano i danni provocati dal relativo inquinamento, tranne quando questo è presente in modo estremamente elevato.
Nell’analisi sono stati considerati due scenari di massima, il primo in cui le concentrazioni di particolato PM2,5 si attestavano intorno ai 22 μg/m3, il secondo con invece livelli altissimi, e cioè oltre i 100 μg/m3.
E’ stata poi analizzata la mortalità in base allo scenario, verificando se un’attività fisica come pedalare o camminare fino a 16 ore al giorno influenzasse in qualche modo il risultato.
Nel caso del primo scenario, quello più diffuso secondo una media mondiale, i benefici dell’attività fisica superano di gran lunga i rischi derivanti dall’inquinamento atmosferico, anche nei casi di fatica più intensa. Possiamo perciò stare tranquilli, il rapporto rischi/benefici pone a favore dei secondi.
Invece, nelle aree con una concentrazione costante di PM2,5 di 100 μg/m3, i danni supererebbero i vantaggi solo dopo 1 ora e 30 minuti di bicicletta al giorno o più di 10 ore di camminata, tempi in ogni caso molto distanti dalla media dei normali spostamenti urbani. Secondo l’OMS, le città con un simile livello di concentrazione sono per fortuna poche, ma le cose stanno peggiorando rapidamente, soprattutto in Pianura padana (l’area più inquinata d’Europa) e in particolare a Milano.
I consigli della Fondazione Veronesi
Non si tratta di una vera e propria novità; questo studio è solo una conferma di altri dati scientifici disponibili e che da diverso tempo vengono diffusi. La Fondazione Veronesi ad esempio dice chiaramente che lo smog non è una buona ragione per evitare di fare attività fisica all’aperto e dà alcuni consigli, tanto banali quanto efficaci, per praticarla in sicurezza:
- informarsi sulla qualità dell’aria prima di eseguire sport all’aperto;
- evitare il traffico e cercare aree verdi;
- indossare una mascherina per passeggio o nei tratti di spostamento.
Noi aggiungiamo di tenere in considerazione anche i filtri nasali che permettono di inspirare dal naso aria filtrata ma, se dovesse essercene bisogno, di fare anche delle inalazioni dalla bocca.
Stare sul divano è quindi molto peggio, tanto che ormai si dice che stare seduti sia il nuovo fumare. La vita sedentaria porta ad una serie di problemi non facilmente individuabili nell’immediato ma che possono diventare gravi in brevissimo tempo. Certo, quando le polveri sottili sono troppo elevate e la percezione del respiro comincia a farsi davvero pesante bisogna assolutamente preferire l’indoor. Con l’arrivo della stagione calda questi fenomeni saranno purtroppo più frequenti ed è importante avere coscienza su come comportarsi.
Perché scegliere l’e-bike
Riassumendo quindi possiamo tranquillamente pedalare in città, ci farà comunque meglio che stare fermi in automobile o chiusi in casa, dove anzi perdiamo l’occasione di compensare ai danni dell’aria cattiva attraverso dell’attività fisica. Certo, se ci troviamo in bici al centro di Pechino o quando ci sono specifici appelli alla cautela, magari evitiamo di darci dentro per due ore proprio in mezzo al traffico, ma in tutti gli altri casi ci farà solo che bene. L’inquinamento ormai è ovunque e presente in diverse forme, quello che possiamo fare è soprattutto evitare di innalzare i livelli di PM2,5, anche attraverso l’uso della bici: è stato infatti dimostrato che l’utilizzo di questo veicolo incide molto sullo smog a livello locale, contrastando l’azione dannosa delle cosiddette isole di calore.
I modelli a pedalata assistita poi, sembrano particolarmente vantaggiosi in questo senso, sia perché riducono la circolazione di mezzi più pesanti, sia perché permettono una respirazione meno affannosa a cui è possibile associare dispositivi di protezione leggeri. In un nostro precedente articolo abbiamo parlato proprio di questo tema e vi rimandiamo a lui per maggiori dettagli; vale però la pena ricordare anche qui che mascherine sportive e filtri nasali devono essere utilizzati con la massima attenzione.
Se quindi siete ciclisti urbani o avete intenzione di diventarlo, considerate l’utilizzo di una bici elettrica a pedalata assistita: farete del bene alla vostra città, al pianeta, e anche a voi stessi.